Marino Ruzzenenti ha scritto vari libri molto interessanti come ad esempio L’Italia sotto i rifiuti, che fu uno dei lavori che portarono alla luce lo scandalo e il pesante inquinamento derivante dagli inceneritori. Ruzzenenti fece poi un altro libro audace, è proprio il caso di dirlo, nel 2011 dal titolo L’autarchia verde, che trattava l’ostico argomento del tentativo da parte del fascismo di rendere l’Italia il più possibile autosufficiente. Lungi ovviamente dall’essere un’apologia del regime, l’autore faceva un quadro molto interessante di quanto era stato fatto dall’Italia in quel periodo per tentare una possibile autosufficienza, anche spinta dal sempre più forte isolamento in cui si relegava il regime rispetto a paesi esteri.
Il libro ebbe purtroppo poca fortuna ma l’idea era quanto mai valida. Grazie alla casa editrice Libreria Editrice Fiorentina è stato ripreso l’argomento e Ruzzenenti, insieme a Giordano Mancini, ha riproposto il tema allargandolo e arricchendolo di ulteriori considerazioni con il libro Ecologia e autarchia.
Quello che colpisce del testo sono i tanti esempi di italiani geniali che quasi un secolo fa studiavano e sperimentavano tecnologie e metodologie eccezionali. Da questi pionieri venivano costruite invenzioni, ad esempio sul settore del solare, che se fossero state portate avanti e sviluppate, ora saremmo l’avanguardia del mondo su una risorsa che abbiamo in abbondanza cioè il sole; altro che Cina e compagnia cantante. Se avessimo percorso quella lungimirante strada, avremmo tecnologia e competenze assolute e saremmo potuti diventare un paese energeticamente autosufficiente con l’innumerevole serie di benefici da ogni punto di vista che questo avrebbe
comportato. Ma non solo sul solare, anche sulle fibre tessili, in agricoltura, ovunque se l’obiettivo fosse stato l’autosufficienza, quindi il vero benessere e non il consumismo, l’Italia sarebbe diventata un paradiso terrestre, un faro che avrebbe illuminato il mondo. Ed è anche interessante notare come la vera sovranità alimentare ed energetica, se si fosse continuato su quella falsariga, sarebbe necessariamente stata ecologica. Sembra poi un paradosso che il regime fascista facesse negli anni Quaranta campagne a tappeto contro ogni spreco, mentre oggi in democrazia lo spreco è il pilastro del nostro sistema economico considerato “libero”, dove follemente si vuole crescere all’infinito in un mondo dalle risorse finite. E per permettere questa crescita non si esita a fare diventare l’Italia e il mondo una enorme discarica di rifiuti anche pericolosissimi.
Ecologia e autarchia è quindi un libro pieno di spunti che, partendo dalla storia, si ricollegano a chi attualmente ha tentato di recuperare quanto di buono è stato fatto in passato da italiani lungimiranti. E fa anche un po’ amaramente sorridere che i governi di destra attuali, che in teoria si dovrebbero rifare a quell’ideologia, non conoscano nemmeno lontanamente questi aspetti, figuriamoci riproporre quanto è stato tentato in quel periodo per rendere l’Italia indipendente. Non solo non fanno nulla di tutto ciò, ma blaterano di una ridicola sovranità energetica legandosi mani e piedi ai veri padroni dell’Italia che dall’estero decidono cosa e come fare. Una “sovranità” fatta con l’importazione di ogni merce, sopratutto nel campo energetico e alimentare, settori nei quali l’Italia potrebbe essere facilmente indipendente, basterebbe anche solo andarsi a rileggere quello che si diceva un centinaio di anni fa e metterlo in pratica. E chi ci rimette da un comportamento così irresponsabile? Noi e i nostri figli e nipoti, come giustamente ci ammoniscono gli autori: «Abbiamo distrutto la bellezza del paesaggio, cementificato terreni fertili, costruito case energivore e sprecone, inquinato interi territori e laghi, fiumi e falde acquifere, depauperato il mare, consumato a ritmi impressionanti riserve idriche, energetiche e minerali non rinnovabili, inquinato l’aria e modificato il clima. Ci siamo mangiati a quattro ganasce il futuro dei nostri figli e non ci stiamo neanche divertendo più di tanto, come invece la propaganda e gli spot vogliono farci credere! Infatti sono essenzialmente le buone relazioni sociali che rendono felici le persone e il consumismo, che ci aveva promesso benessere e felicità, tende a distruggere e peggiorare proprio i legami sociali in cambio di un surplus di merci inutili».