L’AIEA ha dato l’ok al Giappone per scaricare in mare le acque della centrale nucleare di Fukushima

L’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica ha dato il suo benestare al piano del Giappone per scaricare in mare le acque della centrale nucleare di Fukushima. Mentre L’Onu rassicura, parte della popolazione giapponese e alcuni governi di paesi vicini sono molto critici.

Come spiega l’AGI, nel rapporto presentato durante la visita in Giappone del direttore generale dell’Aiea, Rafael Grossi, l’agenzia ha sottolineato che “gli scarichi delle acque trattate avrebbero un trascurabile impatto radiologico sulla popolazione e sull’ambiente”.

La task force che ha preso la decisione per quasi due anni ha lavorato alla questione, dopo la decisione presa dal governo giapponese nell’aprile 2021 di scaricare nell’oceano le acque radioattive della centrale.

La Cina, spiega ancora l’AGI, ha duramente criticato il rapporto dell’Aiea, giudicato “frettoloso”. La Cina, si legge in una nota del ministero degli Esteri, “si rammarica della frettolosa pubblicazione del rapporto da parte dell’agenzia” dell’Onu. “Riteniamo che i rapporti delle agenzie non possano servire da ‘talismano’ e ‘passaporto’ per il Giappone per scaricare in mare”, prosegue la nota di Pechino, che accusa l’Aiea di non avere “valutato l’efficacia a lungo termine delle apparecchiature di depurazione del Giappone e non ha confermato l’autenticità e l’accuratezza dei dati sull’acque inquinata dal nucleare”. Le conclusioni dell’Aiea, è il giudizio della Cina, “sono relativamente limitate e unilaterali”.

La Cina accusa il Giappone di avere ignorato le preoccupazioni internazionali riguardanti lo scarico delle acque della centrale di Fukushima e di usare l’oceano come una fogna. Termini durissimi, quelli di Pechino, che compaiono in un comunicato del ministero degli Esteri, in cui la Cina ha criticato il rapporto dell’Agenzia Internazionale per l’Agenzia Atomica

“Per considerazioni di costo economico”, sottolinea la nota della diplomazia di Pechino, “il Giappone ha ignorato le preoccupazioni e l’opposizione della comunità internazionale e ha insistito per scaricare l’acqua contaminata dal nucleare in mare, utilizzando l’oceano Pacifico come una fogna”. 

Tra i contrari al piano c’è anche una parte della popolazione giapponese, il governo della Corea del Sud, e organizzazioni ambientaliste, pescatori e il Forum delle isole del Pacifico (Pacific islands forum, Pif) che conta membri quali Australia e la Nuova Zelanda, le isole Figi e Kiribati, fino alla Papua Nuova Guinea, aggiunge Lifegate.

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