L’America non può vincere per perdere…

Julian Macfarlane – News Forensics – 18 agosto 2024

La settimana scorsa, i media mainstream hanno parlato di una storia secondo cui l’Iran avrebbe fatto marcia indietro sulla sua minaccia di ritorsione contro Israele con un attacco di vasta portata, temendo una guerra di vasta portata con gli Stati Uniti. Sulla base di fonti “informate”, ovviamente. Informate da anonimi.

Come sapete, la mia opinione è diversa. Ho sostenuto che l’Iran non ha altra scelta che colpire Israele e colpire molto duramente, causando abbastanza danni non solo a Israele ma anche agli Stati Uniti. Ciò significa che l’Iran avrà bisogno di tempo per costruire il suo sistema di difesa aerea interno – e anche il sistema di difesa aerea molto avanzato fornito dalla Russia, gli Iskander e le risorse EW. La mia fonte informata è il mio gatto, Ichi.

La rappresaglia che i media avevano previsto sarebbe dovuta avvenire una settimana fa, ma non è avvenuta. Quindi ora si parla molto di guerra! Guerra, nel senso di un sacco di morti. La loro gente, non la nostra, ovviamente.

“Giuro fedeltà allo strofinaccio”

(gioco di parole con flag, bandiera e rag, strofinaccio, N.d.T.)

Forse una volta era una bandiera, ma gli Stati Uniti non hanno affrontato un vero e proprio avversario di alto livello dalla Seconda Guerra Mondiale, certamente non nell’aria e sul mare. Non in Corea. Né in Vietnam. Né in Iraq.

Ma i media mainstream continuano la loro canzone sciovinista.

“Oh say can you see” (*). Naaah….

Il punto è NON “vedere”, ciò che è proprio davanti ai vostri occhi.

Questa è una patologia giornalistica. Anche una patologia nazionale.

Nel 2022, la Russia aveva chiarito cosa avrebbe fatto se l’Ucraina e la NATO avessero superato le sue linee rosse. I media mainstream insistevano che si trattava di minacce vuote e che, in ogni caso, se si fosse arrivati alla resa dei conti i russi sarebbero stati facilmente sconfitti dalle forze sostenute dagli Stati Uniti, l’esercito più grande e meglio equipaggiato della NATO e, in ogni caso, Putin stava morendo di cancro.

Così adesso la Russia ha distrutto tre – o forse quattro – eserciti della NATO e sembra in procinto di infliggere un colpo mortale all’Ucraina occidentale, che non ha più futuro se non come parte della Federazione Russa.

Eppure, i media mainstream continuano a insistere sul fatto che l’incursione di Kursk sia una grande vittoria per l’Occidente e non un suicidio militare.

Naturalmente, i media mainstream pubblicizzano le risorse militari statunitensi in Medio Oriente, che appaiono impressionanti, se non si guarda troppo da vicino.

USA_troops_MEIl numero di militari non è impressionante e non tutti i Paesi ospitanti potrebbero permettere agli Stati Uniti di utilizzare le loro basi per attaccare un Paese terzo come l’Iran. La Turchia è un buon esempio.

Nel caso di basi aeree e strutture portuali, gli iraniani eliminerebbero immediatamente le piste, gli hangar, i depositi di armi e le strutture portuali che considerano una minaccia.

Gli F22 hanno bisogno di piste di atterraggio… e hanno anche bisogno di carburante per i jet. È già stato detto.

Gli Stati produttori di petrolio in cui si trovano queste basi potrebbero dichiararsi “indignati”, ma finché non ci saranno danni alle loro città e alle loro industrie, saranno probabilmente sollevati dall’idea di togliersi di dosso la morsa neocoloniale degli Stati Uniti.

Gli iracheni, per esempio, sarebbero felici di veder sparire gli americani.

Dopo tutto, quelle basi non sono lì per la loro difesa. Sono lì per lanciare attacchi ad altri Paesi. O, nel caso della Siria, per rubare il loro petrolio.

Gli Stati Uniti potrebbero anche tentare di lanciare attacchi dalla loro portaerei (la Roosevelt), che verrebbe colpita e messa fuori uso, se non affondata. Nonostante le sue difese, un agglomerato di flotte statunitensi verrebbe probabilmente sopraffatto da sciami di missili da crociera a basso costo, UAV e richiamo, seguiti da armi ipersoniche con testate pesanti. Proprio come le difese ucraine, con le moderne AD della NATO, sono sopraffatte dagli attacchi russi.

USA_fleet_ME

Sembra impressionante, vero? Ma guardate più da vicino. Solo la Roosevelt e ed il suo gruppo da battaglia nel Golfo dell’Oman sono rilevanti. Un obiettivo succulento.

Per quanto riguarda Israele, gli obiettivi iniziali iraniani dovrebbero includere siti di missili balistici, con Hezbollah, l’IRI e gli Houthi che satureranno le difese aeree israeliane attaccando i centri di comunicazione dell’intelligence nelle principali città e, molto probabilmente, industrie cruciali, per un valore di 150 miliardi di dollari di beni.

L’opinione pubblica israeliana non è abituata a subire gravi perdite, come sarebbe inevitabile in questo caso, anche se l’Iran e i suoi alleati non prenderanno di mira i civili.

La cosa più intelligente da fare per gli Stati Uniti, in caso di un attacco di tale portata, sarebbe quella di evitare di essere coinvolti militarmente, ma di offrirsi come mediatori per un cessate il fuoco – che richiederebbe il ritiro di Israele da Gaza.Questa volta dovrebbero essere un mediatore onesto.

Se gli Stati Uniti riuscissero a farlo, recupererebbero un po’ di credibilità internazionale e forse eviterebbero il contraccolpo economico che una guerra con l’Iran provocherebbe, oltre all’inevitabile umiliazione militare.

Se gli Stati Uniti entrano in guerra con l’Iran, Kamala Harris è un toast o qualsiasi cosa gli iraniani mangino a colazione. Prendete questo neocon del DNP!

Trump invece ha parlato di fare un “accordo” con l’Iran – negoziando – sottolineando il fatto innegabile che è l’unico presidente nella storia recente che non ha iniziato una guerra. Naturalmente, bisogna ignorare l’assassinio del generale Soleimani, di cui ora incolpa l’allora Segretario di Stato, l’odioso e pomposo Pompeo.

Gli iraniani dovrebbero essere pronti per la guerra a metà settembre, poco prima del vertice dei BRICS. Un incidente fortuito? Una buona pianificazione? Un consiglio russo?

Gli israeliani probabilmente non possono aspettare così a lungo e potrebbero tentare un attacco preventivo o almeno una provocazione importante equivalente ad un casus belli.

Questo renderà ancora più difficile il sostegno da parte degli Stati Uniti.

(*) Inizio dell’inno nazionale americano

j_macfarlaneJulian Macfarlane è un analista di strategia e media, di base a Tokyo

Link: https://julianmacfarlane.substack.com/p/america-cant-win-for-losing

Scelto e tradotto (IMC) da CptHook per ComeDonChisciotte

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