di Luca Volontè
George Soros ha speso 40 milioni di dollari nell’ultimo decennio per eleggere 75 procuratori progressisti:: è l’accusa dell’ultimo rapporto del Law Enforcement Legal Defense Fund (LELDF) nei confronti del “filantropo” della “società aperta liberale”.
Secondo lo studio pubblicato lo scorso mese di giugno, questi cosiddetti “procuratori progressisti” presiedono “le giurisdizioni in cui vive più di un americano su cinque (circa il 22% della popolazione, pari a 72 milioni di abitanti) e tra le loro giurisdizioni di competenza si trovano 25 dei 50 comuni più popolosi d’America”. Dal 2018 al 2021, Soros ha speso 13 milioni di dollari solo per l’elezione di 10 procuratori ed in alcuni casi i suoi finanziamenti sono stati pari al 90% del totale delle spese elettorali. A giugno 2022, quando venne pubblicato il rapporto di LELDF, Soros aveva speso più di 40 milioni di dollari in campagne elettorali dirette per l’elezione dei procuratori nell’ultimo decennio.
Tra questi ci sono George Gascon, il controverso procuratore distrettuale di Los Angeles, Larry Krasner, il procuratore distrettuale di Filadelfia, ma anche quell’Alvin Bragg di New York che da qualche settimana è impegnato “casualmente” nell’accusa al processo per reati fiscali contro Donald Trump, dopo che un anno fa l’indagine appariva conclusa con un nulla di fatto. L’influenza di questi procuratori sul sistema giudiziario e sulla sicurezza pubblica è ancora maggiore se si tiene conto del volume dei crimini, infatti nel 2021, più del 40% (oltre 9.000) dei circa 22.500 omicidi negli Stati Uniti si è verificato in aree supervisionate da questi procuratori. Queste giurisdizioni hanno registrato più di un terzo di tutti i crimini violenti e dei reati contro la proprietà nel 2021.
Tradizionalmente, le elezioni per la carica di procuratore distrettuale erano state un “affare tranquillo”, scrivono gli autori, “i candidati spendevano pochissimo per le loro campagne, cercando invece di accaparrarsi i consensi locali e di migliorare le loro qualifiche legali”, ma con la discesa in campo del ‘liberale Soros’ e della sua corrente per la ‘giustizia sociale’ la situazione è cambiata e milioni di dollari per le campagne elettorali sono confluiti in queste competizioni al ballottaggio. La scandalosa ed illiberale ‘presa di Soros’ sulla giustizia americana, balzata nuovamente alla luce nelle scorse settimane, quando Soros è stato uno dei milionari sponsor che hanno portato alla vittoria elettorale di Janet Protasiewicz, la candidata pro-aborto ed LGBTI, alla Corte Suprema del Wisconsin, è riemersa nei giorni scorsi.
Un’organizzazione no-profit di estrema sinistra, accusata di schierarsi con i criminali e operare all’interno delle procure locali, è quasi interamente finanziata da agenzie governative federali, tra cui il Dipartimento di Giustizia. Il ‘Vera Institute of Justice’, un’organizzazione no-profit legata a Soros, ha ricevuto 290 milioni di dollari dal governo federale solo negli ultimi 12 mesi, per il suo lavoro nel campo dell’immigrazione illegale e del sistema giudiziario penale. Se i contratti in corso saranno prorogati per i prossimi quattro anni, gli esborsi potranno superare il miliardo di dollari. L’organizzazione, secondo le indagini giornalistiche di FoxNews, da un lato vuole ridurre i sistemi di controllo nel sistema ‘penale e migratorio’, dall’altro sostiene il disarmo della polizia, collaborando con gli uffici dei procuratori distrettuali ‘amici’ o ‘sensibili’ alla giustizia sociale’ per addomesticare artificialmente le “disparità razziali” nelle decisioni di perseguire i criminali, pur di demolire un sistema giudiziario “razzista”. “Il sistema giudiziario penale è stato uno strumento di oppressione razziale e di controllo sociale…In quanto attori tra i più potenti del sistema, i pubblici ministeri hanno la responsabilità di lavorare per correggere questo impatto”, ha affermato recentemente il Vera Institute.
Vi pare di legger qualcosa di simile alla missione moralizzatrice dei magistrati così frequente nell’Europa continentale? Già, proprio lo stesso spirito anima molti giudici del supremo tribunale a difesa dei diritti umani cui, qualunque cittadino europeo dovrebbe poter guardare con speranza e desiderio di giustizia. Ricorderete tre anni orsono la nostra descrizione su La Bussola dell’inchiesta sui conflitti di interessi e la mole impressionante di decisioni ‘farlocche’ emerse dalla commistione tra almeno 18 giudici e ONG sostenute da Soros. Ebbene, grazie ad una nuova indagine dell’ECLJ di Gregor Puppinck, recentemente pubblicata e ripresa da diversi organi di stampa internazionale si è potuto verificare che le decisioni della Corte per evitare i conflitti di interesse, come era già evidente negli anni scorsi, sono state fallimentari e “negli ultimi tre anni si sono verificate almeno altre 54 situazioni di conflitto di interessi, 18 delle quali hanno riguardato sentenze della Grande Camera (ultima istanza), oltre a casi di nepotismo, seri dubbi sulla sincerità dei curricula di alcuni giudici, la mancanza di trasparenza della cancelleria…tutto frutto dell’indebita e permanente influenza che la Open Society di Soros e le sue organizzazioni hanno sulla Corte europea, in particolare su “12 dei 46 giudici della CEDU”.
È bene chiedersi, davanti a queste sconcertanti evidenze, se i filantropi e i movimenti liberal-progressisti che si battono per una società più inclusiva e aperta, non vogliano in realtà controllare tutti i poteri dello Stato democratico, a partire da quello della giustizia, con giudici armati per colpire gli avversari e amnistiare gli amici.