Centro Sociale Django, Caminantes. La casa è un diritto, Fuoriclasse – Scuola di italiano per il mondo e Adl Cobas Treviso si schierano apertamente contro chi – a livello locale e nazionale – sta facendo uno sciacallaggio razzista sulla vicenda dei 129 migranti dell’ex Caserma Serena trovati positivi al Covid-19.
A distanza di poche settimane gli ospiti dell’ex caserma Serena sono nuovamente sottoposti a una quarantena. Questa volta i casi positivi sono ben 133, conseguenza di una gestione scellerata e di un sovraffollamento denunciato da tempo sia dagli ospiti che dagli attivisti. Le responsabilità esistono, dalla cooperativa Nova Facility alle istituzioni che di fatto promuovono i grandi centri d’accoglienza, relegando migliaia di persone a una vita in gabbia.
La notizia la conosciamo: nuovi casi di Covid-19 all’interno delle caserme Serena, questa volta non un caso isolato, ma 129 contagi. Salvini ovviamente non ha perso tempo e ha prontamente pubblicato il comunicato stampa dell’ULSS, in cui veniva presentato il numero dei positivi, accompagnato da un’infelice e imperdonabile didascalia, che terminava con un’affermazione completamente errata e che lascia trasparire, in maniera non troppo velata, quel razzismo e quell’odio che sono i protagonisti delle dichiarazioni del leader leghista: “Se tornerà l’epidemia, sappiamo chi ne sarà colpevole”.
In così poche parole, lo sciacallo ha racchiuso diversi errori: il primo è l’uso inappropriato del termine “tornerà”, lasciando intendere che l’epidemia globale sia ormai giunta al termine. Come tutti sappiamo, così non è, ma l’utilizzo di questo vocabolo è funzionale al fomentare l’odio e l’accanimento verso un nemico esterno, i migranti vittime ideali della retorica discriminante di Salvini.
Il secondo errore è l’uso del termine “colpevole”, lasciando intendere che la diffusione così repentina del virus all’interno della caserma sia in qualche modo da attribuire agli ospiti stessi, e non alla totale mancanza di strutture in grado di accogliere e garantire sicurezza a tutte le persone che all’interno di esse sono costrette a vivere.
Quest’emergenza ha messo ancora più in luce la totale assenza di politiche per l’accoglienza, in parte rilevante da attribuire a quel decreto che di “sicurezza” ha ben poco.
Anche il sindaco di Treviso Mario Conte ha voluto esprimersi a riguardo, colpevolizzando e non mostrando alcun tipo di solidarietà nei confronti delle persone colpite. Si è soffermato ancora una volta sulla distinzione tra “noi” e “loro”, nella quale il primo termine indica coloro che lui definisce “cittadini”, mentre i “loro” sono gli altri, gli emarginati, quelli lasciati da soli o, come in questo caso, quei migranti che secondo lui hanno causato un “danno incalcolabile” al turismo veneto. La completa mancanza di vicinanza alle persone colpite, viste solo, di nuovo, come i “colpevoli” della situazione, fa venire i brividi e dovrebbe farci pensare.
Questo continuo togliere, portare via, senza però restituire nulla, porta inevitabilmente a situazioni come quella che ci troviamo oggi a fronteggiare, in cui tutti i ragazzi presenti nella struttura dovranno fronteggiare il periodo di quarantena. Devono rinunciare ad andare al lavoro, ad uscire, ad avere quel contatto col mondo e con le persone al di fuori delle Caserme che tanto si era fatto attendere nei mesi passati, e che sarà ancora più difficile da abbandonare per la terza volta. In una fase tra l’altro particolarmente delicata per molti di loro, che devono completare la complessa burocrazia per poter partecipare al decreto emersione, l’ultima possibilità di ottenere un regolare permesso di soggiorno.
La classe dirigente di questo paese, da una parte e dall’altra, ha riversato il peggio dei provvedimenti politici sui migranti. Costruisce buona parte della propaganda elettorale sulla loro pelle. Basti vedere come a Treviso Mario Conte abbia in fretta e furia abbandonato ogni velleità di chiusura dell’ex caserma serena, per anzi instaurare un rapporto sempre più stretto con la Nova Facility che su accoglienza e marginalità stanno costruendo un business remunerativo.
La caserma Serena deve essere chiusa, chi vive dentro ha il diritto di essere libero. La risposta è sempre una,accoglienza diffusa e permesso di soggiorno per tutte e tutti. Così si combatte anche il covid.
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