LO STATO MAGGIORE RUSSO E IL CREMLINO DISCUTONO DI MANTENERE IL SANGIACCATO DI LATAKIA PER DIFENDERE LE BASI IN SIRIA – CONCORDANO DI RITIRARSI DOPO AVER RICEVUTO GARANZIE DAI TURCHI PER UN PASSAGGIO SICURO

John Elmer
johnhelmer.net

Quando l’ex presidente e vice capo del Consiglio di Sicurezza Dmitry Medvedev (immagine di copertina, a sinistra), i blogger militari russi e il giornalista preferito del GRU tacciono, come in questo momento, sull’attività militare russa in Siria, il segnale che inviano è inequivocabilmente forte.

È il rumore dei rimproveri per il Presidente Vladimir Putin (al centro), per i comandanti delle forze russe in Siria, per il generale Valery Gerasimov (a destra), capo dello Stato Maggiore, del GRU e del Ministero della Difesa – per non aver individuato, avvertito o agito sui preparativi turchi, israeliani e americani per armare le forze di Hayat Tahrir al-Sham (HTS) e indirizzarle verso Damasco per detronizzare Bashar al-Assad, e per aver permesso all’aviazione israeliana (IAF) di impedire a Hezbollah di rinforzare le sue unità in Siria dal Libano e al Corpo delle Guardie Rivoluzionarie Islamiche di inviare per via aerea i rinforzi dall’Iran.

“, dice una fonte moscovita ben informata, “quello che vediamo in Siria è la somma dei peggiori fraintendimenti ed errori di valutazione commessi dai russi in Ucraina. Questo è il Cremlino al cento per cento. Ma in Ucraina si è imparato dagli errori e vi si è messo rimedio. Non credo che la sconfitta in Siria porterà Putin a fare ulteriori concessioni a Washington sull’Ucraina. Al contrario, credo che indurirà le posizioni sull’Ucraina e permetterà allo Stato Maggiore di condurre una guerra strategica con gli Stati Uniti“.

C’è una linea di pensiero nello Stato Maggiore, accennata nei resoconti dei blogger militari russi, che ha proposto di preservare le basi di Tartus e Khmeimim, e di stabilire una difesa in profondità tra la strada D35, in direzione nord-sud, e il mare. Questo territorio si trova a ovest dell’autostrada M5 che collega Aleppo, Hama, Homs e Damasco, tutte conquistate da HTS. Questo territorio si identifica approssimativamente con quello conosciuto nell’Impero Ottomano fino al 1914 come Sangiaccato di Latakia.

Secondo una fonte militare affidabile, “i russi dovrebbero tenere le autostrade M53, D35 e D34 da nord a sud. Questo darebbe al [comandante delle forze speciali siriane, generale Suhayl] Hassan la capacità di potersi difendere lungo questo nuovo confine. Ciò significa riconquistare Masyaf, un importante nodo stradale a ovest di Hama, e anche Rabu“.

L’ultima volta è stato visto, Hassan era diretto a Latakia; non c’è alcun segno che lui e le sue forze siano in grado di combattere.

Assad, la sua famiglia e altri membri familiari sono arrivati a Mosca, ha riferito l’agenzia di stampa statale Tass. La Tass ha aggiunto che sono in corso negoziati per l’evacuazione delle basi. “I funzionari russi sono in contatto con i rappresentanti dell’opposizione armata siriana, i cui leader hanno garantito la sicurezza delle basi militari e delle missioni diplomatiche russe sul territorio siriano“.

Un’altra fonte russa ammette che le difficoltà tattiche e operative sono insormontabili. Riconosce che al Cremlino non ci sono segni di una qualche volontà politica di combattere. Ci sono altri segnali, aggiunge la fonte, che indicano che è stato dato l’ordine di negoziare con i turchi un accordo per un passaggio sicuro, per il ritiro completo dal Paese di tutti i russi.

Le notizie locali indicano che, attualmente, le forze HTS e turche si sono spostate a ovest dell’autostrada M5 per occupare Jebla, una città a sei chilometri da Khmeimim. Se è vero, ciò indica che non esiste più l’opzione del contrattacco sul terreno, e il Cremlino se ne rende conto.

L’unico alto funzionario russo a rompere il silenzio era stato il ministro degli Esteri Sergei Lavrov. Aveva parlato a Doha sabato 7 novembre, prima della caduta di Damasco e della fuga di Assad. L’operazione di HTS era stata compresa in anticipo, aveva ammesso Lavrov. Era stata “pianificata attentamente e a lungo ed è un tentativo di cambiare la situazione sul terreno, di cambiare l’equilibrio di potere. Ci opporremo in tutti i modi possibili, sosterremo le legittime autorità siriane e, allo stesso tempo, promuoveremo attivamente la necessità di riprendere il dialogo con l’opposizione, come richiesto dalla Risoluzione 2254 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite“.

Lavrov aveva anche riconosciuto la portata strategica della sconfitta subita dalla Russia. “Niente va liscio nella diplomazia mondiale, ma gli eventi a cui stiamo assistendo oggi sono chiaramente orientati a minare tutto ciò che abbiamo fatto in questi anni“.

MAPPE DELL’OPZIONE SANGIACCATO DI LATAKIA

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Secondo la fonte militare, “dovranno tenere le autostrade nord-sud M53, D35, D34. Ciò richiederebbe la riconquista di Masyaf, un importante nodo stradale a ovest di Hama e l’estensione a est fino a Rabu, eliminando i ribelli a ovest di quella località“.

Domenica sera, ora di Mosca, la portavoce di Lavrov, Maria Zakharova, aveva annunciato che “le basi militari russe in Siria sono in stato di massima allerta. Al momento non c’è alcuna seria minaccia per la loro sicurezza”. Aveva aggiunto che il Ministero degli Esteri sperava ancora “nel rispetto delle opinioni di tutte le forze etniche e religiose della società siriana e… negli sforzi per stabilire un processo politico inclusivo basato sulla Risoluzione 2254, adottata all’unanimità dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite“.

Ventiquattro ore prima, a Doha, il volto di Lavrov aveva tradito meno fiducia. Gli era stato chiesto quale fosse la posta in gioco strategica della sconfitta della Russia in Siria: “Quanto è grave per la Russia la perdita di così tanto territorio in un periodo di tempo così breve? Questo perché la Russia, e prima di lei l’Unione Sovietica, è stata una grande sostenitrice della Siria. Quanto è grande il colpo e interverrete anche militarmente, non solo diplomaticamente?“.

Lavrov aveva risposto: “Il nostro Paese è stato un grande sostenitore, non solo della Siria, ma anche dell’Iraq, della Libia, del Libano. E non è colpa nostra se tutte le risoluzioni che sono state adottate sulle questioni mediorientali (alcune non sono state adottate, ad esempio l’Iraq è stato bombardato senza alcuna discussione in seno al Consiglio di Sicurezza) hanno fatto in modo che la più grande tendenza del mondo moderno sia la lotta tra coloro che vogliono mantenere l’egemonia e, dall’altra parte, coloro che vorrebbero vivere in un mondo libero… Quindi la lotta di questi due mondi, uno che si sta estinguendo e un altro che sta emergendo, non sta andando senza scontri. E i conflitti sono avventure, avventure aggressive lanciate dagli Stati Uniti e dai loro alleati in Iraq, Libia, Palestina, e il comportamento degli Stati Uniti su ciò che sta accadendo in Palestina e con l’invasione della Siria è assolutamente inaccettabile. Tutto questo è la ripetizione della vecchia, vecchissima abitudine di creare scompiglio, confusione e poi pescare nelle acque torbide. E il Medio Oriente e l’Europa non sono già abbastanza“.

Sabato sera Lavrov avevda capito che le opzioni militari per la Russia stavano diminuendo rapidamente; non sapeva cosa avesse deciso Putin.”Militarmente, la Russia sostiene l’esercito siriano con la forza aerea, che è basata a Khmeimim. E noi aiutiamo l’esercito siriano a contrastare gli attacchi dei terroristi. Quali sono le previsioni? Non posso tirare a indovinare. Non è nostro compito tirare a indovinare…”.

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Gli era stato chiesto del futuro delle basi. “Da una parte c’è la vostra grande base navale che avete da 49 anni, la vostra base navale sovrana, e anche la vostra grande base aerea a Latakia. La Russia è preoccupata? A quanto pare, alcuni analisti dicono che ci sono immagini satellitari di navi russe che hanno già lasciato la base navale di Tartus“. Lavrov aveva risposto: “Beh, c’è un’esercitazione navale nel Mediterraneo. Forse le vostre immagini satellitari l’hanno scambiata per qualcosa di diverso. Ma, ancora una volta, se volete che dica: sì, abbiamo perso in Siria, siamo disperati, se questo è ciò di cui avete bisogno, continuiamo. Ma il punto è che indovinare cosa succederà non è il mio lavoro. Stiamo cercando di fare tutto il possibile per non permettere ai terroristi di prevalere, anche se dicono di non essere più terroristi“.

Questa è una sconfitta strategica“, ha ammesso il principale blogger militare Mikhail Zvinchuk. “Non è importante se lì tutto si è sgretolato o se da qualche parte c’è stato un tradimento – il fatto in sé è importante… Se era previsto un aiuto, allora è scaduto il tempo – l’esercito siriano e lo Stato si sono disintegrati troppo rapidamente. La Russia deve risolvere questi problemi. 1. Conservazione delle sue basi militari a Latakia. 2. Evacuazione di cittadini e militari da Damasco. 3. Minimizzazione generale delle conseguenze e dei costi“. – 7 dicembre – 22:19

Zvinchuk ha accennato alla colpa di Putin per aver concesso agli israeliani una libertà d’azione incontrastata nei cieli della Siria e del Libano. “Nel caso dell’Iran, tutto è molto difficile: anche se si tralascia il momento politico, si pone la questione della logistica, cioè di come garantire il trasporto di truppe e materiali. Il corridoio terrestre attraverso l’Iraq è chiuso – Deir ez-Zor è stata presa dai curdi e la pista nel deserto [è occupata] dagli uomini della base statunitense di al-Tanf. Trasferire tutto ciò che è necessario per via aerea a Damasco non è consentito dall’aviazione israeliana, che, semplicemente, minaccia di abbattere gli aerei“.

Una fonte di Mosca aggiunge che: “i ribelli non possono essere combattuti sul terreno. Se si si concentrano e attaccano sarebbe un massacro. Quindi, l’unica opzione realistica rimasta è quella di colpire i loro centri di comando e controllo. Ma, se fosse stato possibile farlo, sarebbe già stato fatto. A questo punto dovremmo concludere che i russi non hanno più carte da giocare. Ma i turchi e gli americani giocheranno le loro carte? Gerasimov e i generali non hanno alcuna opzione. La colpa è anche la loro. In questa vicenda non ci sono leader russi esenti da colpe: civili, dell’intelligence e dell’esercito“.

Nel blog militare di Mosca, Testimoni di Bayraktar (Свидетели Байрактара), Alexander Kharchenko sabato sera ha scritto che, poiché i siriani non vedono alcun futuro nel combattere per il regime di Assad, non c’è alcuna giustificazione per i russi a combattere in difesa di una posizione insostenibile.

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È un errore credere che lo Stato si regga solo sulle forze di sicurezza. La popolazione accetta le regole del gioco perché ha la risposta alla domanda: ‘Perché è necessario tutto questo?’. Lo Stato è tollerato in nome della democrazia, dell’arricchimento personale, della sicurezza e di centinaia di altre ragioni… Negli ultimi anni, i siriani hanno combattuto e sono morti per riprendersi la vecchia Siria. Volevano distruggere gli Jihadisti, ricostruire l’economia e vivere come prima. Bashar al-Assad era il simbolo di questi processi. Purtroppo, dopo tutte queste traversie, il popolo siriano si è ritrovato a vivere peggio. Senza gas, energia elettrica e benzina. Tutto questo è stato moltiplicato dalla corruzione dilagante. A Idlib [sotto il controllo turco], c’erano gas e luce, e non c’erano problemi di commercio“.

Quando è iniziata l’offensiva dei militanti, i soldati semplicemente non capivano perché dovessero morire al fronte. Avevano sia l’equipaggiamento che le munizioni, ma perché avrebbero dovuto sparare ai terroristi? Sì, avrebbero fermato i militanti, sì, avrebbero perso un paio di migliaia dei loro ma perché tutto questo se poi la situazione sarebbe peggiorata ancora dopo la vittoria?

E questo articolo non è affatto scritto sulla Siria. Questi meccanismi funzionano con la stessa efficacia in qualsiasi parte del mondo. Queste lezioni devono essere apprese. Non per niente si dice che uno sciocco impara dai suoi errori e uno intelligente impara da quelli degli altri“.

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Domenica sera Zvinchuk (a destra) ha concluso su Rybar: “Alle 19 si possono, ahimè, trarre conclusioni deludenti: la presenza militare della Russia nella regione mediorientale è appesa a un filo. Vedendo la mancanza di attività delle forze russe in Siria, le formazioni curde hanno iniziato a bloccare alcune basi delle Forze Armate della Federazione Russa nel Trans-Eufrate. Jebla è sotto il controllo di gruppi armati. La base di Khmeimim è isolata. Le navi da guerra russe sono state fatte uscire dal porto di Tartus per ridurre la minaccia di bande armate che avrebbero potuto decidere di sparare contro di esse. Anche le postazioni dell’impianto petrolifero nel deserto di Homs sono circondate“.

Rompendo il silenzio dei media pubblici di Mosca, Zvinchuk ha riferito che ormai non c’è più nulla da dire “sui piani dei vertici militari russi: ciò che è stato deciso da qualcuno delle alte cariche è assolutamente irrilevante, semplicemente perché non c’è stata alcuna iniziativa. Aspettare istruzioni da Mosca domenica, non capire che era necessario agire al di fuori del quadro del sistema – come tentare un altro attacco a Pristina o accorrere in difesa dell’Ossezia del Sud – non ha funzionato. Un tempo erano proprio questi gli eventi che passavano alla storia e glorificavano la Russia, proprio perché le persone sul campo agivano di propria iniziativa, prendendo molti più rischi di quanto i loro ordini consentissero. Questa volta tutto è stato fatto correttamente secondo le regole. In altre parole, in modo inerte e indifferente“.

John Elmer

Fonte: johnhelmer.net
Link: https://johnhelmer.net/the-russian-general-staff-kremlin-discuss-holding-the-latakia-sanjak-to-defend-bases-agree-to-withdraw-under-turkish-safe-passage/
08.12.2024
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org

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