Lotto boicotto sciopero: 8 marzo contro militarizzazione, deriva autoritaria e sfruttamento

Nella giornata ieri si sono svolte piazze e cortei transfemministi in tutto il paese, al grido di “Lotto Boicotto Sciopero!”. Da Roma a Cagliari, da Prato a Treviso fino a Cosenza, migliaia di persone si sono riversate nelle strade portando all’attenzione temi della libertà di scelta e l’aborto, la discriminazione lavorativa, la liberazione dei corpi alla guerra e la contestazione della corsa al riarmo, la gestione della sicurezza pubblica, il diritto allo studio e all’educazione.

A Padova, come in molte piazze, si sono unite le studentesse, lavoratrici, dottoresse e professoresse per denunciare la violenza sistemica, la disparità salariale e il lavoro sempre più precario e sottopagato all’interno dell’università, rimandando alla mobilitazioni di precarie e precari dell’università che si stanno dando in questi mesi contro i tagli al Fondo di Finanziamento Ordinario e al DDL Bernini, al momento sospeso nel suo iter parlamentare.

Le manifestazioni si sono fortemente connotate contro la guerra e la militarizzazione, alla luce degli sviluppi riguardo la corsa al riarmo e l’aumento della spesa bellica a 800 miliardi per tutti i paesi europei annunciate dalla Presidente della Commisione Europea Ursula von der Leyen. A Treviso e Schio, durante interventi e azioni si è espressa la solidarietà con i popoli oppressi e in lotta contro il genocidio e l’ecocidio, dalla Palestina al Kurdistan ai popoli Mapuche in Argentina.

In diverse città sono state contestate le Zone Rosse istituite dal Ministro Piantedosi con azioni e performance, rinominandole Zone Fucsia. Da Venezia a Pisa e Torino, le manifestanti hanno sottolineato come le zone rosse, dietro la maschera della sicurezza, costituiscano un’ulteriore misura securitaria, che istituzionalizza la profilazione razziale e l’esclusione di persone marginalizzate, da chi non ha fissa dimora alle persone migranti. A Venezia l’istituzione delle zone rosse rappresenta una contraddizione ancora più lampante, in una città svuotata e resa insicura dallo sfruttamento turistico, si uniscono ad altre misure inutili, securitarie ed escludenti, come il ticket d’accesso, introdotto dall’anno scorso e che verrà riproposto a partire da aprile. A Trento il corteo si è fermato davanti al tribunale per un’azione simbolica di denuncia delle dinamiche patriarcali insite nel sistema giudiziario.

Le piazze di tutto il paese si sono espresse fermamente rispetto alla proposta del DDL femminicidio, che istituirebbe l’ergastolo per i colpevoli di questo reato. “Questo è l’ennesimo provvedimento che non affronta la radice del problema ma alimenta una cultura repressiva e punitivista. Non ci interessa cosa fate di chi ci ammazza quando però siamo già morte. Vogliamo reali misure preventive, educazione sessuale e all’affettività nelle scuole, supporto ai centri antiviolenza e un cambio culturale radicale. Ci vogliamo vive e libere!” 

Le manifestazioni dell’8 marzo hanno mostrato ancora una volta come la lotta transfemminista sia un punto di intersezione tra le rivendicazioni di libertà, giustizia sociale e opposizione alle politiche di militarizzazione e repressione. Non un rito da celebrare, né una ricorrenza da archiviare, ma un processo vivo, che attraversa le città e le comunità, si intreccia con altre lotte e sfida l’ordine presente. Il messaggio è chiaro: non basta indignarsi di fronte alle ingiustizie, serve costruire alternative e pratiche di resistenza quotidiane. La giornata di ieri non si chiude con i cortei, ma rilancia la necessità di intrecciarsi sempre più con altri percorsi aperti, in particolare con la lotta contro il DDL sicurezza.

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