Sento già addosso il giudizio greve dei moderni antifascisti, il biasimo “di chi sta sempre con la ragione e mai col torto” e lo sguardo critico dell’Onorevole Fiano che mi segnala alla Procura della Repubblica per eventuali condotte apologetiche… Ma, con il coraggio tipico di coloro che sono sinceramente contrari ad ogni tipo di fascismo e con la lucidità di chi il fascismo è in grado di riconoscerlo in ogni epoca, anche quando si nasconde dietro ad obblighi imposti per salvaguardare la salute di tutti, dichiaro apertamente di voler esprimere un apprezzamento nei confronti di Giovanni Gentile (1).
Non sto parlando, sia chiaro sin d’ora, della sua posizione politica, condita da italianissimi aneliti di arrivismo. Peraltro, proprio quella sua presa di posizione fa sì, oggi, che ogni persona di buon senso si schieri correttamente contro di lui e dalla parte del Manifesto degli intellettuali antifascisti, guidati, in allora, da un saggio Benedetto Croce (2).
Intendo, invece, riconoscere la bontà della Riforma scolastica gentiliana del 1923.
In particolare, ora più che mai, va rimpianto quel primato riconosciuto alla scuola classica, privilegiata rispetto ad ogni altro tipo di istruzione: la cultura classica, secondo Gentile, era la sola in grado di formare adeguatamente una classe dirigente sensibile alle variegate esigenze della Società e – diremo oggi – a fornire strumenti idonei a contrastare l’inesorabile deriva tecnica verso cui l’industrializzazione tende a condurre certa scienza.
Sempre di matrice gentiliana è l’introduzione di un Esame come prova di passaggio fra gli studi liceali e quelli universitari. Anche su questo punto è doveroso apprezzare, oltre che l’idea, il concetto su cui si fondava una simile ‘verifica’: l’Esame di maturità rappresentava quella transizione che, dallo stato di giovane studente, portava a conquistare la posizione di uomo maturo. Una transizione di tale portata non poteva che avvenire mettendo seriamente alla prova il maturando, il quale era chiamato a dimostrare, non solo la propria preparazione, ma, soprattutto, l’acquisizione degli strumenti indispensabili a formulare un pensiero critico personale.
Di lì a poco, lo stesso Governo Fascista interverrà su quella riforma, plasmandola in senso estremamente propagandistico (3). La storia successiva è nota, e inchioderà Gentile alla sua imperdonabile cecità sulla deriva totalitaria dell’Italia a cui egli stesso, in qualità di Ministro, contribuì efficacemente. Contributo, il suo, che si accompagnava a quello della gran parte degli italiani. Questi, infatti, intrisi di propaganda fascista – al netto delle violenze del Regime – non opposero molta resistenza all’indottrinamento delle proprie menti.
Fintantoché non ho visto la storia ripetersi sotto ai miei occhi, mi sono chiesta com’è stato possibile: ora mi accorgo che di Giuramenti di fedeltà ne esistono svariate forme e, anche oggi, a non firmarli sarebbero davvero in pochi (4).
Pochissimi, in effetti, sono coloro che hanno sollevato un grido di dolore di fronte alle modalità con cui verrà sostenuta la prova di maturità di quest’anno.
Fra qualche giorno, infatti, gli studenti italiani si ciminteranno con un esame che ha assunto forme farsesche. Causa ‘pandemia’ le prove scritte sono state abolite in favore di un ingegnoso ‘orale rafforzato’ che verterà, principalmente:
- sulla discussione di un elaborato redatto dall’alunno durante lo scorso mese di maggio (in stile ‘con l’aiuto della maestra’);
- su di una rapida analisi indolore concernente le materie di studio (approfondite con la serietà tipica della Didattica A Distanza);
- sulla discussione dell’esperienza PCTO (Percorsi per le Conoscenze Trasversali e Orientamento (?!).. già Alternanza scuola/lavoro).
Come se tutto ciò non bastasse, a mandare definitivamente in vacca questo colloquio per fasi, rigorosamente scandito dai 60 minuti a disposizione, sarà, dulcis in fundo, l’illustrazione del Curriculum dello studente, il quale: “individua il profilo dello studente associandolo a un’identità digitale e raccoglie tutti i dati utili anche ai fini dell’orientamento e dell’accesso al mondo del lavoro, relativi al percorso degli studi, alle competenze acquisite, alle eventuali scelte degli insegnamenti opzionali, alle esperienze formative anche in alternanza scuola-lavoro e alle attività culturali, artistiche, di pratiche musicali, sportive e di volontariato, svolte in ambito extrascolastico.”(5)
Ora, io torno a chiedermi: come è stato possibile?
Tralascio ogni sforzo nel cercare, in tutto ciò, anche la più remota somiglianza con la concezione gentiliana di Esame… Ma, soprattutto, rinuncio a qualunque possibilità di riconoscervi una prova da superare per transitare all’età adulta: stiamo coltivando dei decerebrati che sono disposti a tutto, fuorché a pensare.
Ecco perché, nella totale assenza di senso critico, non sorprende affatto la loro spontaneità nell’accalcarsi in un hub vaccinale tra un infermiere ed un Dj!
Il fatto che la scuola abbia totalmente sviato dall’obbiettivo di preparare menti aperte era già ben noto a quelle “anime belle della controinformazione” (per citare Rugge) che hanno osato criticare l’Università di Google. É palese, ormai, che l’indottrinamento in età scolare sia funzionale alla fabbricazione di masse di schiavi ubbidienti al padrone che già li attende: le grandi Aziende del digitale.
Questa volta, però, la sfrontatezza con cui vengono scoperte le carte fa davvero male.
Lo studente non necessita di un Curriculum; lo studente, nella sua vita scolastica, studia! Tutto il resto di quello che fa, lo fa per accrescere sé stesso e non di certo per sottoporre le sue attitudini ad un voto o, peggio, per inserirle in un’aberrante piattaforma digitale pronta a tracciare una profilazione della sua personalità.
Insisto: come è stato possibile?
Di certo, in simili condizioni, non vedremo sbocciare nessuno degli allievi coscienziosi che negli anni ’20 si diplomavano in alcuni dei Licei Torinesi maturando il coraggio di opporsi al sistema e di difendere lo stesso Benedetto Croce, anche a costo del carcere (6).
Ebbene, mentre i genitori che acconsentono a tutto questo solleticano il mio personalissimo disprezzo; gli insegnanti che oggi si prestano a simili logiche – in veste di esecutori materiali – li reputo non meno colpevoli di quanti firmarono il Giuramento di fedeltà al fascismo nel 1931.
Risparmiatemi la vostra vana retorica antifascista da 25 aprile e fate qualcosa..Perdìo!
Rinsavisco ripensando al mio vecchio Professore di Filosofia e subito mi viene in mente la scena di un film argentino, con un intrigante Federico Luppi che ammonisce i suoi giovani studenti: “L’anno prossimo quasi tutti sarete professori. Di letteratura non sapete molto, ma è sufficiente per mettervi ad insegnare. Non è questo quello che mi preoccupa. Mi interessa che teniate sempre presente che insegnare è mostrare. Mostrare non significa indottrinare, vuol dire dare informazioni fornendo allo stesso tempo il metodo per capire, analizzare, ragionare e dubitare di quelle stesse informazioni. Se qualcuno di voi è un decerebrato e crede nelle verità rivelate, nei dogmi religiosi o nell’indottrinamento politico, sarebbe meglio che si dedicasse a predicare in un Tempio o da una Tribuna. Se, disgraziatamente, proseguite in questa professione, abituatevi a lasciare le superstizioni nel corridoio prima di entrare in aula…” (7)
di Ivana Suerra, ComeDonChisciotte.org.
NOTE:
(1) Filosofo, accademico e politico italiano, Giovanni Gentile è stato Ministro della pubblica istruzione sotto il Governo di Benito Mussolini dal 1922 al 1924;
(2) Benedetto Croce fu tra i primi intellettuali a muovere forti critiche al Governo fascista, attirando su di sé le ire del Regime e dei seguaci di Mussolini. Noto è il suo acceso diverbio con Gentile, un tempo suo allievo e ideologo del fascismo, dal quale prese le distanze pubblicando il Manifesto degli intellettuali antifascisti;
(3) Alla Riforma di Gentile sulla scuola seguirono numerosi interventi legislativi in materia, tutti adottati nell’ottica della fascistizzazione dello Stato, fino a sfociare in una proposta di riforma complessiva nota come Legge Bottai;
(4) Si tratta del Giuramento imposto ai professori universitari nel 1931 con cui si dichiarava di essere fedeli al partito fascista. Solo 18 docenti si rifiutarono di sottoscrivere detto Giuramento;
(5) Art. 1, co. XXX, Legge 13 luglio 2015, n. 107;
(6) Tra gli altri, si ricorda Franco Antonicelli, allievo del Liceo Massimo d’Azeglio insieme a personalità del calibro di Cesare Pavese e Leone Ginzburg;
(7) Libera traduzione dal film “Lugares comunes” del regista argentino Adolfo Aristarain, anno 2002.