Messico, migranti di nuovo in marcia verso la capitale per ottenere i documenti

Una nuova carovana migrante composta da circa sei mila migranti è partita sabato mattina dal Parque Bicentenario di Tapachula. A differenza delle precedenti, l’attuale carovana ha come meta l’arrivo a Città del Messico, dove l’obiettivo è quello di farsi ricevere dall’Instituto Nacional de Migración e di ottenere i documenti che permettano di stabilirsi nel paese e lavorare.

La carovana è composta da persone di differenti nazionalità, ma ancora una volta la maggioranza proviene dai paesi del centro America e da Haiti, seppure la presenza di haitiani, dopo le quattro carovane di settembre, è data in netto calo. Ma a preoccupare le organizzazioni di difesa dei diritti umani è la predominante presenza di famiglie intere con una folta presenza di bambini: secondo Save the Children Messico, sono almeno 250 i bambini che integrano la carovana. Da alcuni giorni i migranti si stavano organizzando per intraprendere questo nuovo viaggio insieme. Coordinati da attivisti e organizzazioni di difesa dei diritti umani, tra i quali Pueblos Sin Frontera, questa mattina sono partiti insieme dal centro di Tapachula con “regole” chiare: per evitare retate alle avanguardie e alle regroguardie, come è successo nelle precedenti ccarovane, si è stabilito che il gruppo avrebbe viaggiato con il passo di donne e bambini. «Questa marcia è per la libertà, per la dignità e per la pace della comunità migrante bloccata alla frontiera sud ed e stata realizzata per cercare di ottenere la regolarizzazione dei migranti dal momento che a Tapachula le autorità non hanno risposto alle continue sollecitudini», è stato il forte messaggio di Irineo Mujica, portavoce di Pueblos Sin Frontera. 

Sono oltre mille e cento i km che separano la “ciudad carcel” di Tapachula nella frontera sur e la capitale dello Stato federale, mille e cento chilometri con molti probabili ostacoli e tentativi di fermare l’esodo verso nord. Il primo di questi ostacoli i migranti lo hanno incontrato dopo soltanto dieci chilometri e tre ore di cammino, nel piccolo paese di Viva México dove l’Instituto Nacional de Migración (INM) ha installato il primo posto di blocco. Arrivati in prossimità del blocco, i migranti si sono stretti l’uno all’altro prendendosi per mano e hanno affrontato i cordoni della polizia senza paura. Di fronte alla forte spinta dei migranti la polizia statale e la Guardia Nacional hanno provato a contenerli, questa volta senza usare palesemente la forza, ma hanno dovuto rapidamente ripiegare lasciando spazio al flusso di persone. Nel passaggio attraverso il posto di blocco, ci sono stati alcuni feriti, tra cui anche un bambino guatemalteco di tre anni, colpito alla testa da un elemento della Guardia Nacional. Il bambino viaggia insieme alla nonna e ai due fratelli e fugge da un tentativo di estorsione e rapimento.

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