Sul confine tra Grecia e Turchia, i migranti provenienti dall’Afghanistan sono soggetti a respingimenti illegali ad opera delle autorità greche. Se riescono ad entrare in Grecia, la loro domanda di asilo viene automaticamente rifiutata sulla base della nazionalità e vengono rimandati in Turchia, dove rischiano la deportazione in Afghanistan.
Le immagini del popolo afghano che cerca di abbandonare il Paese per sfuggire ai Talebani stanno facendo il giro del mondo. Guardando le news, sempre più gente in Europa si commuove e scende in piazza in supporto delle donne Afghane. I Paesi dell’Unione Europea promettono l’apertura di corridoi umanitari per accogliere i rifugiati Afghani.
La situazione attuale in Afghanistan è disperata, ma i rifugiati afghani non sono news.
La guerra in Afghanistan è durata 20 anni e migliaia di cittadini afghani hanno già lasciato il Paese. Dati del Consiglio Greco per i Rifugiati riportano che solo nel 2020 oltre 11,000 migranti Afghani hanno attraversato il Medio Oriente e la Turchia, e hanno raggiunto la Grecia[1]. Nel 2021 il 45% dei richiedenti asilo presenti nelle isole del Mar Egeo proviene dall’Afghanistan[2].
Quelli che riescono ad arrivare in Grecia sono una minoranza. Migliaia di migranti Afghani sono respinti sistematicamente alla frontiera con la Turchia.
Per coloro che cercano di raggiungere le isole via mare, i respingimenti illegali della Guardia Costiera Greca sono ormai la norma. Nel 2021 oltre 5,600 migranti sono stati respinti in Turchia senza avere la possibilità di fare domanda di asilo[3]; tra questi, molti sono addirittura stati sequestrati dalla polizia greca dopo lo sbarco, riportati illegalmente in acque greche e abbandonati in barche senza motore[4].
Per coloro che cercano di raggiungere Thessaloniki via terra, un muro di 40 kilometri li ferma sul confine. La Grecia ne ha terminato la costruzione la settimana scorsa[5].
Ma anche i migranti Afghani che arrivano in Grecia hanno poche speranze di ottenere l’asilo. Lo scorso Giugno il Governo Greco ha dichiarato che la Turchia è Paese sicuro per i cittadini Afghani (insieme ai Siriani, Somali, Bangladeshi e Pakistani)[6].
Questo significa che le domande di asilo presentate dai cittadini afghani vengono automaticamente rifiutate. In una fase precedente alla procedura di asilo vera e propria, detta fase di ammissibilità, la domanda viene giudicata inammissibile sulla base della nazionalità. Il richiedente asilo riceve immediatamente una lettera di espulsione verso la Turchia.
La Turchia però non è un Paese sicuro, in quanto il Governo Turco non garantisce che i cittadini Afghani non verranno deportati nel loro Paese d’origine. Infatti, nei primi 6 mesi del 2021 già 12,000 migranti Afghani sono stati riportati in Afghanistan[7].
E’ giusto che l’opinione pubblica si commuova di fronte alle immagini di un bambino afghano sollevato sopra la recinzione dell’aeroporto. E’ giusto che l’Unione Europea parli di aprire corridoi umanitari, se mai sarà veramente possibile realizzarli.
Ma per tutelare davvero i rifugiati afghani, è necessario prima di tutto che l’Unione Europea rivaluti le proprie politiche in materia di asilo e di controllo delle frontiere. I respingimenti illegali devono cessare e le domande di asilo devono essere esaminate in maniera equa. Le persone richiedenti asilo e rifugiati devono ricevere un trattamento dignitoso e i loro diritti devono essere garantiti.
I rifugiati Afghani non sono news. Sono già in Europa e sono una responsabilità dell’Unione Europea. La compassione vuota, guardando da distante, non è più abbastanza.
Immagine di copertina: Migrants gather on the Greek-Turkish border in early March after the border crossing was closed | Photo: Picture-alliance/dpa/Xinhua/D.Tosidis
[1] https://asylumineurope.org/reports/country/greece/statistics/