Riprendiamo il comunicato del Comitato No Grandi Navi di Venezia, rispetto alla messa in funzione del Mose di ieri mattina.
Dopo 54 anni dall’”Acqua granda” del 4 novembre 1966 e dopo 11 mesi dalla seconda alta marea eccezionale di sempre – 1,87 cm. sul l.m.m. – del 12 novembre 2019, dopo 17 anni dall’inizio dei lavori, quasi 6 miliardi già spesi – di cui uno in corruzione – oggi le paratie del Mose, in quello che è stato definito dal Provveditore alle Opere Pubbliche C. Zincone come uno stress-test, sono state messe in funzione.
Per effetto della barriera creatasi con le 78 paratie tra Laguna e il mare, al mareografo di Punta della Dogana la marea si è fermata a 73 cm. sul l.m.m., lasciando all’asciutto Piazza San Marco e tutta la città, mentre in mare aperto il livello segnava 120 cm.
Gli altri test del sistema Mo.S.E., con tutte le paratoie alle tre bocche di porto in azione (il 10 luglio e l’11 settembre scorsi) erano stati effettuati in situazione di “morto d’acqua”, senza vento e mare mosso e nessun stress per le dighe; oggi invece era prevista un’acqua alta sostenuta, con forte vento di scirocco, fino a 135 cm. sul l.m.m., e l’effetto barriera ha funzionato.
Moderata soddisfazione da parte della Commissaria Spitz e della Provveditrice alla Opere Pubbliche, che ha subito chiarito che si trattava di un test: infatti domani e lunedì, quando sono previsti 115 e 110 cm. sul l.m.m. le paratoie non saranno attivate, lasciandoci a “passerelle e stivali”.
La quota di progetto perla messa in funzione del sistema è di 110 cm. sul l.m.m, ma fintantoché le opere non saranno concluse (mancano gli apparati elettromeccanici definitivi) e collaudate, le dighe saranno attivate, in modalità appunto di stress-test, solo con una previsione di almeno 130 cm. sul l.m.m..
È evidente che la lobby del Mo.S.E. e i politici che hanno sempre sostenuto la grande opera si stanno gestendo l’evento come prova che il sistema Mo.S.E. funziona e che è in grado di salvare Venezia.
Noi ribadiamo le innumerevoli criticità del sistema Mo.S.E, i cui lavori sono iniziati senza un progetto esecutivo (con progetto definitivo ed esecutivi per stralci), con Valutazione di Impatto Ambientale negativa ed escludendo ogni confronto con altri progetti meno costosi e più efficaci, con costi di manutenzione esorbitanti, intorno ai 100 milioni l’anno.
La criticità più importante è riferita alla risonanza subarmonica delle paratie: e cioè in situazioni meteo-marine particolari, importanti, ma non estreme, con onde alte 2,5 m. e con una frequenza di 8 secondi, che non era la situazione meteomarina di questa mattina, le paratie, che sono affiancate l’una all’altra, cominciano ad oscillare e a diventare instabili, rendendo vano l’effetto barriera.
Ma il limite più importante del sistema, che ci fa sostenere che non salverà Venezia e la sua Laguna, è l’innalzamento dei livelli del mare.
Saranno i cambiamenti climatici ad affondare il Mo.S.E.
Il Mose è stato ideato per funzionare qualche volta l’anno e per maree oltre i 110 cm. sul l.m.m., basandosi (in sede di progetto definitivo del 2003) su previsioni errate (già nel 1995 l’IPCC diceva ben altro): su una previsione al 2100 di un innalzamento del medio mare di soli 22 cm. – 17 per eustatismo e 5 per subsidenza -.
Come stiamo vedendo in questi ultimi anni di eventi meteorologici estremi, purtroppo, e per nessuna o quasi inversione di rotta sul sistema economico/produttivo basato sui combustibili fossili che producono gas da effetto-serra, l’innalzamento dei mari sarà nei prossimi decenni molto superiore.
Le paratie del Mo.S.E dovranno essere in funzione centinaia di giorni l’anno, separando per troppo tempo il mare dalla Laguna, provocando la morte biologica dell’ecosistema e facendo morire le attività portuali.
È per questo che purtroppo la soddisfazione odierna di girare per la città all’asciutto o il trionfalismo dei fans del Mo.S.E., si riveleranno effimeri in pochi anni.
Ribadiamo la necessità di istituire una Authority indipendente che analizzi le criticità del Mo.S.E., che vari un piano, condiviso con la popolazione, per combattere i cambiamenti climatici, che riguarderanno presto non solo la Laguna, ma l’intero Alto Adriatico.
Pensiamo al ripristino della morfologia lagunare, bloccando i nuovi scavi di canali navigabili per ridare equilibrio idrogeologico ed idrodinamico alla Laguna.
Riconsideriamo gli interventi per insule, con l’intento di rialzare i piani di calpestio delle fondamenta ed il rialzo dei piani terra degli edifici.
Imponiamo finanziamenti per la ricerca indipendente su interventi di immissione di fluidi negli strati geologici profondi, volti al sollevamento del sottosuolo lagunare veneziano: studi sull’applicazione di tecnologie esistenti all’area lagunare che non sono mai stati fatti, proprio per privilegiare il Mo.S.E.
E soprattutto chiudiamo la pagina nera della concessione unica al Consorzio Venezia Nuova per tutti i lavori in Laguna.
Il monopolio per gli studi, le sperimentazioni, le progettazioni, i lavori e pure i controlli è stata la causa del più grande scandalo del secolo, con un miliardo di euro sottratti alle casse dello Stato, proprio per far approvare e proseguire con un progetto costoso, dannoso per l’ambiente e sbagliato e che si rivelerà inutile di fronte ai cambiamenti climatici, nonostante l’effimero successo del test di oggi.