
Il Festival Working Class è tornato, più vivo e combattivo che mai. Non si tratta di un evento culturale qualsiasi: qui non si punta al riconoscimento da parte della cultura ufficiale, né si cerca un posto nel canone letterario. No, il Festival è una presa di parola collettiva, una lotta in cui la letteratura diventa strumento per immaginare un futuro diverso.
A differenza di tanti altri eventi culturali, il Festival Working Class non ha sponsor aziendali o bancari. Nessun whitewashing qui: l’unico supporto viene da oltre 500 persone che hanno sostenuto il crowdfunding e da decine di volontari che mettono il loro impegno militante. È così che si costruisce uno spazio culturale libero e indipendente.
Siamo alla terza edizione. Dopo aver esplorato il passato con le “Genealogie” nel 2023 e il presente con le “Geografie” nel 2024, quest’anno è il momento delle “Prospettive”. Perché la scrittura non può rimanere incatenata al presente: bisogna immaginare, progettare, lottare per un futuro libero da sfruttamento, guerra, inquinamento e fascismo.
Quest’anno il Festival si inserisce in un piano di lotta condiviso dai movimenti per la giustizia climatica e sociale. Un piano che non è solo una proposta teorica, ma un percorso pratico e partecipato, volto anche a creare nuovi rapporti di forza e priorità per affrontare la crisi climatica e sociale. «Mentre il capitalismo green si svela come capitalismo di guerra, il nostro piano propone una transizione ecologica dal basso, con mobilitazioni in tutta Italia». Tra i prossimi appuntamenti di questo percorso, a Bologna il 12 aprile si terrà il Climate Pride, un momento importante per costruire giustizia climatica e sociale.
È noto che il Festival si intreccia con la resistenza della ex Gkn, luogo simbolo della lotta operaia contemporanea. Dopo l’approvazione della Legge Regionale, il piano di reindustrializzazione resta bloccato, mentre gli operai sono ancora sotto attacco: stipendi non pagati e nuove procedure di licenziamento. Per questo, oltre ai dibattiti letterari, il Festival sarà anche mobilitazione, un grido collettivo per riprendersi la primavera. Perché la storia della ex Gkn non è solo una lotta operaia: è un racconto di resistenza collettiva, una battaglia lunga 87 anni che negli ultimi quattro ha visto 1361 giorni di presidio e assemblea permanente, 23 mesi senza stipendio, manifestazioni, raccolte firme, concerti, convergenze e un’adesione popolare che ha coinvolto almeno 150.000 persone. Non si trattava di “fare la storia”, ma la storia è stata fatta, perché non ci si è mai arresi alla rassegnazione generale.
Programma e protagonisti
Il programma è fitto e articolato: dodici panel dedicati alla letteratura working class, dibattiti su critica militante, poesia operaia e scrittura migrante. Spazio anche per i protagonisti delle lotte sociali: lavoratori de La Perla, operai dell’Ilva, attivisti di Gaza e Cisgiordania, sindacalisti e ricercatori, la Rete No Ddl Sicurezza “A Pieno Regime”.
Tra i protagonisti, Wu Ming 4, Simona Baldanzi, Serge Quadruppani, Alessio Lega, Alessandro Portelli e molti altri. La musica popolare incontra il teatro canzone, mentre il reading e il corteo per la fabbrica socialmente integrata saranno momenti di lotta e condivisione.
Il Festival Working Class non si limita a riflettere sul passato o a raccontare il presente: punta dritto al futuro. Perché la cultura non può rimanere appannaggio di pochi, e il sapere non può diventare merce. Qui, la letteratura è uno strumento di resistenza, un’arma per abbattere le barriere sociali e rivendicare dignità e partecipazione.
Il Festival ci ricorda che cultura e lotta possono e devono convivere. Ed è anche per questa ragione che Radio Sherwood è media partner dell’evento, in collaborazione con la fiorentina Radio Wombat, confermando il suo impegno storico nel dare voce alle lotte sociali e culturali dal basso. Inoltre, su Globalproject potrete leggere report e approfondimenti del Festival a partire dalla prossima settimana.