Prima giornata di azioni al Venice Climate camp, dal campeggio moltə attivistə internazionali e non, sono partitə alla volta della centrale di carbone di Fusina che si affaccia nel canale dei Petroli.
In una città come Venezia dove le conseguenze della crisi climatica si fanno sempre più evidenti sia dal punto di vista sociale che ambientale, il Venice Climate Camp ha deciso di agire per segnalare uno dei più grandi colpevoli della crisi climatica: l’energia fossile.
L’azione è in linea con quanto accade da anni in Germania con il movimento di Ende Gelände che ha messo in pratica il blocco di miniere e centrali che utilizzano combustibili fossili.
In uno scenario in cui assistiamo ad una corsa all’accaparramento delle risorse più facili, prima tra tutte il carbone, con la riapertura delle centrali già chiuse anche in Italia, tra cui quella di Fusina, è necessario continuare ad agire per contrastare chi continua a devastare il nostro pianeta in nome del profitto.
L’azione di oggi si volge in un periodo storico in cui viviamo una gestione ancora emergenziale della crisi climatica in grado di produrre solo provvedimenti palliativi, risposte temporanee che non aggrediscono il problema alla radice, ma lo spostano solo un po’ più in là nel tempo o nello spazio. È solo per questo se decenni di alluvioni, uragani e desertificazione non hanno fatto scattare nessun campanello d’allarme. La logica nimby ha trionfato a lungo. Finché non è arrivata a presentare il conto, con tanto di bacini idrici prosciugati, di frane, di alluvioni, di trombe d’aria. Mentre si contavano i danni degli ultimi eventi estremi, nelle zone di sacrificio la crisi climatica si abbatteva con una violenza sempre maggiore.
Così oggi un gruppo di attivistə si è diretto con le barche verso la centrale a carbone di Fusina. Nonostante il tentativo di blocco delle forze dell’ordine, sono riuscitə a sbarcare nell’area di deposito del carbone.
Il messaggio dell’iniziativa è chiaro, ovvero è ora di cambiare il sistema e di smettere di continuare ad investire sull’energia fossile e che non c’è più tempo per tergiversare come dimostrano i tanti corpi dellə attivistə che sta mattina si sono messi in barca dispostə a lottare e resistere contro chi ha deciso di mettere al primo posto il profitto a discapito della tutela del nostro pianeta.
Di fronte a tutto ciò, la voce dei movimenti è sempre più cruciale. Movimenti che in questi anni hanno dimostrato di poter vincere le battaglie dal basso, di sapersi organizzare e di saper proporre alternative realmente efficaci.