Venerdì 19 febbraio è prevista una mobilitazione nazionale studentesca, che si mette nella scia del ciclo di proteste e iniziative che stanno attraversando il mondo della scuola e della formazione, fortemente colpito dalla gestione politica della crisi pandemica. Di seguito l’appello di convocazione della giornata.
Studentesse e studenti in tutta Italia, ormai da settimane hanno intrapreso proteste e contestazioni diffuse, dalle singole scuole alle piazze collettive.
Questo fatto può essere interpretato come una rottura che si frappone tra un prima, nel quale la narrazione predominante era quella iper pacificata in cui gli studenti volevano solo tornare alla scuola pre-covid e passivamente hanno accettato ogni disposizione calata dall’alto di un’incompetenza istituzionale senza precedenti; e un dopo, nel quale ci si è resi conto che questa non è una situazione ancora sopportabile per molto. Ci si è resi conto che le scelte prese per noi, spesso non sono andate a nostro benefico ma sono più servite come veline politiche ai fini di squallidi giochi di poltrona.
È il momento di dire basta.
L’Italia non ha dei problemi solo rispetto alla scuola pubblica, l’Italia ha un problema grave con i giovani. In discussione, adesso, c’è il nostro presente e il nostro futuro. La scelta di opporsi è irrimandabile e noi siamo pronte a farlo!
Soggetti studenteschi di molte città italiane hanno scelto di confrontarsi e dare vita a un percorso conflittuale rispetto alla tragica fase in atto; una prima data comune può darci la forza di farci sentire, ponendo delle rivendicazioni “non negoziabili” per cui solo adesso possiamo batterci. Siamo coscienti che nessuno ci concederà generosamente l’ambiente in cui crescere che tutte e tutti vogliamo, se non lo pretendiamo noi.
Dunque, il 19 Febbraio sarà mobilitazione nazionale, sarà data di lotta e anche di rivincita.
Cosa vogliamo?
Vogliamo:
– che vengano stanziati i fondi necessari ai fini di ampliare gli spazi dedicati all’istruzione e per incrementare le assunzioni, in modo da diminuire la capienza delle classi e renderle più sicure da un punto di vista sanitario, ma anche tutelante sotto l’aspetto formativo, di modo che ci si possa dedicare più alla soggettività invece che al raggiungimento di obiettivi formativi che non partono da noi.
– Che vengano instaurati dei presídi sanitari efficienti in ogni scuola, rendendo questa un posto più sicuro e tutelante per tutte e tutti. Questi presídi sanitari è necessario che siano dotati di tutto ciò che serve, a partire dal personale specializzato, fino ad arrivare agli strumenti medici essenziali. È folle pensare che ad ogni caso dubbio, una classe intera rimanga a casa 10 giorni. Tali presídi darebbero la possibilità di avere sicurezze immediate.
– Un incremento reale del servizio di trasporto pubblico, in modo da non doverci ammassare ogni mattina come bestie su un autobus per arrivare a scuola, o dover aspettare decine di minuti per trovare un posto su un mezzo di trasporto. Il contagio avviene soprattutto nel momento del tragitto da scuola a casa, ma pare che le istituzioni abbiano da preoccuparsi solo quando ci fermiamo davanti a scuola a fare due chiacchiere o a fumare una sigaretta con gli amici, tanto da mandare forze dell’ordine a monitorare la situazione.
– Che immediatamente vengano sospesi i percorsi di PCTO e che venga ufficializzato il fatto che non siano criterio d’ammissione all’esame di Quinta.
– Agevolazioni per la maturità, in continuità a ormai due anni scolastici deliranti e confusi, che tenga conto di tutti gli errori fatti dall’amministrazione scolastica, non in grado di gestire un’emergenza. Ma anche promozioni per gli studenti delle classi inferiori alla quinta, per via dello stesso principio di cui sopra.
Perché noi dovremmo rispettare gli standard imposti da gente che non è stata in grado di affrontare nemmeno una minima parte dei problemi che gli competono? È folle pensare che il rientro a scuola sia stato soprattutto un ritorno a decine di verifiche e interrogazioni, come se l’unica cosa di cui si debbano preoccupare professori e professoresse sia il voto che uno studente prende, piuttosto che quello che realmente impara o della sua sanità mentale.
Queste sono solo alcune delle riflessioni che ci portano a voler costruire insieme delle piazze studentesche, che siano in grado di dare una risposta calibrata alla crisi sociale in atto.
Poco ci interessa dei rimpasti di governo, dei ministri che si susseguiranno, dal partito regnante. Sappiamo che da destra a sinistra nessuno, al momento, è in grado di fare i nostri interessi perché a nessuno interessa e questo finto rientro al 50% ne è l’ennesima prova.
La nostra voce dobbiamo imporla noi, attraverso la costruzione di un contropotere efficacie, attraverso l’unione delle idee e della forza che ci sono e che abbiamo la possibilità di unire per riprenderci ciò ci hanno tolto. Anzi molto di più!
Ci vediamo nelle piazze venerdì 19 Febbraio, occupiamoci della scuola!