Omelia per il nuovo gregge

Alla fine ci siamo arrivati. Da un anno ci giravamo attorno ma adesso si compirà definitivamente il vero miracolo della COVID19, il salto di specie, la mutazione che ci traghetterà una volta per tutte nel nuovo mondo, in un nuovo patto sociale globale, fondato sulla dottrina che porterà finalmente alla rigenerazione psichica e alla pianificazione biologica di ogni individuo.

La cosa più affascinante è che il declino della civiltà come l’abbiamo conosciuta fino ad oggi, la sostituzione dei valori storicamente accettati, come quelli della libertà, della solidarietà, dell’inclusione, è stata accolta in pochi mesi senza rimostranze, e da un consenso pressoché unanime, grazie all’arte sopraffina della persuasione che l’ha proposta come necessaria, anzi addirittura salvifica!

Che spettacolo! L’uomo che rifonda sé stesso, che migliora Dio e la natura. È la nascita di una società fondata sulla scienza, più forte, più efficiente perché estremamente omologata e governabile. E la chiave di tutto sono le regole e l’esercizio meticoloso del controllo sull’individuo, su tutti gli individui.

È questione di giorni ormai e poi il nuovo passaporto sarà operativo. Un semplice quadratino, con tanti puntini all’interno che racchiuderà la traccia, la certificazione della nuova genesi di ciascun essere umano. In pochi mesi, quando il piano vaccinale mondiale sarà ad uno stadio sufficientemente avanzato, solo chi avrà concesso il proprio consenso (informato) all’inoculazione del nuovo RNA e avrà impiantato il nuovo seme, potrà godere dei diritti, dei servizi, della considerazione e della fiducia sociale di tutta la nuova specie. Non c’è posto per scelte personali, non c’è spazio per le critiche, non c’è spazio per nessuna opposizione. C’è solo un percorso, ed è obbligato.

In questo modo però, chi avrà ricevuto i nuovi geni e sarà capace di produrre le nuove proteine, sarà più felice. Più sicuro. Le autorità garantiranno a lui e ai suoi simili una vita agiata, con sufficienti risorse da consumare per ciascuno, e soprattutto al riparo da virus minacciosi e imponderabili. Certo, questo tipo di minacce capitano più spesso in una popolazione standardizzata e più trattata: sono subdole, mutano in varianti e sottovarianti… Ma questo alla fine è un problema da poco, perchè nuove inoculazioni di massa sono già pronte. L’importante è mantenere il controllo della situazione, e alla fine, se i più deboli verranno sacrificati ne avrà beneficio la specie. La nuova specie vivrà meno, ma meglio. Peserà meno sul bilancio sociale del pianeta. L’indice demografico sarà finalmente sotto controllo, e ciò rende questa soluzione certamente auspicabile e più corretta.

Guai a curare i deboli. Guai a valutare la terapia caso per caso, abitueremmo le persone a far da sole, a rifuggire la pianificazione e in poco tempo perderemmo di nuovo il controllo della situazione… Ci vuole polso! Bisogna stigmatizzare i facinorosi, chi non si adegua, bisogna coprirli di ridicolo perché chiunque si senta potenzialmente a rischio di essere contagiato dalla loro stupidità. L’unica luce, l’unico faro che deve guidare ciascun buon cittadino è la fiducia nella comunità scientifica e nella buona amministrazione.

Quelle scientifiche e quelle amministrative negli ultimi decenni sono state istituzioni molto prese di mira, non è stato semplice tornare ad infondere la fede nei loro confronti, nei confronti dei loro rappresentanti, tanti sono stati i passi falsi, i tradimenti, i fallimenti. Ma grazie agli abili ingegneri della persuasione, oggi non c’è altro vangelo, per fortuna. È bastato alzare un po’ il tiro, compiere qualche alchimia con un pipistrello, mostrare come è brutto morire intubati, con i polmoni schiantati… Tutti si sono subito convertiti alla nuova liturgia. Perché di fronte alla morte, le posizioni ideologiche …non reggono per nessuno.

È stato un ottimo lavoro. Un grande passo per l’umanità. Un grande segnale di responsabilità da parte della politica, che non si è fermata di fronte ai limiti di un’etica stantia. Hanno capito che l’etica pre-COVID era superata. L’etica della nuova civiltà è un’etica riformata, inoculata dalla regola, dall’ineluttabilità del controllo, e dal principio del sacrificio necessario, che ciascuno deve accettare. Poiché non ci può essere giustizia, non ci può essere sicurezza né soddisfazione per nessuno in una civiltà decadente, affollata di esseri diseguali e vaghi. Non ci possono essere certezze né garanzie nel caos, e quindi non è possibile mettere in pratica il verbo della nuova ingegneria.

Ma per fortuna adesso si aprono scenari ampissimi, di grande prosperità, per coloro che attraverseranno il guado…  e di grande responsabilità per chi avrà l’onore e l’onere di officiare la nuova liturgia.

Il vostro buon pastore.

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