Si fa incandescente il clima politico in Argentina alla vigilia delle primarie e a pochi mesi dalle elezioni presidenziali: la polizia asfissia e uccide il fotografo e attivista Facundo Molares mentre il giudice Lleral archivia il caso Maldonado scagionando i gendarmi e l’ex ministra Bulllrich coinvolti nella sparizione forzata del giovane attivista avvenuta il 1º agosto del 2017.
Nella giornata di giovedì una manifestazione davanti all’Obelisco della capitale Buenos Aires ha riunito una trentina di persone del MTR (Movimento Teresa Rodriguez) e di Rebelión Popular nella quale i manifestanti hanno simbolicamente bruciato un’urna elettorale. A quel punto è avvenuta la violenta reazione della polizia agli ordini del governatore della città, nonché candidato alle presidenziali per la destra, Larreta che, in netta superiorità numerica, ha represso duramente il presidio arrestando diversi attivisti presenti. Uno di questi, Facundo Molares, è stato trattenuto faccia a terra dalla polizia per diversi minuti, nonostante le grida dei presenti che chiedevano agli agenti di lasciarlo respirare. Quando finalmente Molares è stato “liberato” era ormai troppo tardi e nemmeno la disperata corsa in ospedale (coi soccorsi arrivati comunque dopo diversi minuti) è riuscita a salvarlo. Come riportano le testate indipendenti argentine, l’agire crudele e violento dei poliziotti ha provocato un arresto cardiaco alla vittima che ha causato la morte dell’attivista.
La rabbia e l’indignazione per questo nuovo crimine di Stato è stata subito molto forte e le diverse organizzazioni politiche, sociali, di movimento e sindacali hanno lanciato per il giorno seguente una grande marcia in ripudio all’assassinio di Stato che ha percorso le strade della capitale fino al luogo dove Facundo Molares è stato ucciso. Durante la marcia, l’avvocato della famiglia Molares, Eduardo Soares, ha denunciato l‘intenzionalità dell’assassinio ed espresso preoccupazione per gli sviluppi del processo: ieri infatti il giudice ha impedito ai periti della difesa di partecipare all’autopsia.
Come riporta il sito Lavaca «Molares è nato in Argentina nel 1975, ha militato politicamente durante il menemismo e nel 2003, durante un viaggio in America Latina, si è unito alle FARC (Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia). Ha lasciato quell’organizzazione nel 2018, ed è tornato nel paese esercitando compiti come fotoreporter. In quella condizione si recò in Bolivia durante il colpo di stato contro Evo Morales, dove fu ferito e arrestato. È stato estradato in Argentina, e poi arrestato nel Chubut, poiché la giustizia colombiana chiedeva di estradarlo in quel paese. È stato detenuto per circa nove mesi fino a quando è stato rilasciato».
Qualche ora dopo un’altra forte denuncia è arrivata dall’Argentina: Sergio Maldonado, fratello maggiore di Santiago, il giovane attivista fatto sparire dalla gendarmeria il 1º agosto del 2017 durante una durissima repressione e sgombero di un presidio mapuche, ha infatti pubblicato un lungo post in cui ha dichiarato: «Oggi è stato appena confermato il patto di impunità per Patricia Bullrich e la gendarmeria nazionale. Il giudice Lleral ha assolto i gendarmi responsabili della scomparsa forzata di Santiago Maldonado nella repressione del 1° agosto. Ha sospeso la ricostruzione virtuale dei fatti e ha informato la corte suprema della sua decisione. Come ha fatto nel 2017, il giudice Lleral gioca alla politica di partito di Juntos por el Cambio. Ore prima delle elezioni di ottobre 2017 e dopo la scoperta del corpo, ha affermato che Santiago era annegato da solo. La storia si ripete di nuovo, ore prima delle elezioni del 13 agosto 2023, dopo la repressione e l’assassinio di Facundo Molares chiude per la seconda volta il caso liberando la Gendarmeria di Patricia Bullrich dalla responsabilità. La polizia di Larreta responsabile dell’omicidio di Facundo Molares e La Gendarmeria di Bullrich responsabile della scomparsa forzata e della morte di Santiago sono la stessa cosa Oggi è dimostrato che non c’è giustizia in Argentina! Fin dall’inizio è stata garantita l’impunità al vero potere».
La violenza e l’impunità, armi de los de arriba nella guerra brutale contro los de abajo, si sta propagando in modo inarrestabile in tutto il continente latinoamericano, nonostante in molti di questi paesi ci siano governi progressisti che hanno promesso pace e giustizia e ora si trovano invece ad affrontare una recrudescenza di questi fenomeni. Dopo Messico, Perù, Ecuador, Cile, Colombia, solo per citare i casi più eclatanti, ora è la volta dell’Argentina, alla vigilia dell’importante appuntamento elettorale delle elezioni presidenziali.