Oreokastro è un paesino in Grecia, dove si può ancora sentire l’odore del mare, lì a venti minuti da Salonnico. Oreokastro è una delle prove che esiste l’inferno in terra, Oreokastro è uno dei tanti luoghi in cui muore l’Occidente; con tutte le sue promesse, i suoi diritti e i suoi doveri, tutte le parole di un Unione Europea che ha perso l’anima. Oreokastro ospita uno dei molti, troppi, campi profughi della Grecia. Un campo profughi “speciale” è pieno, infatti, di minori non accompagnati, bambini, ragazzi tra gli 8 e i 15 anni, soli e disperati. Centinaia di bambini che provengono da zone di guerra, che dopo essere sfuggiti al conflitto siriano o all’avanzata di Daesh, dopo aver attraversato la Turchia del Sultano Erdogan, si sono ritrovati completamente soli in quello che doveva essere il luogo sicuro, il sogno e la speranza: l’Europa.
Un’Europa la cui unica risposta ai bimbi sperduti è stata altro abbandono, molti infatti arrivano da Moria o da Idomeni, e come pacchi postali dispersi sono stati spostati da un capo all’altro del paese ellenico, per finire lì, in qualche capannone circondato da tende, aiutati per quanto possibile dalla chiesa ortodossa, dai volontari locali e dalle carovane di solidarietà; da queste voci giungono racconti inquietanti di disagio psicologico, automutilazioni, tentati suicidi. Come l’Europa possa tollerare che nel territorio dell’unione vivano centinaia di bambini con pensieri suicidi resta una domanda senza risposta.
In questa Catabasi giunge orrore che si aggiunge ad orrore, la notte del 26 dicembre[1], mentre in Italia ci si disperava per non aver riunito le famiglie per i cenoni, le carole, lo scambio dei doni, accade che un gruppo di dodici fascisti assalta il campo armati di spranghe, bastoni e coltelli, sfonda le porte, e si lancia nella caccia all’uomo, anzi al bambino, letteralmente un Pogrom. In quattro finiscono all’ospedale, il più grave un ragazzo di 15 anni proveniente dalla Siria, in crisi respiratoria dopo essere stato preso a mazzate in testa.
Immaginate di essere bambini soli in un paese straniero, avete perso la vostra famiglia o l’avete vista morire, dopo essere scappati da una guerra ed aver camminato per centinaia di chilometri giungete nella tanto promessa Europa sinonimo per loro di sicurezza e dignità, ma la notte del 26 dicembre un gruppo di uomini armati si presenta alla porta, urlando slogan fascisti di odio e violenza, sfonda le porte e vi insegue in un corridoio buio cercando di pestarvi, di uccidervi, urlate, piangete, non serve a nulla, vivete il terrore. Questo il racconto dei vicini richiamati dalle urla dei bambini e degli impiegati del campo che hanno avvertito le forze dell’ordine prima che il tutto divenisse ancora più tragico.
I fascisti fuggono alla vista della polizia, uno di loro un uomo di 38 anni viene arrestato il 29, si era portato dietro il figlio di 14 anni in questa prova di mattanza, su gli altri 11 indaga il reparto speciale di contrasto al razzismo e xenofobia ellenico.
Gli assalti ai campi profughi in Grecia sono sempre più frequenti, e sempre più violenti, i fascisti locali alle volte aiutati da militanti di estrema destra del resto d’Europa, si fanno sempre più audaci. I militari greci fanno sempre più fatica a contenerli, e alle volte se non danno una mano agli xenofobi quantomeno chiudono gli occhi.
Restano solo domande inquietanti: cosa spinge uomini adulti ad organizzare, pianificare l’assalto armato ad un centro che ospita bambini? Come può un padre portare il proprio figlio a caccia di coetanei? Come può il continente che ha conosciuto i Lager tollerare enormi campi di uomini, donne e bambini privati di ogni dignità, diritto e sicurezza? Come mai notizie simili non trovano spazio nei nostri media?
Domande che non hanno risposte facili, che aprono squarci in un abisso talmente profondo da risucchiare la nostra anima ed annichilirci. L’Europa ha perso l’anima nella questione migratoria e dovremo tutti renderne conto alla storia.