Sono passate poche ore dall’invio a Bruxelles del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e una cosa è chiara: la politica italiana ha eliminato per almeno il prossimo decenni dalla sua agenda il tema della lotta alle diseguaglianze sociali. Una considerazione lapidaria, a cui ne segue subito un’altra: il governo italiano – e la governance europea tutta – agisce esattamente contro quel variegato e liquido corpo sociale, di lavoratori e lavoratrici, che il Primo Maggio dovrebbe “festeggiare”.
Allo stesso tempo oggi, al di là delle retoriche vecchie e nuove, emerge in tante piazze italiane una voglia indistinta di riscatto, una disponibilità a non accontentarsi delle briciole strappando a chi vuole negarli reddito, tutele giuridiche, sicurezza sanitaria e ambientale, continuità salariale e retribuzioni più eque. Un mondo del lavoro che negli ultimi mesi non ha mai smesso di cercare convergenze e che ovunque sta sgomitando per emergere dall’invisibilità a cui i signori della politica e dell’economia l’hanno destinato in questi 15 mesi di crisi sanitaria e sociale.
Nelle piazze di oggi risuonano gli scioperi delle settimane scorse, le voci dei teatri occupati, di un mondo della scuola completamente bistrattato dalle scelte governative nazionali e regionali, dei tanti e tante che hanno riempito il vuoto del Welfare con pratiche di mutualismo, del comparto della logistica che da mesi vive una situazione di costante sovraccarico e di vertenze in cui la controparte è rappresentata anche dai sindacati tradizionali. Sindacati che celebrano la “loro festa” sotto i vessilli di Eni, campione di sfruttamento della vita e della natura, andando a ricordarci – qualora ce ne fosse ancora bisogno – quanto sia necessario intrecciare le battaglie sociali con quelle legate alla giustizia ambientale e climatica.
A Padova l’appuntamento dato da Adl Cobas, Maestranze dello Spettacolo, Priorità alla Scuola, realtà sportive popolari cittadine e dalla rete di mutualismo All You Can Care è nel piazzale della stazione. Qui, in contemporanea con l’inizio del concentramento, è stato montato l gazebo di Granma, il laboratorio di salute popolare, che ha fatto tamponi con l’obiettivo di tutelare la manifestazione, ma soprattutto per garantirli a tutte quelle categorie di lavoratori e lavoratrici a rischio a cui viene negato un servizio così basilare.
All’appuntamento arrivano anche studentesse e studenti medi, che da ieri hanno occupato l’ex Provveditorato per una porre l’attenzione ancora una volta sullo stato di abbandono sempre più grave della scuola e del corpo studentesco prima e durante il Covid19.
In centinaia si sono poi diretti verso piazza Azzurri d’Italia, nel cuore del multietnico quartiere Arcella, per un momento di socialità e incontro delle varie vertenze cittadine che da mesi stanno movimentando le piazze e le strade.
Anche a Trento è stato colto l’appello delle varie realtà sindacali e di movimento per un 1 maggio di lotta, con tante lavoratrici e lavoratori che vivono condizioni estreme di sfruttamento mentre i loro datori di lavoro durante l’ultimo anno di pandemia hanno decuplicato i loro guadagni: riders, corrieri e magazzinieri di Amazon, ma anche persone rimaste senza lavoro e senza alcun reddito.
«Crediamo che ora più che mai sia necessario costruire comunità resistenti e di lotta intersezionale, in cui si intreccino le rivendicazioni studentesche e dei lavoratori e delle lavoratrici, così come le battaglie dei collettivi ambientali e quelle delle persone migranti. Solo unendoci e lottando assieme possiamo cambiare le cose e rimettere al centro le nostre priorità», queste le parole rilanciate in piazza.
A Treviso 1 maggio all’insegna della cura della collettività. Diverse realtà – dal centro sociale Django all’Adl Cobas passando per Non Una di Meno Treviso, coordinamento studenti medi, palestra popolare Hurricane, fridays for future, comitato no maxipolo Amazon, all’associazione Caminantes, Don Durito Laboratorio del legno, Nafo project e Priorità alla Scuola – si sono date appuntamento al parco delle Ali Dorate per mettere in pratica una socialità dal basso condivisa e in sicurezza.
Le parole chiave della giornata sono state cura condivisa, reddito di autodeterminazione, una salute pubblica garantita per tutte e tutti. In più interventi è stato ribadito che è dal basso che si riprendono quegli spazi che chi ha governato in maniera totalmente inefficace durante questa pandemia ha tolto alla comunità.
A Vicenza in tante e tanti si sono ritrovati davanti al teatro comunale, luogo simbolo della cultura cittadina, per richiedere a gran voce «reddito diritti e dignità!». Un primo maggio che ha parlato di lavoro, ma anche del diritto al reddito slegato dal lavoro, di ampliamento dei parametri del Rdc, di visibilizzazione delle persone, di un aumento delle soglie minime dell’assegno sociale, di salute e diritti.
Come in altre città, anche qui la piazza è andata oltre le categorie, in piazza c’erano maestranze, lavoratori e lavoratrici della ristorazione, della cultura, della logistica, scuole di danza, attiviste/i del mutualismo “ribelle”, oltre che le associazioni socio culturali del territorio. Verso le 17.30 è andata in scena una performance artistica che ha voluto dare forza e visibilità a tutto quello portato in piazza oggi, il significato è chiaro “non siamo invisibili”, la performance ha bloccato, con corpi, bauli e cassette alimentari viale Mazzini per quasi un ora.
A Mestre (VE) si è tenuta in mattinata una manifestazione organizzata da diverse realtà territoriali e che ha avuto una grossa partecipazione. Dopo un anno di pandemia hanno ripreso voce lavoratori e lavoratrici, studenti e studentesse di scuole superiori e università e altre soggettività per denunciare ancora una volta quello che non è stato fatto dalle istituzioni in questo periodo di crisi sanitaria e sociale. Investimenti nella sanità, nell’istruzione, nel futuro de/lle giovani sono considerate priorità in una città che pensa solo al profitto di pochi speculando sulla vita della maggioranza delle persone.
A Torino migliaia di persone sono partite in corteo da Piazza Vittorio motivata da parole d’ordine come reddito, salute e ambiente. La manifestazione, che ha più volte ricordato quello che sta accadendo in Valsusa dopo lo sgombero del presidio di San Didero, ha provato a dirigersi verso il Comune dove si teneva la celebrazione istituzionale per rivendicare la necessità di un cambio di direzione rispetto le politiche che sono state messe in campo nel PNRR nazionale e regionale. La polizia ha caricato il corteo a freddo ferendo tre manifestanti alla testa.
A Milano imponente manifestazione, partita da Largo Cairoli, che nonostante la pioggia battente ha portato in piazza realtà sindacali autonome, movimenti sociali, ma soprattutto centinaia di lavoratori e lavoratrici. Diversi gli appuntamenti a Roma tra cui una “biciclettata precaria” sulla Casilina, un presidio a difesa del centro sociale Ex Snia e la Festa di Nessuno a piazza delle Gardenia, «nessuno è il nome di tutti e tutte noi, dei nostri corpi e delle nostre necessità divorate dal mostro della normalità mascherata ed esasperata da quella che il sistema chiama emergenza per non dover ammettere di aver permesso e favorito, negli ultimi trent’anni, un mondo semplicemente insostenibile di precarietà e miseria». A Cosenza occupato il teatro Rendano da Approdi. Lavoratrici e lavoratori della cultura e dello spettacolo Calabria.