Palestina – L’invasione e la distruzione di Jenin, tra immobilismo internazionale e la minaccia di una nuova Nakba

Migliaia di palestinesi hanno partecipato ai funerali di 12 persone, tra cui quattro minorenni, uccise, tra il 3 e il 5 luglio, dalle forze di occupazione israeliane durante il raid nella città e nel campo profughi di Jenin, nella Cisgiordania occupata.

I partecipanti al corteo hanno portato sulle spalle i corpi delle vittime, avvolti in bandiere palestinesi, dall’ospedale governativo fino al campo, intonando slogan contro l’occupazione israeliana e promesso di portare avanti la loro resistenza.

L’attacco israeliani, iniziato all’alba di lunedì, è stato uno dei più letali degli ultimi vent’anni anni. L’esercito israeliano ha dichiarato di aver preso di mira membri della Jihad islamica, che avrebbero pianificato attacchi all’interno dei territori israeliani.

Migliaia di uomini e 150 veicoli militari, accompagnati da bulldozer blindati, hanno fatto irruzione in città e nel campo da diverse direzioni, bloccando le strade che lo collegano, sequestrando diverse case ed edifici per schierare cecchini sui tetti e utilizzando i civili come scudi umani. Per la prima volta dal 2002, l’occupazione ha impiegato l’aviazione in Cisgiordania per sferrare attacchi mortali contro la popolazione palestinese.

Tuttavia, come denunciato da numerosi gruppi per i diritti umani, l’occupazione israeliana ha utilizzato una forza eccessiva e indiscriminata, in piena violazione del diritto internazionale. Le forze di occupazione israeliane hanno attaccato ospedali, ambulanze e operatori sanitari, impedendo loro di raggiungere i feriti, obbligando migliaia di civili costretti ad abbandonare le loro case e attaccandoli durante la fuga. L’incursione ha causato danni immensi a proprietà, veicoli e infrastrutture pubbliche palestinesi. Le strade del campo sono state distrutte con i bulldozer, diverse case bombardate dall’aviazione. Sono stati riportati importanti danni anche alla rete idrica ed elettrica.Le forze di occupazione israeliane hanno sparato gas lacrimogeni e munizioni vere contro i residenti del campo, che ospita circa 13.000 persone.

Gli organi ufficiali palestinesi hanno condannato, a parole, l’aggressione israeliana, chiedendo protezione internazionale per il popolo palestinese ed esortando la Corte penale internazionale a indagare e punire i crimini israeliani.

Anche le Nazioni Unite e diversi Paesi hanno espresso, sempre a parole, la loro preoccupazione per la nuova spirale di violenza, invitando Israele a fare un uso “proporzionato” della forza.

Il Ministero della Sanità palestinese ha dichiarato che tra le vittime ci sono quattro minori di 18 anni. I nomi dei palestinesi uccisi dalle forze di occupazione israeliane sono: Samih Firas Abu al-Wafa (20), Hussam Muhammad Abu Dhiba (18), Aws Hani Hanoun (19), Noureddine Hossam Marshoud (16), Mohammed Muhannad al-Shami (23), Ahmed Mohammed Amer (21), Majdi Younis Ararawi (17), Ali Hani al-Ghoul (19), Mustafa Imad Qassem (16), Uday Ibrahim Khamaysa (22), Abdul Rahman Ahmed Saabneh (22) e Jawad Nairat. 

Secondo i rapporti delle organizzazioni mediche e per i diritti umani, alcune delle vittime sono state colpite da distanza ravvicinata o con colpi alla schiena, indicando la strada di probabili esecuzioni extragiudiziali commesse dai militari. Le forze israeliane hanno anche impedito a diverse famiglie di recuperare i corpi dei loro cari, lasciandoli per ore sanguinanti a terra.

L’incursione a Jenin ha scatenato un’ondata di proteste in tutta la Cisgiordania. Migliaia di persone hanno manifestato contro l’occupazione in corso, l’espansione degli insediamenti e il blocco di Gaza. Nel corso dell’operazione, i militari israeliani hanno sequestrato e arrestato 300 cittadini palestinesi, secondo quanto riporta il Palestine Center for Prisoners Studies PCPS.

Le équipe mediche hanno incontrato molte difficoltà per tutta la durata dell’aggressione a raggiungere e curare i feriti, almeno un centinaio, alcuni dei quali in condizioni critiche. Il Ministero della salute ha riferito che decine di persone sono state raggiunte da proiettili veri, schegge e inalazioni di gas lacrimogeni. 

Dopo due giorni di aggressione, l’occupazione israeliana ha annunciato il fallimento della massiccia operazione militare israeliana sulla città e sul suo campo. 

Secondo i bollettini dell’occupazione, gli attacchi sferrati avrebbero eliminato i siti della resistenza palestinese e scongiurato la possibilità di riorganizzarsi. Tuttavia, il portavoce dell’esercito israeliano, Gil Hagri, ha di fatto dichiarato che l’aggressione militare contro la città di Jenin e il suo campo non ha raggiunto i suoi obiettivi, facendo intendere che l’esercito tornerà a Jenin non appena l’intelligence israeliana riuscirà ad avere ulteriori informazioni sulla resistenza palestinese, oggi dichiarati insufficienti.

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