Egr. Dott. Iacona,
Le facciamo i più sentiti complimenti e ringraziamenti per le ultime puntate di Presa Diretta sul cambiamento climatico e la transizione energetica, argomenti che dovrebbero essere al centro del dibattito quotidiano ma di cui invece purtroppo si parla sempre poco e male (con alcune lodevoli eccezioni, come la vostra, per fortuna!).
Il quadro che emerge da queste trasmissioni rischia però di apparire inestricabile. Infatti non è possibile risolvere il collasso ecologico in atto senza mettere in discussione – oltre alle fonti energetiche e alle tecnologie che le utilizzano – anche il lato della domanda, cioè l’insostenibilità del livello dei consumi raggiunto nelle società opulenti.
E’ impossibile ridurre i prelievi di risorse naturali (a partire da quelle energetiche) continuando a voler crescere o anche solo a mantenere l’economia nelle dimensioni attuali. Secondo noi, l’unica soluzione possibile è quella della decrescita, che non è una recessione incontrollata ed involontaria, ma una riduzione pianificata del throughput di energia e risorse progettata per riportare l’economia in equilibrio con il mondo vivente in un modo che riduca la disuguaglianza e migliori il benessere. Di decrescita hanno parlato di recente anche il New York Times, con un editoriale in prima pagina poi ripreso anche da Repubblica online , oltre che l’European Environment Agency.
I dati dell’Overshoot Day e dei limiti planetari per nazione (https://goodlife.leeds.ac.uk/) ci dicono che, per affrontare la crisi ecologica complessiva che stiamo vivendo (e che va ben oltre la semplice crisi climatica), nazioni “ricche” come l’Italia devono ridurre la propria “impronta ecologica” di circa il 75%, per ritornare non “all’età della pietra” ma ai consumi degli anni ‘60. Noi riteniamo che ciò sia possibile mantenendo, se non aumentando, il benessere complessivo, indirizzando tutte le attività umane e tecnologiche direttamente verso la soddisfazione dei bisogni umani – a differenza della “economia della crescita” il cui obiettivo è, spesso e volentieri, non solo di non soddisfarli, ma anzi di perpetuarli ed amplificarli.
In termini di energia, con una riduzione del fabbisogno del 75%, l’Italia disporrebbe già oggi di quasi tutta l’energia rinnovabile necessaria. Infatti, nel 2019 l’Italia ha usato 2063 terawattora di energia complessiva (per i nostri usi domestici, l’agricoltura, l’industria ed i trasporti), di cui 395 da rinnovabili. Con una riduzione del 75%, il fabbisogno scenderebbe a 516 terawattora, di cui il 77% già disponibile. In alternativa, mantenendo i consumi attuali, dovremmo installare altri 1668 terawattora di energia rinnovabile, cioè più di 4 volte di quanto già installato: operazione non impossibile ma che richiederebbe tempi lunghi, in cui continueremmo a dipendere dalle fonti fossili (Fonte dati: Ecolobby) – oltre che di quantità enormi di altre risorse naturali spesso scarse, per approvvigionarsi delle quali non si esita a creare condizioni di sfruttamento ed inquinamento nei cosiddetti “paesi in via di sviluppo” (come ben documentato anche nel vostro servizio). Certo occorre poi stabilire come usare questa poca energia, scegliendo con cura quali sono i consumi da tagliare: a partire dagli sprechi ma tenendo conto che l’efficientamento non potrà mai essere sufficiente per ridurre i consumi del 75%.
Ci rendiamo conto che sono argomenti complessi che non è possibile affrontare in una singola mail e saremmo quindi molto contenti di poterli approfondire con Lei e la Sua redazione come e quando vuole.
Fiduciosi di un Suo riscontro, Le inviamo i più cordiali saluti ed auguri di buon lavoro.
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