Nella giornata del Primo Maggio, a Santiago de Chile, ci sono stati due cortei: uno della Central Unitaria de Trabajadores (la principale confederazione sindacale del paese) e l’altro del sindacato radicale Central Clasista de Trabajadores. Il secondo corteo si è scontrato non solo con la polizia, ma anche con i gruppi della criminalità organizzata che gestiscono il commercio informale nel Barrio Meiggs, nei pressi della stazione ferroviaria di Santiago. Sembra che i venditori ambulanti che lavorano nella zona, perlopiù migranti, debbano pagare una sorta di pizzo alle organizzazioni criminali che negli ultimi anni hanno preso il controllo di questo spazio pubblico. Già il 25 marzo, i “narcos” avevano aggredito a bastonate una manifestazione studentesca, lasciando uno studente medio tra la vita e la morte. Il Primo Maggio la violenza ha raggiunto un livello ancora più eccezionale per il Cile odierno, quando un gruppo di criminali ha aperto il fuoco a colpi di pistola, ferendo diversi manifestanti. La giornalista indipendente Francisca Sandoval è ricoverata in condizioni gravi. In molte e molti hanno denunciato anche il comportamento dei Carabineros, che sembrano essere passivamente o attivamente complici delle bande criminali. Proponiamo la traduzione del comunicato della Coordinadora Feminista 8M sull’accaduto.
Il Primo Maggio, nel quadro della commemorazione della giornata internazionale dei, delle e de* lavorator*, ci siamo unite come femministe organizzate e in lotta alle manifestazioni che si sono svolte a Santiago. In tale occasione, che mira a rendere visibile in modo trasversale le nostre rivendicazioni e urgenze come classe lavoratrice, abbiamo condannato con dolore, rabbia e un forte sentimento di impotenza i terribili fatti avvenuti nella municipalità Estación Central, dove ancora una volta si sono consumati atti criminali, di violenza estrema e intimidazione armata contro manifestanti e stampa indipendente.
In questo contesto di gravi azioni commesse contro manifestanti e lavorator* che partecipavano alla manifestazione, vogliamo in primo luogo esprimere il nostro appoggio incondizionato a Francisca Sandoval e a* familiari e amic* a lei vicin*. Si tratta di una compagna che lavora come reporter per il canale indipendente Señal 3 La Victoria. Stava facendo un servizio su questa data storica quando fu brutalmente aggredita con un colpo di pallottola, cosa che l’ha lasciata per ora in prognosi riservata. Estendiamo il nostro appoggio a tutte le vittime delle molteplici aggressioni avvenute il Primo Maggio sotto forma di pallottole, pallini, cannoni ad acqua e lacrimogeni.
Crediamo che sia oggi urgente proteggere la stampa indipendente nel nostro paese, poiché questi atti di violenza aggravano le minacce al legittimo esercizio dei diritti fondamentali alla libertà di stampa e di manifestazione. Per questo, esigiamo che si prendano misure immediate per garantire a* compagn* reporter di svolgere il proprio lavoro senza rischiare permanentemente di essere vittima di aggressioni. Per questo, come femministe e militanti in difesa dei diritti umani e dei popoli, ci troviamo di fronte all’imperativo etico di non restare indifferenti di fronte ad atti criminali e reiterare tutte le volte che sarà necessario che non potranno mai contare sulla complicità del nostro silenzio.
Osserviamo con disprezzo l’agire vergognoso e alieno a ogni logica dei Carabineros, che proteggevano e conversavano con i perpetratori della sparatoria e delle violenze garantendo loro l’impunità. Mentre le ambulanze tentavano di raggiungere le vittime dell’attacco, le forze dell’ordine si dedicavano a reprimere i manifestanti, ignorando il loro dovere di assistere coloro che necessitavano aiuto nelle circostanze appena descritte. Non essendo la prima volta che denunciamo condotte di questo tipo da parte dei Carabineros, ci chiediamo quali altri gravi fatti debbano accadere prima che lo stato si faccia carico delle necessarie misure di prevenzione e sanzione. Quant* manifestanti ferit* gravemente solo per aver esercitato il proprio diritto a manifestare negli spazi pubblici dobbiamo ancora vedere?
Per questo affermiamo nuovamente e con più forza che mai che la dissoluzione dei Carabineros è una priorità assoluta! È anche pertinente riflettere sulla possibilità che questi atti criminali siano concordati e che abbiano come principale obiettivo quello di mettere da lati opposti della barricata coloro che vivono quotidianamente una vita precarizzata da questo sistema devastante e indifferente ai nostri dolori. È possibile che questo sia l’inizio di una campagna di criminalizzazione contro chi ha storicamente vissuto del commercio ambulante, cosa che porterebbe a ulteriori lotte interne alla classe lavoratrice, tra vittime del modello neoliberista. Per questo invitiamo a rimanere allerta rispetto a tutte le sirene che ci incitano a riprodurre una narrazione di stigmatizzazione sociale, provenienti soprattutto dalla stampa egemonica tradizionale, che da sempre fa capo ai soliti noti padroni dell’immiserimento.
Rifiutiamo il ruolo dei media borghesi, che sotto il manto della libertà d’espressione promuovono stereotipi e incitano all’odio con tutto ciò che ne deriva. Mettendo in risalto le nazionalità delle e dei venditori ambulanti del quartiere, aumentano la criminalizzazione della popolazione migrante e lasciano libero corso ai molteplici episodi di discriminazione, violenza e xenofobia che purtroppo abbiamo visto aumentare a causa di queste narrazioni. Si approfondisce così la crisi sociale che stiamo attraversando.
Come femministe ripudiamo ogni incitazione all’odio contro la popolazione migrante e contro i, le e l* più precarizzat*. La violenza strutturale che vediamo nei diversi territori è insostenibile. È urgente che lo stato agisca in modo integrale, interministeriale e coordinato con misure che permettano di garantire alla popolazione di esercitare il diritto a una vita libera dalla violenza. Esigiamo che si investighi per sanzionare coloro che si riveleranno colpevoli sia per le loro azioni che per le loro omissioni!