Questi anni a Bologna: le balle «green» della giunta Lepore-Clancy, 3a puntata: il caso delle scuole Besta

[Dopo aver letto la nostra inchiesta in due puntate – qui: uno e due – sulle frottole in salsa verde dell’attuale giunta bolognese, il Comitato Besta – impegnato in una delle lotte territoriali più incisive degli ultimi mesi, quella contro l’abbattimento delle scuole medie Besta e di parte del parco Don Bosco che le ospita – ha scritto una terza puntata e ce l’ha inviata.
L’articolo ricostruisce la vicenda e termina invitando alla manifestazione che si terrà sabato 16/12. Volentieri lo pubblichiamo, con questo addendum scaricabile in pdf: l’analisi del caso Besta che Fausto Bonafede, esperto del WWF, ha inviato il 27 novembre scorso all’amministrazione comunale e alla Soprintendenza alle belle arti. N.B. Le didascalie delle immagini sono nostre.
Buona doppia lettura. WM]

di Comitato Besta

Nella «città più progressista d’Italia», come enfaticamente il sindaco Matteo Lepore definisce Bologna, lo capisce anche un bambino che non c’è nulla di «green» nell’abbattere una scuola in mezzo a un parco per ricostruirne una nuova a pochi metri di distanza, consumando nuovo suolo per quindicimila metri quadri e abbattendo quarantadue splendidi alberi ad alto fusto da anni curati da un’associazione di residenti, il Comitato Don Bosco.

Si devasta così un’area verde frequentata e amata dai cittadini e dagli abitanti del quartiere, un polmone nella sempre più cementificata zona Fiera dove l’aria che si respira è tra le più inquinate d’Europa.

Eppure l’assessore ai lavori pubblici sostiene che a fine opera «il parco sarà più bello di prima» e se lo dice lui, che ci abita di fronte, come dubitarne?

Il Progetto delle nuove scuole medie Besta, nel quartiere San Donato, è un chiarissimo e concreto esempio di come la giunta stia distruggendo l’ambiente cittadino, con progetti di intervento che sembrano riportarci al secolo scorso, quando cantieri e cemento significavano – nel senso comune – progresso e benessere, ecologia era una parola sconosciuta ai più e quasi nessuno si preoccupava degli alberi in città.

Il paradigma dominante era quello della crescita infinita. La giunta bolognese è rimasta lì, come se nel frattempo non fosse cambiato nulla. Il sindaco Dozza aveva fatto la tangenziale, ora Lepore e Bonaccini la raddoppiano, convinti, come nei favolosi anni Sessanta, che più macchine girano più il popolo sta bene.

Scuole Besta 2

Oggi però nel quartiere cittadine e cittadini non sono più di quell’idea, e nemmeno pensano che versare cemento in un parco sia una cosa sensata, utile, men che meno necessaria. Ci siamo organizzati in un comitato che, coordinandosi con altri comitati e associazioni cittadine attive per la tutela dell’ambiente – e in primis contro il Passante – lotta per fermare il folle progetto del Comune.

Perché il progetto è folle

Le scuole medie Besta, immerse nel parco Don Bosco, furono progettate a fine anni Settanta e costruite all’inizio degli Ottanta. Seguendo criteri di progettazione partecipata e attenzione al bene comune, architetti, pedagogisti ed insegnanti si consultarono per disegnare spazi più adeguati per gli studenti e il personale della scuola. Ne uscì un gioiellino sul piano didattico e pedagogico. Una scuola con tutte le classi che affacciano e si aprono sul parco e, all’interno, con anti-aule al posto dei corridoi, anch’esse ad affaccio e utilizzabili per attività di gruppo, lezioni flessibili, individualizzate. In pratica aule rimodellabili, di dimensioni variabili da 45 a 70 metri quadrati. Un progetto promosso su riviste specializzate e visitato da delegazioni di mezzo mondo.

Oggi le scuole Besta necessitano di nuovi lavori: i deterioramenti subiti nel corso degli anni, la mancata manutenzione, gli adeguamenti alle normative antisismiche, la scarsa efficienza energetica, impongono un intervento. Questo nessuno lo mette in dubbio.

Pochissimi invece capiscono perché non si sia fatto come per le Guercino, scuole gemelle in un’altra zona della città. Il Comune le ha ristrutturate in soli sei mesi, spendendo circa tre milioni di euro. Per le Besta un intervento analogo non è stato previsto. Si è invece decisa la demolizione. Ma solo dopo aver eretto, mangiandosi una grossa fetta di parco, la Scuola Quattrofoglie. Nome geniale che forse allude a cosa resterà sugli alberi a fine cantiere. Il tutto spendendo diciotto milioni, sei volte il costo di una ristrutturazione.

Scuole Besta 3

Soldi che il Comune ha trovato accendendo un mutuo per sedici milioni, regalando nuovi debiti ai cittadini, mentre i restanti due milioni, altro piccolo debito, arrivano direttamente dal PNRR.

Secondo l’assessore Daniele Ara la nuova scuola sarà bellissima, ma architetti e docenti che hanno visto il progetto l’hanno sonoramente bocciato: «solo aule e corridoi», una concezione arretrata, un progetto già vecchio, pensato senza confrontarsi con chi in quegli spazi dovrà lavorare e studiare.

La partecipazione è un tema che interessa molto i cittadini, che chiedono informazione e trasparenza, chiedono che i progetti che li riguardano vengano presentati, discussi e approvati attraverso reali processi di partecipazione civica.

Invece, di questo progetto ideato anni fa si è cominciato a parlare, a scuola e nel quartiere, solo a luglio, quando tutto era già stato definito. I tentativi di conoscere meglio l’iter attraverso la richiesta di accesso agli atti da parte del comitato sono falliti di fronte all’inspiegabile diniego dell’amministrazione.

Solo l’insistenza del comitato e il successo della manifestazione che il 7 ottobre ha portato centinaia di persone sotto gli alberi che il comune intende abbattere hanno spinto il Comune a presentare il progetto in una seduta aperta del consiglio di quartiere, il 17 ottobre scorso.

Parco Don Bosco, Bologna, 7 ottobre 2023. Manifestazione contro la demolizione delle scuole Besta e l’abbattimento di quarantadue alberi di alto fusto.

I farfugliamenti di Ara

Daniele Ara

Daniele Ara, PD. Assessore alla «scuola, nuove architetture per l’apprendimento, adolescenti, agricoltura, agroalimentare e reti idriche, educazione alla pace e non violenza.» Non è satira, sono le sue deleghe, testuali dal sito del Comune.

Durante la serata i cittadini hanno pesantemente contestato i rappresentanti politici. In un’atmosfera di crescente tensione gli assessori alla scuola e ai lavori pubblici, coadiuvati da un tecnico, hanno inutilmente provato a convincere l’assemblea che:

1. Le nuove scuole saranno molto più ecologiche delle vecchie e consentiranno un grande risparmio di CO2 in quanto edifici a grande efficienza energetica.

Nessuno contesta quest’affermazione, ma il comitato chiedeva un confronto tra l’efficienza energetica dell’eventuale nuovo edificio e quella delle scuole Besta ristrutturate. Questo confronto non esiste, non è mai stato pensato, hanno fatto capire balbettando, mostrando lo stile demolitorio e tranchant con cui si muove la giunta.

2. Il parco dove si taglieranno decine di alberi ad alto fusto sarà più bello perché tanti alberelli verranno piantumati al loro posto.

In realtà il progetto non dice nulla di preciso in merito. Tantomeno esistono stime sulla biodiversità, la capacità di ombreggiatura e di assorbimento della CO₂ degli alberi adulti che la giunta vuole abbattere a paragone di quelli molto più giovani che verrebbero messi a dimora, che tra l’altro, se non curati come troppo spesso accade, non durerebbero oltre i primi periodi di siccità. Tanti esempi lo dimostrano.

3. Il suolo dove attualmente sorge la scuola, dopo l’abbattimento di quest’ultima, tornerà ad essere nuova porzione di parco con erba e nuove piante. 

Il Comune parla vagamente di rigenerazione dell’area verde nella zona di demolizione, di nuove alberature in adeguata proporzione rispetto alle essenze arboree abbattute, ma è scientificamente accertato che questi suoli hanno tempi di formazione molto lunghi e sono una risorsa sostanzialmente non rinnovabile. In compenso, nel progetto si accenna alla possibilità di destinare parte dell’area a un eventuale parcheggio se la vicina Fiera ne avesse bisogno.

4. Le nuove scuole saranno più belle e funzionali e il nuovo tram che passerà accanto non arrecherà alcun fastidio perché il parco potrà essere separato e protetto da alti pannelli fonoassorbenti. 

Una scuola con un muro che la circonda. Pedagogia d’avanguardia.

5. Spendere diciotto milioni per una scuola ex novo è meglio che spenderne molti meno per ristrutturare quella esistente.  

Un dogma della “logica” cementizia, che nessuno si azzardi a contestarlo!

6. La ristrutturazione non è comunque possibile perché non si sa dove mettere gli allievi durante i lavori. 

È stata completamente ignorata la risposta del corpo insegnante: le scuole Besta sono organizzate in due grossi blocchi separati tra loro dalla palestra, e ogni blocco può contenere un numero di aule sufficienti per garantire l’attività didattica. Si potrebbe ristrutturare prima un blocco e poi l’altro, come del resto si è fatto per ristrutturare le Guercino, che sono uguali alle Besta.

Riduzionismo carbonico

Che il progetto, una volta conosciuto, risulti sempre più impresentabile lo si era visto già a inizio ottobre quando, per una variazione di bilancio, è stato necessario un passaggio in consiglio comunale. In quel frangente la maggioranza si è spaccata: i Verdi hanno votato contro e Coalizione civica, colta alla sprovvista, ha pensato di potersela cavare uscendo dall’aula. Per la giunta una situazione imbarazzante. E per il Sindaco una questione da risolvere al meglio. 

Col recente rimpasto di giunta, Lepore ha assegnato a Emily Clancy, leader di Coalizione civica e vicesindaca, la delega all’Ambiente e la questione Besta/Don Bosco. Richiamati all’ordine, i finti disturbatori della “coalizione cinica” hanno immediatamente riaffermato la loro obbedienza al PD, il Partito Disboscatore. 

Marco Trotta, coalizzato civico, vicepresidente del quartiere San Donato/San Vitale

Il nuovo cemento fa bene, secondo il vicepresidente del quartiere San Donato/San Vitale e anche lui esponente di CC Marco Trotta, come riporta il Corriere del 9/12:

«Passare da un edificio di classe D a uno di classe A+, con quelle dimensioni, in termini di risparmio di CO2 equivale a circa 500 alberi».

Trotta finge di non capire che il confronto non va fatto tra il nuovo edificio e il vecchio, ma tra due progetti: quello del nuovo edificio e quello delle Besta ristrutturate.

Soprattutto, il rappresentante di Coalizione Civica reitera la consueta, paradossale posizione secondo cui cementificando si lotterebbe contro il cambiamento climatico. Per poter anche solo pensare di dire una cosa del genere è prima necessario ridurre il problema alla sola emissione di CO2, rimuovendo dal quadro tutto il resto: il consumo di suolo, la distruzione degli ecosistemi ecc.

Si chiama riduzionismo carbonico, è tra le più comuni forme di greenwashing.

Un edificio non può «equivalere» a cinquecento alberi, perché gli alberi non sono unità di misura e basta, non sono intercambiabili macchine assorbigas da piazzare o rimuovere a piacimento, ma esseri viventi diversi tra loro e inseriti in un ecosistema. Cinquecento alberi non sarebbero l’equivalente di un cubo di cemento «efficientato»: sarebbero un bosco. Un parco come il Don Bosco è un’area di biodiversità dove il suolo è permeabile e pieno di forme di vita che garantiscono processi indispensabili alle nostre esistenze, in primis proprio la cattura di CO2.

Va poi detto che l’abbattimento di una struttura, lo stoccaggio e il riciclo dei rifiuti edili, la costruzione del nuovo edificio con nuove fondamenta e nuove strutture, nonché tutte le fasi di cantierizzazione comporterebbero un costo energetico e ambientale notevole soprattutto in termini di emissione di CO2 e di altri gas climalteranti.

Do Not Significant Harm

Raffaele Laudani. Assessore a «urbanistica e edilizia privata, pianificazione e progetti strategici, patrimonio, gemello digitale, scienza, ricerca e conoscenza.» Idem come sopra.

Nonostante tutto andrà liscia, stanno forse pensando in giunta. È solo il solito comitato che prova a ostacolare i lavori di un’amministrazione che guarda al radioso futuro di Bologna e lo fa puntando molto sul quartiere San Donato, nuovo centro di una città che con Fiera, Tecnopolo e Centro Meteorologico Europeo sarà sempre più internazionale.

Bologna uscirà dal suo «provincialismo», dichiara l’assessore all’urbanistica Raffaele Laudani. Che in concreto significa altri trentamila metri quadri di costruzioni in Fiera, ulteriore cementificazione del “quadrante Stalingrado”, nuovo stadio “provvisorio” da ventiduemila posti e sviluppo di un quartiere attraversato da un’autostrada a diciotto corsie.

Nell’anno 2023 per uscire dal «provincialismo» la soluzione indicata è… più cemento.

Ma il comitato non si arrende e studiando le carte del progetto nuove Besta scopre, grazie a una consulenza tecnica, che qualcosa non quadra.

Come riporta il Corriere della sera del 7 dicembre,

«per l’erogazione dei fondi del PNRR […] è necessario rispettare il cosiddetto principio DNSH, Do Not Significant Harm, ovvero “non arrecare danni significativi all’ambiente”. Un principio tecnico che deve essere contenuto in una relazione specifica. “Ma la relazione allegata alla delibera di approvazione del progetto non dimostra nulla — dice il comitato — perché è̀ stata utilizzata una scheda sbagliata della specifica Guida operativa del ministero dell’Economia e della Finanza, ovvero la scheda 2 delle ristrutturazioni invece della scheda 1 relativa ai nuovi edifici da costruire e interventi di demolizione e ricostruzione». 

Inoltre, all’obiettivo «mitigazione dei cambiamenti climatici» contribuisce anche la garanzia che i livelli di scorte e di pozzi di assorbimento di carbonio nelle aree boscate, arborate, vegetate siano mantenuti o rafforzati a lungo termine. Conditio sine qua non è almeno il mantenimento della biomassa arborea esistente. In caso contrario, serve una valutazione in termini di bilancio della CO2. Tale valutazione nella Relazione DNSH non è presente.

Questi sono come minimo errori procedurali e potrebbero mettere a rischio gli stessi fondi del PNRR.

Un bene da tutelare

C’è un altro aspetto che preoccupa fortemente la giunta.

La Soprintendenza ai beni culturali ha avviato la procedura per il riconoscimento dell’importante carattere artistico dell’attuale sede delle scuole Besta e Italia Nostra si è attivata per richiederne la tutela. Questo potrebbe fermare la demolizione dell’edificio e spingere a una rivalutazione del progetto.

La possibilità c’è, data la mole di pubblicazioni e dato anche il fatto che le scuole Guercino, realizzate in base allo stesso progetto delle Besta, sono già vincolate dal Piano Urbanistico Generale del Comune di Bologna come «Edificio di Interesse Culturale e Testimoniale del Secondo Novecento».

Il sindaco Lepore ha reagito con nervosismo, dicendo che loro «tireranno diritto» e lanciando un attacco personale all’architetta Fioretta Gualdi, autrice del progetto delle scuole Besta e Guercino, oggi in pensione, che in accordo col comitato ha chiesto l’intervento della Soprintendenza.

Scuole Besta 5

Sabato 16 dicembre manifestazione in San Donato

Respingere, fermare e smontare il progetto mostrandone l’assurdità, gli svantaggi economici e i danni creati all’ambiente e alla vita che si svolge nel parco, la follia di un taglio di alberi devastante, l’arretratezza sul piano dell’architettura scolastica e l’assoluta non necessità di altro cemento e nuovi cantieri, è il compito che il comitato si è dato.

A San Donato sempre più cittadini sono coinvolti nella lotta, sempre più persone venendo a conoscenza del progetto lo liquidano con l’evergreen fantozziano: è una cagata pazzesca!   

Per queste ragioni il comitato invita tutti i bolognesi alla manifestazione di Sabato 16 dicembre alle 10,30 in Piazza Spadolini davanti alla sede del quartiere San Donato/San Vitale, per poi raggiungere in corteo il parco Don Bosco.

Alla manifestazione aderiscono: ComuniMappe, CTA (Comitato Tutela Alberi provincia di Bologna), Ecoresistenza per Cambiare Rotta, Europa Verde-Verdi Bologna, FaniGreen, Fridays For Future, Italia Nostra, Legambiente Bologna, Parents For Future, USI-CIT di Bologna e WWF Bologna Metropolitana.

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Il Comitato Besta è su Facebook. Com’è noto, da Giap non linkiamo verso FB, ma chi vuole entrare in contatto con il comitato troverà la pagina in pochi secondi.

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