
Di Max Del Papa, ilgiornaleditalia.it
Nell’epoca delle tecnocrazie, dell’intelligenza artificiale che può simularti coinvolto in atti osceni o criminali torna a trionfare lo strapaese di bassa lega, il populismo stracciarolo, le pulsioni e traspirazioni fisiologiche, i villaggi coperti di merda a memoria di chi li ha invasi, la biancheria stesa sul balcone a simbolo di umanità lercia e magari malavitosa. Il lerciume è fenomeno ecumenico, attraversa tutte le classi sociali, la plebe come la nobiltà decaduta come la terra di mezzo della feccia influencer nel cui svolazzar di mutande impazzite regnano i pettegolezzi. Un pregiudicato con 13 di galera scontati a singhiozzo può ricattare e sbandierare gli adulteri di uno che sta in mezzo alla malavita da curva e una sotto processo con l’accusa di frode aggravata, cioè di avere truffato i consumatori col cinismo sommo della falsa beneficenza per bambini oncologici. Tutto intorno una sarabanda oscena di video, di scatti, di ricatti, di diffide, di carte bollate, di puttane, di travoni, con Corona detto “il paparazzo vip” che su tutto lucra e dappertutto si fa invitare. A pagamento. Tutti, basta che abbiano il passato “controverso”, possono trovare ospitalità ed effimera fortuna nel circo moralistico ma pornografico della televisione “di qualità”. Può arrivarci anche una esimia sconosciuta con 2 milioni di seguaci e il passato “controverso”, può partire come Attila da Napoli alla conquista di Roccaraso dove sbarcano dietro suo impulso dodicimila conterranei gettando nello sconcerto la comunità montana abruzzese. Da cui le improbabili analisi sociologiche sull’elitismo di Roccaraso e il razzismo antinapoletano. Chi è questa Rita de Crescenzo che si vanta di poter mobilitare la plebe cafona, che si propone come alternativa al ministro turistico Santanché, migliore solo nei ritocchi estetici? “Una dal passato controverso” scrivono i giornali, per dire una rimasta incinta di un camorrista da ragazzina, famosa per le sceneggiate e gli exploit locali come neomelodica, orgogliosamente eccessiva, rifatta nel modo orrendo che usa oggi, che deforma i lineamenti, spuntata fuori come influencer di 45 anni non si sa bene di cosa: ha rimediato una condanna pecuniaria per aver diffamato un ristoratore, cioè a quanto si è capito pretendeva di mangiare gratis in cambio di pubblicità, il caro vecchio sbafo che è il vero lavoro di questi “comunicatori”, è passata per altre situazioni pittoresche, napoletane, infine ha catapultato l’equivalente di un paese addosso a una località sciistica.
Tutto spontaneo? Tutto dovuto all’insospettabile peso di una 45enne plasticata? Subito la Procura ha aperto un fascicolo, insospettita da tutte quelle banconote da 20 euro con cui in dodicimila pagavano le consumazioni, gli impianti, qualsiasi cosa, mazzette gigantesche di banconote forse false, forse sporche: l’ipotesi è di riciclaggio e dove c’è riciclaggio c’è la malavita organizzata, c’è la camorra. La quale si serve all’occorrenza di maranza, di trapper, di influencer, di tutto quello che può farle comodo. Questa De Crescenzo è controversa, dicono i giornali, ma non indagata e si è subito montata la testa: “Dopo Roccaraso, prendo Ovindoli”. La località dove voleva andare il macellaio di Vacanze di Natale, altro che Cortina, mortacci vostra. Ma da Ovindoli, dopo aver visto la disperazione del sindaco di Roccaraso, hanno risposto: passasse per un altro paese, che stiamo bene come stiamo.
Nell’epoca del futuribile, dei razzi di Musk che fa “il saluto romano” e manda a riprendere gli astronauti influencer dimenticati da Biden, può farsi largo una che si definisce orgogliosamente dei vicoli, una influencer alla pummarola, forse meno improvvisata di quanto lasci pensare, comunque una versione più brutale, più inquietante dei Ferragnez: subito la suburra televisiva, mediatica, la arruola, se la accaparra Giletti, altri seguono a ruota e lei si concede a tariffa, come i virologi. Per dire che? Il pianerottolo dei talk show millanta ambizioni cronistiche, informative ma resta ballatoio dei più volgari e mortificanti: appena qualcuno combina qualcosa subito viene esposto come la bestia allo zoo e peggio è, meglio è. Imbroglioni, imbonitori, scrocconi, parassiti, ladri, pregiudicati, gente in tanfo di malaffare: il fascino per niente discreto dell’orrido, del lercio, del presociale, del subculturale, della civiltà barbarica di ritorno nel richiamo del dialetto gutturale, ferino. A Sanremo, massima rassegna dell’intontimento popolare di regime, hanno chiamato senza alcun problema gente compromessa coi pendagli da curva che strozzano San Siro, tagliagole finiti dentro per narcotraffico, per tentato omicidio. E facevano i guardaspalle e i compagni di merende di questi rapper che scimmiottano i tormentoni anni ’60 di Rita Pavone, di Edoardo Vianello. Uno, indagato per associazione a delinquere di stampo mafioso, alla fine si è ritirato pur di non rispondere a domande scomode su questioni imbarazzanti: il bravo conduttore abbronzato, senza fare una piega, ha commentato: mi dispiace, è una grande perdita per il Festival. Potrebbero chiamare in sostituzione questa tiktoker influencer napoletana che tanto canta anche lei, ha in repertorio brani quali “Ma te vulisse fa’ ‘na gara ‘e ballo”. Perché non affidarle un sermone sulla legalità, visto che è stata minacciata dal figlio di un boss camorrista, non si sa a quale titolo? Poco tempo fa assicurò di essere stata minacciata col coltello da due sconosciute ai quartieri spagnoli mentre andava a un festa gender: “Aiuto, sono in ospedale”. Riscontri zero, denunce zero, non se ne è saputo più niente, a Napoli sono cose normali, ridicole, e “ognuno si fa ‘e fatte suoie”. Un’altra volta si scaglia lei contro una assistente della struttura da cui è fuggito il figlio, e in qualche modo ci deve mettere una pezza l’assessore alle politiche sociali Luca Trapanese. Dal passato controverso non manca una detenzione per spaccio in associazione a delinquere, accusa caduta in giudizio: ma cinque anni fa la non ancora influencer diceva alle telecamere di la7 in una intervista spaventosa: “Accà le mamme spacciano tutte ca sinnò al Pallonetto non si mancia ma io ho preso i pisicofarmaci che mi hanno tolto i figli, li hanno mandati in comunità, questo non è bello, i figli non si toccano”. Di quinta s’intravvedeva la Spaccanapoli di sempre, dal brigantaggio ottocentesco alle sceneggiate di Merola. Io sono una mamma malata, diceva la futura ministra del turismo, col sottofondo di musichetta patetica a suggerire comprensione. “Non sbaglierò più” e difatti si è rifatta in tutti i sensi, si è reinventata tiktoker, influencer, ha lanciato una sigla, “Svergognata”, trasformandola in brand di cosmetici e robetta kitsch. Che di diverso dalla salatissima paccottiglia di Chiara Ferragni?
Roccaraso presa d’assalto da 200 pullman agli ordini di una dei vicoli, del Pallonetto, una neomelodica: ci crediamo? La plebe sì, la magistratura meno e procede. Però quanto è apparentemente facile finire in televisione partendo dal basso, restando nel basso, nell’epoca dei razzi che arrivano su Marte, che puntano la luna.
Di Max Del Papa, ilgiornaleditalia.it
06.02.2025
Max Del Papa. Giornalista dal 1992, si divide tra le Marche e Milano. Ultimi libri: “Vale Tutto” e “Eurostyle” (2023, autoprodotti) sullo Stato autoritario e l’Unione Europea più strega che matrigna.