SANIFICAZIONE? SI, MA NON CON VARECHINA

Sono molto preoccupata, si… ma non per un possibile contagio da Coronavirus ma per l’impatto ambientale e sociale che la fobia da iperdisinfezione sta travolgendo tutta la popolazione italiana, compreso aziende produttive che devono restare aperte e garantire la sicurezza del proprio personale e quella degli amministratori locali e regionali che in nome della “sicurezza” ordinano di sanificare pure le strade ed i marciapiedi.

Articolo di Sandra Fancello – Presidente Circolo MDF Livenza-Tagliamento

Le immagini che ci arrivano dalla Cina, ci fanno troppo spesso vedere uomini in tuta e mascherina che con nebulizzatori in schiena ed atomizzatori irrorano le strade cercando di arrestare l’avanzata del terribile nemico “Codiv-19”.

Devo dire che all’inizio qualche preoccupazione l’ho avuta anch’io, la corsa ai gel sanificanti e mascherine protettive, come peraltro raccomandata fin da subito dai provvedimenti ministeriali in atto, non ha risparmiato neanche me, che lavoro come impiegata in una piccola impresa di pulizie del comune dove abito. Fortunatamente per uso personale ho la mia boccettina autoprodotta di soluzione alcoolica rispettosa della mia pelle consigliata da Lucia Cuffaro.

Ma in virtù di qualche conoscenza in più acquisita nel mio lavoro, sono rimasta letteralmente sconvolta quando ho letto che il governatore del Veneto, la mia regione, voleva partire con una campagna di sanificazione di strade e marciapiedi utilizzando la varechina al 5%, con il plauso della Coldiretti che avrebbe dispiegato tutta la potenza di fuoco di trattori, nebulizzatori ed atomizzatori dei propri associati. Ho subito pensato al danno ambientale che questa pratica sconsiderata poteva comportare. Conosco da tempo le caratteristiche tecniche della varechina, termine tecnico “ipoclorito di sodio”, ed anche se è ancora largamente diffusa, a torto, nelle pulizie domestiche, non è assolutamente un prodotto che rispetta le normative C.A.M. dei requisiti minimi ambientali ed ecologici di cui all’art. 18 della Legge 28 dicembre 2015 n.221, resi operativi, tramite l’art. 34 recante “Criteri di sostenibilità energetica e ambientale” del D.lgs. 50/2016 a cui devono attenersi tutte le amministrazioni pubbliche in primis.

L’ipoclorito di socio è corrosivo, è TOSSICO per le acque e per l’ambiente ed è NOCIVO anche per chi ne respira i vapori, soprattutto se entra in contatto con acidi libera gas tossici.

Anche il mio comune, sulla scia delle dichiarazioni della regione, è partita annunciando in un post ufficiale del 19 marzo che avrebbe provveduto alla sanificazione delle strade dando l’incarico all’ente di gestione territoriale per la raccolta dei rifiuti.

Ho subito scritto una lettera al mio comune ed all’ente gestore del servizio per richiedere la scheda tecnica e di sicurezza del prodotto che intendevano utilizzare, ed il grado di diluizione che avrebbero usato per avviare questa sanificazione, e ad oggi mentre scrivo, devo ancora ottenere risposta.

Fortunamente anche Legambiente si era mossa e, tramite l’Istituto Superiore di Sanità ed in seconda battura tramite ISPRA “Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale”, è stata emanata in data 18 marzo una direttiva per la limitazione nell’utilizzo dell’ipoclorito di sodio, riservandolo solo in casi straordinari e comunque in diluizione non superiore allo 0,1%, anche se basterebbe un semplice lavaggio con acqua per lavare le strade abbattendo inn questo modo la carica batterica nociva.

C’è un’altro dato allarmante conseguente al panico da Coronavirus, che oggi viene evidenziato in diverse testate giornalistiche. Cito il testo di Adkronos del 24/03 “Con l’emergenza coronavirus e la crescita vertiginosa dell’uso dei disinfettanti per proteggersi dal rischio contagio, crescono anche le intossicazioni. E ad accorgersene sono proprio i centri antiveleni, perché si impennano anche gli Sos. L’allarme arriva da uno dei più importanti, quello attivo all’ospedale Niguarda di Milano: dall’inizio dell’emergenza le richieste di consulenza per intossicazione da disinfettanti è aumentata “del 65% circa – spiegano dalla struttura – e fino al 135% nella fascia di età inferiore ai 5 anni“.

Tutto questo correre a sanificare, disinfettare ogni spazio dentro e fuori casa, mi lascia spazio per una riflessione personale. Da alcuni anni, grazie al percorso intrapreso di “decrescita felice” ed agli approfondimenti personali avuti grazie al gruppo di acquisto solidale a cui appartengo, ho iniziato a fare alcune scelte sia nell’ambiente domestico in cui vivo che negli spazi verdi del giardino ed in campagna.

Per le pulizie domestiche, utilizzavo già da 20 anni solamente detergenti ecologici ed a basso impatto ambientale, quando ho scoperto gli EM – microrganismi effettivi, c’è stata una ulteriore rivoluzione.

La nostra generazione è cresciuta con la fobia di igienizzare e sterilizzare ogni superficie e pavimento (specialmente quanto si hanno bambini piccoli in casa). Quando ho scoperto che non tutti i batteri sono “cattivi” o patogeni, che ci sono anche quelli utili ed essenziali alla vita, che la maggior parte dei batteri sono opportunisti e quindi in un’ambiente ben equilibrato i batteri patogeni non hanno la possibilità di sopravalere, che in un’ambiente a basso ph tendente all’acido quindi inferiore a 3,5 i batteri patogeni ed i virus non sopravvivono, allora ho preso una decisione.

Da 5 anni utilizzo per le pulizie solo EM Effective Microrganism ed udite… udite anche nel bagno, anzi l’acqua del secchio posso gettarla direttamente nel water e le fosse biologiche ne traggono giovamento, oppure posso gettare l’acqua con i microrganismi del giardino e l’erba cresce più verde e rigogliosa, anzi se bagno le piante con gli EM, oppure li uso nella coltivazione agricola come nel mio caso, ho dei risultati ancora più sorprendenti.

Ora la mia ricerca personale si sta rivolgendo alle esperienze che si stanno facendo in Thailandia, dove negli ospedali si stanno utilizzando per la detergenza i microrganismi effettivi con ottimi risultati riguardo l’igiene e l’eliminazione di prodotti chimici, guarda caso negli ospedali italiani e nelle case di cura ci sono i maggiori casi di sovrainfezione da batteri patogeni nonché contaminazione da coronavirus ed allora mi chiedo… perchè non irrorare le strade utilizzando i microrganismi effettivi così, invece di inquinare con la varechina, bonifichiamo ricreando quell’equilibrio andato perso con l’inquinamento in città? Perchè non incentivare uno studio sperimentale sull’utilizzo dei microrganismi effettivi anche nei nostri ambienti ospedalieri o case di cura ed evitare che sovrainfezioni batteriche indeboliscano i pazienti ricoverati ed il personale che ci lavora?

Se, come ci si augura da più parti, il cambiamento che porterà la crisi pandemica che stiamo attraversando, dovrà sicuramente farci riflettere ed insegnarci qualcosa da cui trarre esperienza per non commettere sempre i soliti errori, vorrei immaginare un mondo dove i batteri utili ci possano dare una mano a vivere meglio inquinando meno.

The following two tabs change content below.

Condividi questo contenuto...

Lascia un commento