Scegliere di rallentare dell’autrice francese Nelly Pons edito da Terra Nuova è un libro dal titolo quanto mai profetico per questo periodo in cui si è costretti a rallentare.
Ma c’è un aspetto importante nel messaggio dell’autrice francese che va colto: se si sceglie di rallentare poi non si è costretti a farlo nostro malgrado, anche perché quello che suggerisce la Pons è un rallentamento assai attivo, cioè una scelta ben precisa di orientare diversamente la propria vita.
La sua è una metafora interessante sul nostro tempo che di fronte alla schizofrenia, alla velocità che aumenta vuole dare delle risposte diverse da quelle che ci dicono di accelerare ancora di più fino allo schianto finale, che per la Pons ha significato una crisi di burn out ovvero un black out mentale e fisico in conseguenza del troppo stress accumulato. E così ha dovuto fermarsi e riflettere sulla sua di esistenza e descrive questo passaggio come quello che gli ha salvato la vita.
Tutto accelera in un paradosso per il quale il progresso, la tecnologia ci dovrebbe far guadagnare tempo; invece paradossalmente quello che avviene è che di tempo se ne ha sempre meno e una delle frasi più utilizzate è: sono di corsa, non ho tempo. Ma se non c’è più tempo dove sono i vantaggi del correre? Complice anche la iperconnessione, si fa infatti fatica a capire dove sia finita la propria vita e il tempo per se stessi. Viene citato giustamente il grande sociologo tedesco Hartmut Rosa fra i maggiori studiosi che hanno esaminato l’importanza del tempo, che non può essere compresso, sfruttato all’infinito come vorrebbe la società del consumo; perché il tempo sempre quello è. Così come la capacità di sostenibilità delle persone agli stimoli: quella è e se la si aumenta e si sovraccarica costantemente, alla fine le persone collassano. Esattamente come si sta facendo con la terra che non può supportare uno sfruttamento e peso indiscriminato; infatti l’autrice analizza anche i consumi, il degrado del pianeta e l’impronta ecologica ormai insostenibile che abbiamo a livello globale.
Alcuni dati che riporta l’autrice sono il chiaro esempio di una situazione in deflagrazione, laddove 8 francesi su 10 esprimono il desiderio di rallentare e 9 persone su dieci di queste esprimono il desiderio di avere più tempo per sé e per stare con i propri cari. Otto lavoratori su 10 consultano la loro posta elettronica professionale al di fuori dell’orario lavorativo e un terzo dei francesi e quasi due terzi degli individui sotto i 25 anni si dicono dipendenti dal loro smartphone
Il libro è scritto in maniera semplice e chiara ed è coadiuvato anche da simpatici disegni e grafici alcuni dei quali hanno come titolo una frase emblematica che ben esprime lo smarrimento di questi tempi: “Dove si va papà? Non lo so ma andiamo”. Un libro che in questi tempi di rallentamento forzato può fare riflettere e riscoprire alcuni vantaggi di una simile situazione e magari mantenerli anche dopo che non si sarà più costretti a rallentare ma lo si sceglierà in piena consapevolezza. Come testimonianza italiana è riportata nel libro l’esperienza di Paolo Ermani, presidente dell’associazione Paea, ormai da tempo impegnato a praticare un “rallentamento attivo” come valida e concreta alternativa anche nel nostro paese.
Riportiamo infine un passo significativo del libro e del messaggio dell’autrice.
«Scegliere di rallentare significa riprendere il controllo della propria vita. Significa abbracciare una esistenza dignitosa e consapevole. Significa rivedere le proprie priorità, saperne pesare i pro e i contro. Vuol dire guardare dall’alto la quotidianità, osservare il proprio bisogno di sentirsi esistere, tramite l’azione e dentro di essa. Vuol dire smettere di fare ad ogni costo, di correre, semplicemente di reagire. Di pensare che tutto è urgente, importante, da fare entro un minuto. Rallentare significa sapersi fermare qualche istante e osare compiere delle scelte; contrapporsi a questo flusso incessante che ci opprime ed esprimere il desiderio di un’altra relazione con il mondo, di un altro modo di vivere».