«Io sono femminista e le femministe non hanno mai considerato l’aborto un diritto. L’aborto è il lato oscuro della maternità».
Queste le parole pronunciate non molto tempo fa da Eugenia Roccella, portavoce del Family Day e profonda conservatrice contro l’eutanasia, la procreazione assistita, le unioni civili e l’aborto. Mentre il suo nome veniva pronunciato ieri pomeriggio dalla futura premier Meloni per affidarla al Ministero della Famiglia, il collettivo del Laboratorio Climatico Pandora di Mestre ha occupato l’ingresso del luogo cittadino dove in questi giorni il Movimento per la Vita presenterà un dibattito pubblico su come la virilità del padre possa difendere la donna e il bambino dall’aborto.
In seguito il comunicato.
Eventi antiabortisti di questo tipo stanno ormai spuntando come funghi in diverse città, prendendo illegittimamente parola nella cornice paradossale di un paese in cui la percentuale media di obiettori di coscienza è al 70% e in cui ancora molte soggettività sono costrette a ricorrere ad aborti clandestini, senza citare la rigida impostazione scolastica non ancora adeguata ai cambiamenti sociali, la mancanza di adeguati servizi per la salute riproduttiva e la difficoltà di accesso ai percorsi di transizione.
Non è un caso se il primo giorno di legislatura del neo governo ha visto già tre proposte che minacciano il diritto all’aborto e all’autodeterminazione dei corpi: alla faccia di chi diceva che avremmo dovuto aspettare di vedere l’operato del governo prima di giudicare ed esprimerci. In realtà avevamo già capito tutto a partire dai governi precedenti governi mai troppo interessati ai diritti delle soggettività marginalizzate. La situazione attuale e futura è lo sfogo di un governo fascista che ha alimentato la propria campagna elettorale minacciando ogni diritto al l’autodeterminazione dei corpi, perfettamente dentro un sistema machista che fa comodo a molti mentre continua ad opprimere altri soggetti.
In questo quadro, colorando l’ingresso del luogo del dibattito antiabortista con coriandoli, manifesti e glitter, il collettivo Pandora ha posto un punto fondamentale: il diritto all’aborto non deve essere toccato ma implementato e migliorato.
Parlare pubblicamente in quanto uomo maschio etero cis di come una donna o una soggettività LGBTQIA+ debba decidere sul proprio corpo è una cosa che non possiamo accettare in nessuna città, consapevoli che l’unico strumento utile in questo momento dovrebbe essere la libertà dei corpi.
Parlare di diritto all’aborto significa parlare di diritti di tutte le soggettività marginalizzate su cui viene fatta una campagna politica che dovrebbe occuparsi di ben altri problemi in questo Paese.
Significa parlare di quei servizi territoriali e cittadini che in questo momento subiscono solo tagli e disinvestimenti pubblici: nel mese del prevenzione del tumore al seno va anche sottolineato che parlare di maggiori servizi sanitari per le donne* e maggiore ricerca su questi temi significa aumentare il numero di consultori e presidi cittadini che possano fornire visite gratuite e accessibile a tutt*.
Significa costruire un sistema di cura in cui invece di portare interrogazioni sui numeri degli aborti e delle transizioni di genere in città, si lavori per creare un mondo in cui ognun* abbia il diritto di autodeterminarsi.
Troppo spesso tutti questi nostri bisogni che partono dai diritti più essenziali e dai nostri corpi, sono indicati come delle colpe.
Nostra è la colpa se abortiamo e non abbiamo pensato prima di non rimanere incint*, se veniamo molestatə e violentatə per strada o se siamo maltrattatə in casa.
Nostra è la colpa se non ci sentiamo di appartenere al sesso che ci hanno imposto quando siamo natə, se non seguiamo le norme binarie.
Nostra è la colpa se soffriamo di malattie mentali, se siamo “pazzə”, se non riusciamo a trovare lavoro o se ci lamentiamo sempre.
Nostra la colpa se moriamo di overdose per strada, se non abbiamo un tetto dove dormire.
L’unica colpa è questo sistema etero-cis patriarcale che minaccia ogni diritto fondamentale alimentando ben troppi privilegi. Di fronte a ciò, l* ragazz* di Pandora ricorda che se decidere sui nostri corpi è un crimine, allora saremo criminali!