Si converge!

È stata una giornata importante, quella vissuta ieri nel nostro Paese, perché per la prima volta dopo molto tempo c’è stata una convergenza di lotte e vertenze provenienti da diversi settori lavorativi e studenteschi. Riders, insegnanti , studenti e genitori, lavoratori e lavoratrici della logistica, del pubblico impiego, del  settore trasporti, dello spettacolo e della cultura hanno incrociato le braccia, ma non solo: dalle piazze, dai picchetti e dai blocchi sono emerse in maniera palese le tante contraddizioni che questa pandemia ha evidenziato, in primis l’aumento del divario sociale, economico e sanitario che si è acuito in questo anno di crisi pandemica. E il weekend non è ancora finito, perché oggi scenderà in piazza il mondo dello spettacolo, con la tanto attesa manifestazione di Venezia Show must go block e altre piazze: l’appuntamento veneziano è alle 14,30 in piazzale Roma.

Mobilitazioni che hanno fatto dialogare e ha messo e in rete diverse categorie che vivo in maniera più profonda queste contraddizioni: se da una parte chi lavora nella logistica e nel delivery  che in questa pandemia ha visto aumentare enormemente il proprio carico di lavoro senza tutele sanitarie e migliorie salariali, dall’altra parte vediamo come il comparto scuola sia stato tra quelli più colpiti e sacrificati dietro il paravento della salute e della sicurezza collettiva.

Le mobilitazioni odierne  hanno inoltre evidenziato le potenziali interconnessioni tra le diverse lotte e rivendicazioni sociali, superando quelle logiche corporative che riflettono solo gli interessi del vecchio e nuovo “padronato”.

Migliaia di persone in piazza ieri mattina chiamate da Priorità alla scuola: studenti, insegnanti e genitori chiedono la riapertura delle scuole di ogni ordine e grado, dal nido all’università, in presenza, in sicurezza e in continuità. Proprio in mattinata è giunta la notizia che il TAR del Lazio ha accolto il ricorso per la riapertura delle scuole, effettuato da “Ri(n)corriamo la scuola” di Firenze. La sentenza dispone che entro due giorni il Consiglio dei Ministri debba riesaminare le misure sulla scuola contenute nel DPCM alla luce dei rilievi sollevati dal TAR stesso e dagli studi scientifici citati dai ricorrenti. Nel pomeriggio, il premier Mario Draghi ha annunciato in conferenza stampa il “contentino”, ossia la riapertura delle scuole fino alla prima media dal 7 aprile.

I movimenti studenteschi, che negli ultimi mesi hanno fatto numerose iniziative e occupazioni di stabili per protestare contro l’alienante didattica a distanza, rivendicano anche il reset tematico dell’istruzione tradizionale e l’apertura verso questioni più vicine ai problemi quotidiani degli studenti e delle studentesse: ecologia, genere, mobilità, diritto agli spazi. Questo hanno sottolineato le studentesse del Coordinamento Studenti Medi di Padova, intervenute al presidio in piazza Cavour.

A Vicenza, nel corso di un flash-mob, si è simbolicamente costruito un muro  per ricostruire dalle basi la scuola, sul sono state scritte le rivendicazioni portate da insegnanti, genitori bambine e bambini.

Vicenza

A Napoli insegnanti, studenti, studentesse, lavoratrici e lavoratori insieme a piazza Dante a partire dalla mattina si sono poi diretti al teatro Mercadante, presidiato dalle prime luci dell’alba da studentesse e lavoratrici dimenticate dalle istituzioni e lasciate senza prospettive. Grazie alla mobilitazione all’interno del teatro vi sarà un presidio permanente di lavoratori e di lavoratrici per puntare i riflettori su una questione delicatissima che da più di un anno continua ad essere colpevolmente ignorata.

Napoli

In decine di città sono si sono tenuti anche gli scioperi dei riders che hanno lanciato il “No Delivery Day” al motto di “nessuno ordina, nessuno consegna”, con un chiaro appello ai consumatori a boicottare per un giorno le principali piattaforme di food deliverance. Tra le principali questioni poste dalla rete “Riders per i diritti”, che ha indetto lo sciopero, il peggioramento delle condizioni lavorative che si è avuto dopo la firma dell’accordo tra Assodelivery e il sindacato di destra Ugl, che di fatto ha legittimato il cottimo.

In un lavoro gestito e monetizzato da un algoritmo, contrattualmente neppure riconosciuto come tale, c’è stata anche la forte richiesta di tutele sanitarie, come ha spiega Paola, una rider che è scesa in piazza ieri mattina a Padova, davanti alla sede di McDonald’s, una delle corporation che maggiormente sfrutta questi lavoratori e lavoratrici.

Molte le piazze dove si sono create convergenze: a Bologna in piazza del Nettuno, a Roma davanti alla sede del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e a Milano, dove pochi giorni fa un un rider di 38 anni è rimasto gravemente ferito dopo essere stato investito da un furgone all’incrocio tra via Maffucci e via Carnevali, in zona Bovisa. Nel capoluogo lombardo sono stati segnalati alcuni momenti di tensione con la polizia, con la celere ha circondato ben tre volte il gruppo di rider che stava girando per le vie della città per intercettare e coinvolgere i colleghi e le colleghe in servizio; sono volate anche alcune manganellate. La tensione si è smorzata solo quando i riders sono arrivati in Piazza Duomo per l’appuntamento conclusivo della giornata.

Bologna

Lo sciopero della logistica è stato particolarmente ricco al Nord Italia. Tra le note liete della giornata, la notizia del rilascio di Arafat e Carlo, coordinatori provinciali Si Cobas messi ai domiciliari perché attivi nelle lotte alla Tnt – Fedex di Piacenza. In Veneto la giornata di mobilitazione è stata animata da blocchi e picchetti in diversi magazzini della logistica, per respingere le pretese padronali di rinnovare al ribasso il CCNL scaduto ormai a dicembre 2019, per l’aumento del salario e per l’imposizione di protocolli più stringenti a livello sanitario.

In provincia di Vicenza le presenze sono state fuori dalla DHL di Torri di Quartesolo, Fercam di Altavilla e Valentino di Valdagno. A Padova presidio mattutino Presidio davanti all’Interporto di Padova con i lavoratori Aspiag, Alì e Susa; la mobilitazione è poi proseguita davanti alla sede di Confindustia e ha visto la confluenza dei riders che avevano manifestato davanti alla sede di McDonald’s nel piazzale della stazione. Sciopero anche alla filiale Sda e alla Ceva di Monselice (PD).

A Treviso scioperi nei magazzini più importanti della provincia, con appuntamento a Casale sul Sile dove c’è stato un presidio per il rinnovo del contratto nazionale e contro Amazon. Infatti, a Casale si progetta un nuovo maxi polo logistico di cui Amazon è il potenziale utilizzatore. All’iniziativa hanno aderito il Comitato No Maxi Polo Casale-Quarto-Roncade e Fridays for Future Treviso. Il presidio ha ribadito che l’offensiva di Amazon nel Nord Est minaccia i diritti sul posto di lavoro e sul territorio. Sul posto di lavoro, Amazon impone lavoro notturno e nei fine settimana, un uso massiccio di contratti interinali e a chiamata, sorveglianza capillare dei lavoratori e attività antisindacale sistematica. Attraverso il meccanismo della concorrenza, quello di Amazon è un attacco ai lavoratori di tutto il settore. Sul territorio, l’espansione di Amazon significa cementificazione di enormi aree di suolo verde e permeabile e aumento dell’inquinamento atmosferico a causa delle consegne just in time. È quindi necessario portare avanti un fronte comune di lotte territoriali e nei posti di lavoro per difendere i diritti minacciati dalla multinazionale di Seattle.

Treviso

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