Il 5 gennaio 2022, la giuria della corte di Bristol ha assolto i Colston 4, i quattro manifestanti sotto accusa per aver abbattuto il monumento dedicato al mercante di schiavi Edward Colston durante una protesta Black Lives Matter. Alla luce del dibattito esistente in tutto il mondo sulla memoria storica della colonizzazione e dello schiavismo e le sue implicazioni per il presente, proponiamo la testimonianza di Rhian Graham, una dei Colston 4. La versione originale in inglese è stata pubblicata dal Guardian. Traduzione di Lorenzo Feltrin.
Il 7 giugno 2020, ero parte del gruppo di manifestanti che ha abbattuto la statua del mercante di schiavi Edward Colston per poi gettarla nel fiume Avon, a Bristol. Non ho mai pensato né mai penserò che sia stato un errore e non mi sento una criminale. Ma è bello che anche la giuria, dopo aver valutato tutti i materiali processuali, sia giunta alla stessa conclusione.
Sono rimasta ottimista durante tutto il processo ma ho dovuto prepararmi a entrambe le possibilità. La nostra linea di difesa stava nel dire che avevamo effettivamente abbattuto la statua durante una manifestazione Black Lives Matter ma che – alla luce del ruolo di Colston nella Royal African Company, che ha ridotto in schiavitù decine di migliaia di persone e, secondo le stime esistenti, causato la morte di 19.000 persone – non era un crimine.
Naturalmente non penso che il verdetto significhi che bisognerebbe abbattere tutte le statue del Regno Unito. In realtà non sono le statue il problema ma quella statua, in questa città e in quest’epoca. Si tratta di un contesto molto particolare e la giuria ha colto la sfumatura. L’eredità di tutte le persone che hanno protestato contro quella statua e portato avanti la campagna per porre fine al “culto di Colston” a Bristol – gruppi come Countering Colston e il Bristol Radical History Group – è stata la piattaforma su cui ci siamo appoggiati. Non ci saremmo mai salvati senza il lavoro di tutti coloro che hanno scavato profondamente nella storia – la giuria avrebbe invece interpretato le nostre azioni come un atto criminale.
Il mio avvocato Blinne Ní Ghrálaigh ha dichiarato che la giuria è un elemento fondamentale della democrazia e dello stato di diritto nel Regno Unito proprio perché rende possibili verdetti come questi. Tuttavia, il governo sta reagendo con una riforma della legislazione penale che renderà l’abbattimento di una statua punibile con pene fino ai dieci anni di reclusione, mentre al momento la pena massima è di tre mesi. In generale, la nuova legge permetterà alla polizia di disperdere le proteste con motivazioni come il rumore o “seri disturbi” e renderà più facile condannare i manifestanti. Anche con la legislazione già esistente, le persone accusate di partecipare a una rivolta rischiano condanne carcerarie che sembrano del tutto sproporzionate rispetto alle loro azioni.
Il nostro caso ha dimostrato il valore e il potere della protesta. Uno degli argomenti del nostro team legale era che il valore culturale e storico della statua di Colston è in realtà aumentato con il suo abbattimento. Non ci è stato permesso di dirlo alla giuria, ma un critico d’arte ha confermato che il valore monetario della statua è aumentato di 50 volte da quando l’abbiamo tirata giù. In questo senso, è difficile dire che l’abbiamo danneggiata. Quella statua non è mai stata così utile per ricordare e imparare, ciò smentisce tutti coloro che ci hanno accusato di voler “cancellare la storia”. È impossibile cancellare la storia. Piuttosto, Colston stesso e tutta la mitologia su di lui hanno occultato la storia presentando il mercante di schiavi come “uno dei figli più virtuosi e saggi di Bristol”, lo dice la targa della statua. Abbiamo reso visibile una parte della storia che era stata passata sotto silenzio.
Spero che il risultato ottenuto sia d’aiuto a chi ha combattuto questa battaglia per molto più tempo di me. Bristol ha ora il dovere di fare i conti col proprio passato e di creare monumenti e musei che raccontino la tratta degli schiavi, riconoscendo che il benessere di cui la città e il paese godono oggi si basa su un passato atroce. Ma il valore simbolico del caso Colston è ancora più ampio. La disuguaglianza sociale ha un impatto su tutte le “razze”. C’è chi critica Black Lives Matter accusando il movimento di rivendicare una sorta di trattamento speciale per i britannici neri ai danni della working class bianca. Non è così. Una delle lezioni più importanti è che l’empatia nei confronti di certe lotte non squalifica le altre. Abbiamo tutti bisogno di empatia reciproca.
Questa sentenza non riguarda solo me, Sage Willoughby, Milo Ponsford e Jake Skuse – gli altri membri dei cosiddetti Colston 4 processati assieme a me. Riguarda Bristol ed è una vittoria per la gente di Bristol. È un altro passo nel cammino verso la giustizia razziale.