Si conclude con una duplice azione il Woods Climate Camp, il campeggio climatico nato dall’esperienza di resistenza ai boschi vicentini di Ca’ Alte e Lanerossi.
Attorno alle 10.30 centinaia di persone sono partite dal bosco di Ca’ Alte, percorrendo la strada sterrata costeggiante i binari ferroviari, e si sono dirette verso uno dei cantieri Tav attivi a Vicenza, il primo del secondo blocco. Dopo che sono stati rimossi decine di metri di reti, l’area è stata occupata per circa un’ora. Dopo averle smontate, le reti sono state simbolicamente avvolte attorno ai mezzi del cantiere.
Nel corso dell’iniziativa è stato calato, da un palazzo adiacente al cantiere, uno striscione contro il genocidio del popolo palestinese, visibile dalla Fiera dell’oro. In questi giorni, infatti, i padiglioni della fiera stanno ospitando l’edizione estiva di VicenzaOro, evento che, oltre a essere una delle manifestazioni più esplicite del sistema capitalista e guerrafondaio, vede una forte presenza di Israele, leader nel commercio globale dei diamanti.
Mentre si stava svolgendo in un altro luogo della città, un gruppo di persone, sempre partite dal Climate Camp, ha tagliato diversi metri di rete della base militare americana Del Din (Ex Dal Molin). La base Del Din rappresenta in questo momento uno dei punti nevralgici della guerra globale, ospitando al suo interno più di 10 000 soldati ed essendo impegnata quotidianamente nell’invio di armamenti e soldati in Palestina, Ucraina e nel continente africano. In particolare, grazie al continuo supporto dell’amministrazione Biden a Israele, la base è uno dei principali attori del genocidio del popolo palestinese.
Le due azioni sottolineano l’imprescindibile nesso tra la lotta per la giustizia climatica e quella contro la guerra, fulcro delle giornate al Woods Climate Camp. Sia dibattiti e talk che la manifestazione di sabato 7 settembre hanno infatti insistito su questo meta-tema. Da un lato è emerso come Vicenza, città che da decenni si regge sull’economia di guerra, con il progetto Tav sarà ancora più al centro della logistica militare. Per questa ragione, unire la lotta per la difesa dei boschi con quella contro la militarizzazione è stato un passaggio fondamentale per un avanzamento del discorso pubblico. Dall’altro lato, in termini più generali, durante questo Climate Camp è emerso plasticamente come regime di guerra e regime socio-ecologico siano totalmente intrecciati, in particolare in questa fase storica.
La duplice azione di oggi è una dimostrazione concreta di come questo intreccio debba essere fulcro delle prossime battaglie di movimento.