Una riflessione di Lucia Cuffaro, scrittrice ed ex presente del Movimento per la Decrescita Felice.
Nel paradigma della Decrescita Felice il “tempo liberato” rappresenta uno dei concetti più liberatori e dirompenti.
Il “tempo liberato” è un concetto ben diverso da quello di tempo libero, che spesso rappresenta semplicemente un momento di pausa e relax.
E’ infatti più vicino ai sociologici termine francese loisir, l’inglese leisure e ocio nell’area ispanica, che fanno riferimento come la Treccani ben distingue “a uno specifico campo di comportamenti e di percezioni e ne sottolineano la non coincidenza con la fascia di tempo al di fuori del lavoro retribuito”.
Il tempo liberato è legato infatti al un percorso personale di crescita, alla riflessione, alla creatività, al bene comune. Una modalità di vita a basso impatto ambientale e più consapevole che si lega anche a riflessioni sulla riduzione del tempo di lavoro, in un’ottica di redistribuzione e pianificazione.
La maggior parte delle persone dedica alla propria occupazione (considerando anche gli spostamenti da casa) gran parte della giornata e delle migliori ore di energia mentale e fisica. E la fretta e la stanchezza, si sa, sono cattive alleate del pensiero, dell’attivismo, della cura degli interessi, della libera informazione, ma ottime compagne della dipendenza, degli sprechi e della grande distribuzione.
Maurizio Pallante, fondatore di MDF, in un’ottica di Decrescita Felice selettiva e governata scrive che per arginare questa potenza distruttrice del sistema attuale non basta riformare il sistema, ma è necessario cambiare l’orizzonte culturale e le categorie attraverso le quali pensiamo e interpretiamo il mondo. Lavorare di meno è uno dei “come” per poter dedicare più tempo alle esigenze spirituali, alle relazioni umane, familiari, sociali, erotiche, culturali.
Sottraendo ore al lavoro stipendiato, si ha più tempo per capire davvero quali siano i bisogni davvero necessari e non indotti, ottimizzando così anche le pratiche quotidiane, all’insegna del minor impatto ecologico e della riduzione degli sprechi.
Queste azioni portano, anche a un’importante riduzione degli sprechi e risparmio ecologico ed economico.
Il tempo liberato dal lavoro può rappresentare centinaia e centinaia di euro non spesi, e quindi, una minore esigenza di ore di lavoro o straordinari.
Facciamo un esempio pratico. Liberare il tempo dal lavoro stipendiato per fare un orto. Coltivare permette di passare molto tempo all’aria aperta rafforzando il proprio sistema immunitario, migliorando la salute attraverso l’esercizio fisico, la qualità del cibo con l’autoproduzione di ortaggi biologici, risparmiando fino al 90% sulla spesa di questi, e migliorare la propria rete sociale attraverso lo scambio di sapere e il supporto reciproco soprattutto negli orti urbani e sociali.
La felicità, il benessere, la qualità della vita non hanno alcuna relazione diretta con la ricchezza materiale e con l’accumulazione di denaro.
E tutto questo senza sensi di colpa! Che sono sempre dietro l’angolo, come anche evidenza una ricerca coordinata dalla dottoressa Marissa Sharif, docente di marketing alla Wharton School della University e pubblicata sul Journal of Personality. Secondo lo studio “la sensazione di benessere provata con il tempo libero diminuisce più è grande la quantità di ore che abbiamo a disposizione”.
Essere consapevoli di questo e agire di conseguenza, ricercando il proprio bene nel bene comune e la propria gioia nella gioia condivisa, nel bello e nel buono accessibile a tutti, nel rispetto per sé stessi e per il mondo che ci ospita, significa recuperare il proprio tempo, liberarlo il più possibile e abbracciare il cambiamento.
Una delle scelte migliori da poter fare nella vita è proprio il bene comune: ovvero dedicare tempo all’attivismo e al volontariato per arricchire l’anima e fare un percorso di crescita attraverso il dono.