Che l’area del Mediterraneo sia soggetta a terremoti è risaputo; nonostante ciò si continua a costruire in maniera scellerata delle vere e proprie tombe di cemento e mattoni per i malcapitati che le abitano. Le immagini delle tragedie sono sempre le stesse, in Italia, come in Turchia, in Siria, case crollate in un groviglio di cemento e lamiere, costruite con materiali pesanti, in maniera veloce e poco sicura.
Un terremoto diventa una seria minaccia quando si costruisce male, ma la logica è la stessa delle alluvioni, del dissesto idrogeologico: se si costruisce fin dentro gli alvei dei fiumi che non ci sono, quando poi piove intensamente quei fiumi ritornano a vivere e portano via ogni cosa. Si cementifica tutto, si tappano vie di sbocco delle acque e così anche piccoli ruscelli diventano improvvisamente fiumi in piena. La situazione è analoga con i terremoti: se si costruisce in fretta, male e con i materiali peggiori, il disastro è assicurato, ma più questo succede e meno si agisce, perché non sono certo le vite umane che contano, conta solo il profitto.
Che poi ci siano gare di solidarietà fra vari paesi per aiutare le vittime di questa tragedie sa molto di lacrime di coccodrillo perché basterebbe costruire come si deve e le tragedie da terremoti sarebbero un lontano ricordo. Ma il potere dei costruttori è immenso, l’industria cementiera è una delle più potenti al mondo; lo sa bene un paese come l’Italia dove nonostante si abbiano milioni di alloggi ed edifici vuoti, si continua a costruire con terremoti e alluvioni che quindi inevitabilmente faranno vittime.
Le alternative per salvare vite umane sono facilmente percorribili ma confliggono con i business consolidati, quindi non si applicano. Basterebbe costruire usando soprattutto il materiale più sicuro contro i terremoti, cioè il legno: leggero, elastico, rinnovabile e per il quale non serve tutta l’energia e il conseguente inquinamento che si origina dalla produzione di altri materiali edili. Ma con il legno i grandi mangiano poco, quindi non è contemplato nelle soluzioni.
Quando poi si parla di legno, la solita ovvia domanda scettica è: “Ma nei paesi del Mediterraneo il legno scarseggia”. La risposta è altrettanto ovvia: “Per quasi tutti i 300.00 anni di storia dell’Homo sapiens, la terra è stata un luogo coperto di piante. Foreste o savane occupavano la quasi totalità delle terre abitabili” (da S. Mancuso, La pianta del mondo, Ed. Laterza).
Il legno abbondava ovunque anche in Italia e nei paesi del Mediterraneo solo fine a qualche centinaio di anni fa, non un miliardo di anni fa. Quindi laddove gli alberi crescevano, di certo possono ricrescere e si avrebbero innumerevoli vantaggi anche dal punto di vista ambientale come l’assorbimento di CO2. Figuriamoci se si fanno gesti così sensati, altro che rimboschimento ovunque, le foreste e i pochi boschi rimasti sono teatro di saccheggi indiscriminati per gli usi più dissennati, come quelli di alimentare assurde centrali a biomassa, con il beneplacito di amministrazioni pubbliche che parlano tanto di ambiente ma nei fatti lo lasciano devastare.
Una tutela del patrimonio boschivo e forestale e una riforestazione massiccia, ovunque possibile, ci darebbe solo vantaggi e ci potrebbe permettere di usare il legno in maniera sostenibile e per gli usi più appropriati, uno di questi appunto la costruzione di case che da potenziali tombe diventerebbero vero riparo e protezione.