di Marco Bersani, Attac Italia e Cadtm Italia
(articolo pubblicato sul manifesto del 19 febbraio 2022 per la rubrica Nuova finanza pubblica)
Siamo dentro una crisi eco-climatica drammatica ed epocale? Siamo attraversati da una diseguaglianza sociale senza precedenti? Ci sono due modi, incompatibili fra loro, di affrontare queste grandi sfide.
Il primo è quello intrapreso dal Governo Draghi, dalle grandi imprese e dalle lobby della finanza. Secondo questa declinazione, la pandemia è stata un’incidente di percorso e un’irripetibile opportunità per riorganizzare su basi autoritarie il modello economico-sociale capitalistico. Nasce da qui la traduzione delle parole “ripresa” e “resilienza” che attraversano la strategia di fondo dei prossimi anni. Per “ripresa” si intende il trittico ‘crescita-concorrenza-competitività’, sulla base del convincimento che sia il benessere delle imprese a determinare il benessere della società. Per “resilienza” si intende la rassegnazione richiesta alla popolazione, sulla base del convincimento che questo sia l’unico, se non il migliore, mondo possibile. Il quadro dei provvedimenti messi in campo –dalla transizione ecologica alle politiche sul lavoro, dalla riforma del fisco alle scelte su sanità e scuola, dal Ddl Concorrenza sui servizi pubblici locali alle politiche di riarmo- rende chiara la perseveranza con la quale si cerca di mettere in campo una nuova fase di accumulazione di profitti.
“Come prima, più di prima” sembrano dirci governo, imprese e interessi finanziari. Tutti adepti di Elon Musk e Jeff Bezos, pronti a lanciare nuovi simboli fallocratici nello spazio per il godimento turistico di una manciata di super-ricchi, e, soprattutto, a negare a se stessi e al mondo una semplice verità: quella di un mondo iper-globalizzato e iper-tecnologico messo in scacco da oltre due anni da un minuscolo essere vivente, che ha fatto saltare tutte le connessioni e rinchiuso in casa oltre metà della popolazione del pianeta.
Dentro questo scenario, non tutti hanno rispettato il copione loro assegnato. Già dalla fine del primo lockdown, realtà associative, sindacali e di movimento hanno iniziato ad incontrarsi per partire da una lettura radicalmente diversa della crisi evidenziata dalla pandemia, che, lungi dall’essere un incidente di percorso, è il risultato di una visione di fondo che vede nel mercato l’unico regolatore sociale e nell’economia del profitto l’unica leva di organizzazione della società. L’insieme di queste realtà –oggi oltre 450- ha colto i significati profondi della pandemia, assumendo da una parte l’evidenza della totale insostenibilità del modello capitalistico, dall’altra la necessità di una convergenza delle lotte per porre la sfida al livello più alto, quello dell’alternativa di società. “Contro l’economia del profitto, costruire la società della cura” è stato l’orizzonte valoriale nel quale si sono riconosciute, partendo da alcuni concetti di fondo: la vulnerabilità delle vite e delle persone, la stretta interdipendenza fra loro e con l’ambiente che abitano, il riconoscimento dei beni comuni, il paradigma della cura.
L’insieme di queste esperienze si incontrerà dal 25 al 27 febbraio a Roma nel primo Forum della convergenza dei movimenti (https://societadellacura.blogspot.com/2022/02/il-forum-della-convergenza-dei.html). Una tre giorni di confronto politico con il doppio obiettivo di costruire una piattaforma sociale condivisa dei movimenti e di lanciare una primavera di mobilitazione sociale di convergenza, in grado finalmente di incidere sulle scelte politiche per il Paese.
Crisi eco-climatica, Lavoro e nuova economia, Crisi internazionale, Democrazia del comune, Diritti sociali universali saranno i cinque assi sui quali si articolerà il confronto politico dei primi due giorni, i cui risultati confluiranno nell’assemblea conclusiva, assieme alle proposte di azione, iniziativa e mobilitazione.
Si tratta di una tappa importante per ridare speranza a un Paese stremato e frammentato. Una tappa la cui fertilità verrà misurata dalla capacità di costruire una contro-narrazione dal basso e di avviare un conflitto sociale diffuso e partecipato. Nell’eterno conflitto fra la Borsa e la vita, ci chiedono di rassegnarci al dominio della Borsa. E’ venuto il momento di scegliere la vita. Tutte e tutti insieme, la vita.
Photo Credits: La Società della Cura