Un Impero in preda al panico cerca di fare alla Russia un’”offerta che non si può rifiutare”

Pepe Escobar
thecradle.co

Quelli dietro al Trono non sono mai così pericolosi come quando sono con le spalle al muro.

Il loro potere sta scivolando via, velocemente: militarmente, grazie alla progressiva umiliazione della NATO in Ucraina; finanziariamente, prima o poi la maggior parte del Sud globale non vorrà più avere a che fare con la valuta di un gigante canaglia in bancarotta; politicamente, la maggioranza globale sta compiendo passi decisivi per smettere di obbedire ad una minoranza, di fatto, rapace e screditata.

Così, ora quelli dietro al Trono stanno tramando per cercare almeno di bloccare il disastro in arrivo sul fronte militare.

Come confermato da una fonte di alto livello dell’establishment statunitense, una nuova direttiva sullo scontro NATO – Russia in Ucraina è stata trasmessa al Segretario di Stato americano Antony Blinken. Blinken, in termini di potere effettivo, non è altro che un messaggero dei Neoconservatori e dei Neoliberali straussiani che gestiscono la politica estera degli Stati Uniti.

Il Segretario di Stato è stato incaricato di trasmettere la nuova direttiva – una sorta di messaggio al Cremlino – attraverso la stampa mainstream e prontamente pubblicata dal Washington Post.

Nella divisione elitaria dei media mainstream statunitensi, il New York Times è molto vicino al Dipartimento di Stato e il Washington Post alla CIA. In questo caso, però, la direttiva era troppo importante e doveva essere trasmessa dal giornale di riferimento della capitale imperiale. È stata pubblicata come Op-Ed (dietro paywall).

La novità è che, in Ucraina, per la prima volta dall’inizio dell’Operazione Militare Speciale (SMO) della Russia, nel febbraio 2022, gli Americani propongono una variante della classica “offerta che non si può rifiutare,” includendo alcune concessioni che [secondo loro] potrebbero soddisfare gli imperativi di sicurezza della Russia.

In particolare, l’offerta statunitense esclude totalmente Kiev, certificando ancora una volta che si tratta di una guerra contro la Russia condotta dall’Impero e dai suoi tirapiedi della NATO – con gli Ucraini come semplici proxy sacrificabili.

Per favore, non passate all’offensiva

John Helmer, giornalista della vecchia scuola che scrive da Mosca, ha fornito un servizio importante, riportando il testo completo dell’offerta di Blinken, che include nozioni fantasiose, come “le armi statunitensi aiutano a polverizzare la forza d’invasione di Putin” e una spiegazione che fa rabbrividire: “in altre parole, la Russia non dovrebbe essere in grado di riposare, riorganizzarsi e attaccare.”

Il messaggio di Washington può, a prima vista, dare l’impressione che gli Stati Uniti considerino il controllo russo su Crimea, Donbass, Zaporozhye e Kherson – “il ponte di terra che collega Crimea e Russia” – come un fatto compiuto.

L’Ucraina avrebbe uno status smilitarizzato e il dispiegamento di missili HIMARS e di carri armati Leopard e Abrams sarebbe limitato all’Ucraina occidentale, come “deterrente contro ulteriori attacchi russi.”

Ciò che potrebbe essere stato offerto, in termini piuttosto vaghi, è, in realtà, una spartizione dell’Ucraina, zona smilitarizzata inclusa, in cambio dell’annullamento da parte dello Stato Maggiore russo della sua ancora sconosciuta offensiva del 2023, che potrebbe essere devastante fino al punto di chiudere l’accesso di Kiev al Mar Nero e/o interrompere il rifornimento di armi NATO attraverso il confine polacco.

L’offerta statunitense si autodefinisce come il percorso verso una “pace giusta e duratura che sostenga l’integrità territoriale dell’Ucraina.” Beh, non proprio. Non si tratterà di una nuova Ucraina, e Kiev potrebbe persino conservare quelle regioni occidentali che la Polonia non vede l’ora di accaparrarsi.

Si evoca anche la possibilità di un accordo diretto tra Washington e Mosca su “un eventuale equilibrio militare postbellico,” compresa la non adesione dell’Ucraina alla NATO. Per quanto riguarda l’Ucraina stessa, gli Americani sembrano credere che “con l’adesione all’Unione Europea sarà un’economia forte e non corrotta.”

Tutto ciò che rimane di valore in Ucraina è già stato inghiottito non solo dalla sua oligarchia monumentalmente corrotta, ma soprattutto da investitori e speculatori del tipo BlackRock. I vari avvoltoi delle multinazionali non possono permettersi di perdere i porti dell’Ucraina adatti all’esportazione dei cereali e gli accordi commerciali concordati con l’UE prima della guerra. E sono terrorizzati dal fatto che l’offensiva russa possa catturare Odessa, il principale porto e hub di trasporto sul Mar Nero, che lascerebbe l’Ucraina senza sbocco sul mare.

Non c’è alcuna prova che il presidente russo Vladimir Putin e l’intero Consiglio di sicurezza russo – compresi il segretario Nikolai Patrushev e il vicepresidente Dmitry Medvedev – abbiano motivo di credere a qualsiasi cosa provenga dall’establishment statunitense, specialmente attraverso semplici tirapiedi come Blinken e il Washington Post. Dopotutto, lo stavka – un appellativo che indica l’alto comando delle forze armate russe – considera gli Americani come “incapaci di mantenere fede agli accordi,” anche quando l’offerta è messa per iscritto.

Questo sembra un disperato espediente degli Stati Uniti per prendere tempo e presentare qualche carota a Mosca, nella speranza di ritardare o addirittura annullare l’offensiva prevista per i prossimi mesi.

Anche i funzionari dissidenti di Washington della vecchia scuola – non legati alla galassia neocon straussiana – scommettono che la mossa sarà un nulla di fatto. Nella classica modalità di “ambiguità strategica” i Russi continueranno nel loro dichiarato percorso di smilitarizzazione, denazificazione e de-elettrificazione, e si “fermeranno” in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo riterranno opportuno a est del Dnieper. O oltre.

Cosa vuole davvero lo Stato Profondo

Le ambizioni di Washington, in questa guerra essenzialmente NATO-Russia, vanno ben oltre l’Ucraina. E non stiamo nemmeno parlando di impedire un’unione eurasiatica Russia-Cina-Germania o dell’incubo rappresentato da un concorrente paritetico; restiamo sulle prosaiche questioni del campo di battaglia ucraino.

Le principali “raccomandazioni” – militari, economiche, politiche, diplomatiche – erano state dettagliate in un documento strategico del Consiglio Atlantico, alla fine dello scorso anno.

E in un altro, alla voce “Scenario di guerra 1: la guerra continua con il ritmo attuale”, troviamo la politica neocon straussiana completamente delineata.

C’è tutto: dal “sostegno e trasferimenti di assistenza militare a Kiev sufficienti a consentirle di vincere” all’”aumento della letalità dell’assistenza militare trasferita, con l’inclusione di aerei da combattimento che consentirebbero all’Ucraina di controllare il proprio spazio aereo e attaccare le forze russe al suo interno e tecnologia missilistica con una portata sufficiente a raggiungere il territorio russo.”

Dall’addestramento delle forze armate ucraine “all’uso di armi occidentali, alla guerra elettronica e alle capacità cibernetiche offensive e difensive, e all’integrazione senza soluzione di continuità delle nuove reclute nel servizio,” al rafforzamento delle “difese in prima linea, vicino alla regione del Donbass,” compreso “l’addestramento al combattimento incentrato sulla guerra irregolare.”

Oltre ad “imporre sanzioni secondarie a tutte le entità che fanno affari con il Cremlino,” si arriva naturalmente alla madre di tutti i saccheggi: “confiscare i 300 miliardi di dollari che lo Stato russo detiene in conti all’estero negli Stati Uniti e nell’Unione Europea e utilizzare le somme sequestrate per finanziare la ricostruzione.”

La riorganizzazione della SMO, con Putin, il Capo di Stato Maggiore Valery Gerasimov e il Generale Armageddon nei loro nuovi ruoli rafforzati, sta facendo deragliare tutti questi piani complicati.

Gli Straussiani sono ora in preda al panico. Persino il numero due di Blinken, la guerrafondaia russofoba Victoria “F**k the EU” Nuland, ha ammesso al Senato statunitense che non ci saranno carri armati Abrams sul campo di battaglia prima della primavera (realisticamente, solo nel 2024). Ha anche promesso di “alleggerire le sanzioni” se Mosca “tornerà a negoziare.” Tali negoziati erano stati interrotti dagli stessi Americani a Istanbul nella primavera del 2022.

La Nuland ha anche invitato i Russi a “ritirare le loro truppe.” Beh, questo almeno offre un po’ di sollievo comico rispetto al panico che trasuda dall’”offerta che non si può rifiutare” di Blinken. Restate sintonizzati per la non risposta della Russia.

Pepe Escobar

Fonte: thecradle.co
Link: https://thecradle.co/article-view/20878/a-panicked-empire-tries-to-make-russia-an-offer-it-cant-refuse
30.01.2023
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org

Pepe Escobar è un analista geopolitico e autore indipendente. Il suo ultimo libro è Raging Twenties. È stato politicamente cancellato da Facebook e Twitter. Seguitelo su Telegram.

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