Ieri si è svolta la decima edizione del concerto “Uno maggio Taranto libera e pensante”, anniversario di una giornata nata nel 2013 dal comitato cittadino di Taranto “Cittadini e lavoratori liberi e pensanti”. Il comitato nasce nel maggio del 2012 in opposizione ad un corteo dei sindacati CGIL, CISL e UIL con questi obiettivi: tutela della salute e dell’ambiente, coniugata alla piena occupazione. Il comitato riunisce operai e operaie Ilva, lavoratori, disoccupati, precari, studenti, professionisti, cittadini che, per la prima volta, pretendono di essere al centro di ogni decisione politica sul futuro di Taranto. Nel giorno in cui si celebrano le lotte dei lavoratori e lavoratrici di tutto il mondo, la vocazione del palco tarantino è di autodeterminazione e autonomia rispetto ai sindacati confederati, colpevoli di ambiguità e collusione con le aziende responsabili di tante morti in città. Queste sono le basi per cui ancora oggi il concerto di Taranto si distingue dalla piazza romana di CGIL, CISL e UIL che ha visto ieri riconfermati sponsor come Eni. All’opposto, gli interventi dal palco ionico hanno sottolineato la necessità di convergenza e intersezionalità tra lotte sindacali e lotte ambientali dal basso, tra giustizia climatica e giustizia sociale, fuori dalle logiche di ricatto tra salute e lavoro, tra ambiente e lavoro.
Dopo due anni di pandemia il concerto è tornato ad essere in presenza. Più di 30.000 persone hanno partecipato alla giornata di ieri che ha visto, come da tradizione, alternare momenti di musica ed intrattenimento con interventi da parte di realtà di lotta e attivisti provenienti da tutta Italia. Sono intervenuti comitati di lotta ambientale e sindacale che hanno spaziato dai NO TAV al movimento NO TAP salentino, alla campagna nazionale Per il clima, Fuori dal fossile ai lavoratori operai ex-Ilva e metalmeccanici. La dialettica tra queste due parti che il regime capitalista ha sempre polarizzato come incompatibili si è configurata ieri invece come possibilità concreta di un nuovo scenario di convergenza che possa finalmente uscire dalla morsa del ricatto salute/ambiente e lavoro. D’altro canto, la presenza dei movimenti per la giustizia climatica ha imposto questo tipo di restituzioni all’interno della cornice della crisi ed emergenza climatica ed ecologica, come ricordato da Fridays for Future ed XR. Il palco ha visto portare anche la testimonianza di Cecilia Strada per quanto riguarda la guerra e l’emergenza migrazione in mare e Aboubakar Soumahoro per l’ambito di tutela dei lavoratori e migranti.
L’intervento di Rise Up 4 Climate Justice ha voluto portare l’esperienza del Veneto e in particolare di Venezia che si appresta ad ospitare il prossimo Venice Climate Camp. Oltre alla questione delle grandi navi, si è posto l’accento sul modo in cui determinati territori vivano l’imposizione di “area di sacrificio”. Ecco allora che all’estrattivismo culturale e sociale rappresentato dal turismo di massa si sovrappone “la sacrificabilità” dell’area di Porto Marghera: si costruisce un nuovo inceneritore da tre forni, si riattiva la centrale a carbone, esattamente come a Civitavecchia, Monfalcone e Brindisi. Vediamo allora che guerra e crisi climatica sono le due facce di quella medaglia che impone morte e sfruttamento sui territori e sulle vite. Questo regime di guerra ha definitivamente sdoganato quella falsa retorica di transizione ecologica con cui si sono ammantati Draghi e il ministro Cingolani. Alle soglie della crisi climatica, anziché mettere in discussione le forme obsolete di approvvigionamento energetico basato sul fossile, si riaprono le centrali a carbone.
Sul palco poi si sono alternate le vecchie e nuove generazioni della musica: da Gianni Morandi ai 99 Posse, dagli Zen Circus a Margherita Vicario, a Cosmo all’energia melanconica delle band indie più recenti.
Sull’onda di solidarietà e complicità che si è creata durante la giornata l’invito è stato quello di continuare a ritrovarsi e convergere, per questo si sono ribaditi alcuni appuntamenti importanti come la prossima assemblea nazionale di Fuori dal Fossile (8 maggio) i climate camp durante l’estate e il prossimo Venice Climate Camp al Lido di Venezia (8-11 settembre).