Il 25 Aprile a Venezia, nel primo giorno della sperimentazione del ticket d’ingresso, erano in 1000 a protestare. Un atto che esprime lo sdegno di massa nei confronti di un’amministrazione che ha tra gli obiettivi primari quello di trasformare Venezia in un parco a tema. Il ticket d’ingresso a Venezia è un vecchio pallino del sindaco Brugnaro, che già nel 2019 ottenne di inserirlo nella Legge di Bilancio, ma che solo quest’anno è riuscito a trovare i fondi necessari per coprire i costi di gestione.
Vincolare una città alla monocoltura turistica significa blindarla e impacchettarla, significa – specie nel caso di Venezia – spopolarla definitivamente e negare sempre di più ai suoi abitanti la possibilità di accedere a case e servizi. Una scelta politica ben chiara, che si evince facendo un rapido calcolo “economico”. I costi di gestione del ticket ammontano a quasi 2 miliardi di euro e con queste risorse si sarebbero potute fare molte cose per le politiche residenziali, ad esempio calmierare affitti inarrivabili, ristrutturare case pubbliche abbandonate o aumentare i fondi per i bandi pubblici
Dopo la manifestazione del 25 Aprile abbiamo parlato con un’attivista di Asc, l’assemblea sociale per la casa che da quasi 30 anni si occupa a Venezia di diritto all’abitare. “Che la questione del ticket abbia in questo momento una centralità assoluta, proprio perché sintetizza visioni contrapposte di città, lo si è capito dal fatto che la celere ha manganellato i manifestanti, pur di non farli arrivare ai totem. Strana idea di democrazia, quella di un sindaco che impedisce a oltre mille persone di attraversare liberamente le strade della loro città”. L’attivista ricorda anche che alcuni giorni prima è stata addirittura negata una sala pubblica per fare un’assemblea sul tema.
C’è inoltre un problema di narrazione: “Il ticket nasce come risposta al turismo giornaliero, mentre il comune continua a dire che questo è il loro modo di contrastare il turismo di massa. Se andiamo a vedere quali sono i problemi del turismo di massa a Venezia, questi non hanno nulla a che vedere con i flussi giornalieri”. La manifestazione del 25 aprile aveva quindi come obiettivo anche quello di ribaltare questa narrazione, anzi di riportarla sull’unico binario possibile, quello della “mancanza di servizi, a partire da asili nido, scuole, consultori, presidi sanitari”.
Ma il tema principale che i manifestanti hanno portato in piazza è senza dubbio quello della casa: “In una città in piena emergenza abitativa ci sono oltre duemila abitazioni di proprietà di ATER e del Comune che sono vuote. A questo si aggiunge il fatto che sono oltre 2 anni che il Sindaco potrebbe limitare il numero delle affittanze turistiche e non lo sta facendo, come non sta calmierando gli affitti privati (il cui mercato è ovviamente fortemente condizionato proprio dal “modello Airbnb)”.
Se poi si guardano nel complesso le azioni di questa Giunta è evidente che da un lato utilizza in modo propagandistico il ticket d’ingresso dicendo “noi stiamo facendo qualcosa per salvare la città”, dall’altro continua a investire su progetti che faranno arrivare ancora più turisti, come lo scalo di nuovi canali nella Laguna e del ritorno delle Grandi Navi, oppure l’hub di San Giuliano, un progetto faraonico quanto inutile che prevede la costruzione di un grande snodo multimodale in una delle poche aree verdi rimaste nel comune di Venezia (tra l’altro in quest’area il sindaco stesso ha dei forti interessi privati). C’è inoltre il progetto Waterfront a Santa Marta, anch’esso votato ad aumentare il numero di turisti, o il progetto per la costruzione di un ulteriore terminal e di un cavalcavia al Montiron, nella Laguna Nord, che collegherebbe l’aeroporto all’isola di Murano. “Tutti questi progetti dimostrano come l’interesse della Giunta non sia assolutamente quello di salvare Venezia dai turisti, come millantano. Anzi, va ricordato che l’accelerazione al ticket è avvenuta quanto Venezia è stata ufficialmente messa nella black list dell’UNESCO ed è stato quindi l’unico grossolano modo da parte dell’amministrazione per tentare di mettere una pezza alla situazione”.
Un altro nodo fondamentale è quello dei finanziamenti: 25 milioni di euro per l’hub di San Giuliano; 305 milioni per il Bosco dello Sport a Tessera (dove dovrebbe sorgere anche il nuovo stadio), di cui 95 arrivati lo scorso gennaio dai fondi del PNRR; quasi 120 milioni per il Waterfront. “Se davvero si volesse invertire la tendenza e fermare il turismo di massa la priorità dei finanziamenti dovrebbe essere quella della residenzialità, perché di persone che vorrebbero vivere a Venezia ce ne sono, ma non hanno la possibilità di trovare una casa né nel mercato pubblico né in quello privato”. Reinvestendo nella residenzialità si ricostruirebbe pian piano un’economia in grado di sganciarsi dal turismo, innanzitutto in termini di servizi: “da qui lo slogan No al ticket d’ingresso, sì a un’altra gestione della città, quindi basta con una gestione manageriale e aziendale della città”.
Il 25 aprile è stata creata un’atmosfera e un immaginario che “è quello della Venezia che vorremmo vedere ogni giorno, fatta di socialità, di attivazione dal basso, che realmente fa prendere vita ai Campi”.