La regia e la sceneggiatura sono di Paul Schrader, è prodotto da Martin Scorsese e William Tillich, il protagonista, è interpretato da Oscar Isaac, che quest’anno vediamo comparire in ben tre pellicole, una in corsa per il Leone d’oro, una fuori concorso e l’ultima una serie televisiva, sono già delle ottime premesse per The card counter.
William Tell (ex Tillich, come si è ribattezzato lui)* è un nomade giocatore di poker, è un uomo quadrato e mesto, ogni suo gesto è contaminato da disciplina, la stessa che aveva – ma impiegata in maniera diversa – quando era arruolato nell’esercito americano e operava in Iraq. È un veterano di Abu Ghraib e ha scontato otto anni per i suoi crimini.
Vaga per i tavoli da gioco e per roulette di mezza America, “scommettere poco, vincere poco” è uno dei comandamenti personali di William, che ha imparato a contare le carte mentre era in carcere perchè “aveva tanto tempo per esercitarsi”, e spiega all’inizio del film che “se sei in grado di classificare le carte per valore e contarle tutte, puoi ribaltare il vantaggio su di te”.
Vola basso e non ha troppe pretese, sa benissimo che alla casa non importa se conti le carte e vinci; l’importante è non dare nell’occhio, accontentarsi di cifre modeste.
La sua vita è costellata di casinò, motel, whiskey liscio e combatte con il senso di colpa dell’America (che è uno dei tanti messaggi sottintesi che manda il regista), quello della gestione della politica estera di George W. Bush. Il carcere di Abu Grahib oggi è deserto, era il 28 aprile aprile del 2004 quando un network televisivo statunitense pubblicò un servizio che testimoniavano le torture che avevano luogo nella prigione irachena nella parte della struttura gestita dalle forze militari statunitensi.
William Tell gioca per vivere, o meglio per continuare a vivere; è ciò che lo aiuta a tenere in un angolo della sua mente i ricordi del tempo trascorso ad Abu Ghraib.
Quando per caso incontra il maggiore John Gordo, Willem Dafoe, e subito dopo Cirk Beauford, Tye Sheridan, (pronunciato “Kirk” ma scritto con una “C”, come ci tiene a sottolineare nella presentazione), il figlio di un veterano che ha servito con Will, ecco che l’apatia e l’inerzia del protagonista subiscono un forte scossone.
Cirk vuole uccidere Gordo, che nel frattempo rientra nella categoria di chi a causa dell’alto grado ricoperto è riuscito a farla franca, di tutta risposta Will propone al giovane ragazzo di seguirlo sperando di raccogliere abbastanza vincite di poker per far uscire Cirk dai debiti del prestito universitario, e convincerlo a rinunciare a macchiarsi di un simile omicidio. Per farlo accetta la consulenza di La Linda – Tiffany Haddish, che gestisce una scuderia di giocatori, che lo inserisce in alcune competizioni di livello più elevato rispetto alle solite calcate dal protagonista.
Il blackjack e il poker non sono l’evento principale, questo film riguarda molto più del poker, “la roulette rossa e nera è l’unica scommessa intelligente”. Perché le probabilità di vincere sono quasi del 50%. “Se vinci, te ne vai. Se perdi, te ne vai”. William ad un certo punto se ne va, va incontro alla redenzione che ha sempre desiderato. E così, come la quiete dopo la tempesta, ecco che viene calato il river.
* no spoiler, ma consiglio di cercare perchè la scelta di questo nome.