Venezia81 – “Nonostante”, la recensione: «Un film per chi se la rischia»

Scelto come film di apertura di Orizzonti, “Nonostante”, opera seconda di Valerio Mastandrea, che torna dietro alla macchina da presa a sei anni da “Ride” parla di dolore, quello autentico e lacerante che riguarda la paura della propria morte o delle persone amate. Parla anche di attesa, di come metabolizzare prima o poi la fine di qualcosa. Lo dedica alla memoria di suo padre, scomparso nel 2014

Il regista, in questo caso anche attore protagonista, apre una riflessione profondamente intima e personale sull’ineluttibilità della morte. Ma anche su ciò che c’è in mezzo. E la domanda che di lato ci si pone non è solo cosa succede in quello spazio metafisico ma anche come la affronta chi rimane nella vita terrena. Cosa può percepire realmente di quella situazione e a cosa pensa sia utile aggrapparsi.

Prodotto da Viola Prestieri e Valeria Golino per HT Film, Francesco Tatò e Oscar Glioti per Damocle (neonata casa di produzione di cui fanno parte anche Mastandrea e Michele Rech, in arte Zerocalcare), Moreno Zani e Malcom Pagani per Tenderstories con Rai Cinema, la pellicola sarà distribuita da Bim nel marzo del 2025.

Ambientato in un ospedale romano, in un reparto dove i pazienti giacciono in coma, le loro anime vagano per le corsie dell’ospedale e oltre, osservando la vita intorno a loro con un senso di distacco e libertà dalle responsabilità. Il protagonista (Valerio Mastandrea) è un uomo che ha imparato a godere di questo stato di limbo insieme ad altri due degenti di lungo corso (Lino Musella e Laura Morante), e che trascorre le sue giornate vagando per l’ospedale o per le strade di Roma. Ma le sue prospettive cambiano quando la nuova paziente del reparto, una donna esuberante (Dolores Fonzi) che rifiuta di accettare quella condizione, lo costringe a rivedere il suo atteggiamento rilassato nei confronti del suo stato purgatoriale.

E così, nel luogo più improbabile – ma allo stesso tempo perfetto, visto quanto la loro esistenza è libera da preoccupazioni e distaccata dalla realtà – inizia una storia d’amore. In un film in cui la morte incombe sulla maggior parte delle persone che incontriamo, il reparto dedicato a chi si trova in stato vegetativo diventa un’arena per i nostri personaggi che scoprono quanto la vita ha da offrire anche se, alla fine, tutto deve finire.

“Questo film è dedicato alle persone che senza accorgersene vivono nell’immobilità, ma poi riescono a liberarsene e vedere oltre i propri limiti”, spiega ancora Mastandrea.

“Nonostante” lascia riflettere sul potere del fato e sull’accettazione del proprio destino, oltre che sulle connessioni inaspettate che si creano tra le persone, perché chiunque può lasciare un segno, anche se subliminale. Allo stesso tempo però non si perde di vista il fatto che la vita sia meglio viverla sempre, anche quando si corrono dei rischi e ci si apre a nuove esperienze.

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