Venezia81 – “Trois amies”, l’ultimo dramedy romantico del prolifico regista Emmanuel Mouret

Emmanuel Mouret ammicca con enfasi a Woody Allen nella sua ultima commedia, la cui migliore trovata è quella di confezionarla appositamente per un pubblico di mezza età, borghese e preferibilmente simil intellettuale. 

È lo stesso status sociale delle tre protagoniste Joan (India Hair), Alice (Camille Cottin) e Rebecca (Sara Forestier), donne molto istruite, piuttosto benestanti alla soglia del radical chic che attraversano contemporaneamente importanti crisi relazionali, al punto che le loro storie finiscono per intrecciarsi. 

“Trois amies” si aggiunge alla lunga lista di quell’intero genere cinematografico spiccatamente francese che fa dell’adulterio il suo vessillo, c’è anche la cena tra amici, un sacco di opere d’arte e la crisi dei quarantanni, è tutto molto borghese e white, in una Lione che sembra circoscritta al centro storico non tenendo minimamente conto di una città che ha tante anime e che nel corso degli anni si è sempre più diversificata, soprattutto nei suoi sobborghi.

Emmanuel Mouret esplora le molteplici forme che l’amore può assumere, ricordando che la vita e la felicità possono essere ritrovate dopo una tragedia, anche se può spaventare. Il regista fa uso di svariate fluttuazioni e sheckeramenti tra le storie delle protagoniste per raccontare il rapporto che c’è tra verità e menzogna, tra commedia banale e tragedia della vita, impulsi contrastanti e sogni di fuga, amicizie paradossali o quelle profonde, evanescenza e complessa reciprocità dei sentimenti.

“La sfida del film era quella di mettere insieme dei toni a volte drammatici e delle sfumature più leggere, quindi l’organizzazione drammatica del film alla fine è quasi basata sulla musica”, dice il regista nel corso della conferenza stampa. “Anche dal punto di vista tematico si tratta di una serie di contrappunti che sono in gioco”.

Ciò che accade esemplifica l’empatia che nasce nei confronti dei diversi personaggi perchè sbagliano, ci riprovano e continuano a sbagliare, c’è una sorta di pragmatismo perchè nessuno ne esce ossessionato o ingabbiato in un mondo di sogni, cercando sempre una direzione certa. 

La trama si alimenta di una serie di eventi che scorrono con calma, leggerezza e ironia (in perfetto gusto francese) ma ha la capacità di non è essere in alcun modo giudicante rispetto alle scelte che vengono prese. Pecca di originalità ma colpiscono i dialoghi per l’eleganza e l’intelligenza con cui vengono trattate alcune questioni profonde. Nella più classica tradizione francese, bien sûr. 

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