Da quando non leggo più la rassegna stampa del mattino la mia vita ha fatto un salto di qualità che non avrei mai creduto. Mai.
Sto lasciando che le informazioni giuste arrivino da sole e mi affido alla capacità di discernimento: dono della storia di ogni uomo, optional per cui non dobbiamo pagare nulla.
Non accetto più di partecipare anche solo come uditore, alla “guerra dell’informazione” che basa la sua profonda essenza sul bombardamento di notizie e pseudo notizie, figlie di un’agenda imperscrutabile ma ben definita.
Ho navigato il mare della comunicazione, ne conosco i meccanismi, a volte me ne sono servito, altre volte li ho osservati, altre ancora (quasi sempre) subiti, ora sono approdato altrove.
Alla mia età, come a ogni età, ci sono le condizioni per dettare le regole del gioco e, soprattutto, ritrovare il giusto equilibrio e ri-centrarsi.
Il giusto equilibrio poggia sul concetto di bisogno e quello di aspirazione, cosa che si studiava ai miei tempi al primo anno di economia: cosa serve per vivere e cosa è superfluo ma gradito. Nozioni semplici su cui poggiano i concetti di povertà assoluta e povertà relativa.
Il giusto equilibrio è un modo diverso di dire Libertà.
Mi è stato insegnato dal professore di Etica economica che c’è una profonda differenza tra povertà e miseria e che la miseria è il vero nemico dello Sviluppo Integrale dell’Uomo, di tutto l’Uomo, mentre la povertà è una condizione, uno stato passeggero.
Tutto quello che sta accadendo conduce alla Miseria (meschinità, pochezza, degradazione morale), riconfigura il vivere sociale per tramite di eventi sanitari, leggi e norme e altro a essi correlati, in qualcosa che non fa parte dello Sviluppo dell’Uomo, ma ne mina profondamente la serenità.
Il livello attuale del confronto fra categorie e gruppi di persone, istituzioni e cittadini, settori sociali, e le sue modalità sono Misere.
Non rispettano più la scintilla divina che è in ognuno di noi, piuttosto la spengono, in alcuni casi sembrerebbe definitivamente.
Un sintomo eclatante di questa folle deriva è la chiusura dei luoghi di culto, preghiera, meditazione tacitamente accettata da tutti come se bastasse una malattia a tagliare le ali a un Arcangelo, o a togliere il sorriso al Buddha o a cancellare il Profeta o, semplicemente, a cancellare il Divino che è in ognuno di noi.
Misero è colui che è così schiavo della sua immagine proiettata da volerla a ogni costo imporre: Nessun ego, Nessun problema.
Misero è colui che accetta di essere parte di un meccanismo (qui la buona fede o la malafede non contano, contano l’autostima e la dignità) che dona solo spazi effimeri di benessere artificiale: Sic Transit Gloria Mundi
Misero è colui che accetta di essere sommerso da pseudo notizie di mille colori e si dimentica che la vera notizia che andrebbe gridata al mondo è “Io sono vivo”
Misero è chi gioca con le statistiche, le notizie e gli eventi per giustificare la creazione di disparità e odio fra persone e famiglie.
Misero è chi pensa di poter riscrivere la storia e incanalare il futuro, quando l’unica cosa che esiste è il presente, e il presente è fatto di persone che vivono la loro quotidianità in modo semplice, respirano da migliaia di anni, si amano da migliaia di anni e ogni giorno godono del sole, dell’acqua e del vento e dei colori della Natura.
Misero è chi pensa che un organismo perfetto e in continua evoluzione, come il corpo umano, abbia bisogno di essere intimamente riconfigurato, quando invece basterebbe aiutarlo a superare l’ennesima battaglia.
Misero è chi si dimentica che da sempre le pandemie hanno unito e non diviso.
Non partecipo più alla tenzone, anche se l’ho sempre fatto a modo mio, in silenzio e con ironia.
Non impegnerò più energie per capire come spiegare il mio punto di vista, come evidenziare le contraddizioni.
Io sono responsabile di tutto quello che accade, ognuno di noi lo è.
Non dobbiamo più alimentare un mondo che sta implodendo.
Nessuno di noi ha bisogno di scontrarsi con gli altri, nessuno di noi ha bisogno di prevalere, dovremmo tutti sederci sul bordo del fiume ed ascoltare il fruscio gorgogliante della corrente.