L’assemblea “We Are The Tide. You are Only (g)20” ha sancito la nascita di una piattaforma aperta e non proprietaria con lo scopo di organizzare la mobilitazione contro il G20 della finanza, in programma a Venezia dall’8 all’11 luglio.
Di fronte alle numerose crisi sistemiche che si sommano, ultima quella della pandemia, un sintomo della più vasta crisi climatica, il G20, che rappresenta gli stati con le economie più importanti a livello planetario, vorrebbe ricondurre il mondo alla regola neoliberale che ha eliminato i diritti dal suo vocabolario, costruendo un divario sempre maggiore tra ricchi e poveri. Tale disparità è drammaticamente evidenziata dalla vicenda delle persone migranti, ammassate ai confini di quell’Europa che proibisce loro di entrare proprio per proteggere l’immagine di ricchezza e prosperità che li attira.
La finanza è lo strumento principe che, negli ultimi decenni, ha garantito profitti per pochi a scapito dei diritti di molti. Conseguentemente, i governi neoliberisti, anche quello italiano, al di là delle retoriche che circondano il recovery plan, continuano a dirottare i fondi all’impresa e a sottrarli a lavoratori e lavoratrici. Per questo facciamo nostre le rivendicazioni delle maestranze dello spettacolo e della cultura, e non solo, che si sono mobilitate fin dall’inizio della pandemia, insistendo sulla centralità del reddito e della sicurezza sul lavoro.
Cosa si nasconde dietro la formula “transizione ecologica”? Una riapertura al nucleare? Come si intende rilanciare l’economia? Investendo ancora più miliardi nelle grandi opere inutili e dannose?
Le nostre istanze devono rafforzare l’altro mondo già in costruzione, devono cioè intrecciarsi alle lotte di Black Lives Matter, delle soggettività razzializzate, dei giovani Palestinesi e dei popoli indigeni che dal Sud al Nord del mondo si ribellano contro l’estrattivismo ed il razzismo, sui cui l’ordine neoliberista organizza lo sfruttamento.
Il recovery plan è, anche dal punto di vista di genere, uno strumento utile a riaffermare la logica patriarcale ai danni delle donne e delle soggettività LGBTQIA+. Alla parità di genere vengono riservate le briciole, per di più dedicate all’ “imprenditoria femminile”, ad una donna che si vuole individualizzata ed indebitata. Non c’è nulla che parli invece di quel reddito di autodeterminazione che i movimenti stanno chiedendo, con forza, da tempo. Per questo, la marea che sommergerà il G20 veneziano non potrà che essere anche una marea transfemminista.
Come movimenti dobbiamo dimostrare la nostra capacità di azione a livello globale, partendo dalla liberazione del diritto alla salute e alla vita dalle logiche di mercato, in primis con l’abbattimento del sistema dei brevetti e con la ripubblicizzazione del sistema sanitario.
I governi neoliberali hanno utilizzato la pandemia ed il paravento della digitalizzazione per destrutturare la scuola pubblica e l’istruzione, perciò i diritti di chi studia e di chi insegna dovranno essere messi in primo piano.
Noi abbiamo la capacità di uscire dalle mille crisi del neoliberismo e della finanza. Il nostro patrimonio di conoscenza comune dovrà emergere attraverso occasioni di confronto e autoformazione, prima e durante i giorni del vertice.
A Venezia, tra accelerazioni e retromarce, stiamo assistendo ad un dibattito preoccupante rispetto ai dispositivi di sicurezza messi in campo in occasione del vertice: dalla chiusura della città a partire dal 20 giugno, fino alla zona rossa che dovrebbe comprendere l’intera città. Se queste ipotesi sembrano rientrare, al tempo stesso, il fatto che le si ipotizzi, rende l’idea del concetto (inesistente) di democrazia proprio dei 20 potenti e dei loro “eserciti”. A fronte di tali scenari autoritari e dell’arroganza della finanza, noi annunciamo la nostra disobbedienza. Saremo noi a bloccare la passerella dei “grandi e della terra” e non loro a rinchiudere cittadini e manifestanti. Alle loro guerre per il dominio, opponiamo il conflitto sociale come motore di democrazia radicale. Nell’anno della venuta degli Zapatisti in Europa, è tempo di rispolverare la nostra “rabbia degna”.
Tornando alla città lagunare, l’industria del turismo di massa e gli appetiti speculativi delle grandi compagnie da crociera si rimettono in moto: le grandi navi torneranno in Laguna il prossimo 5 giugno e saranno accolte dalla protesta del Comitato No Grandi Navi.
Lo stesso giorno, a Trento, è in programma una manifestazione per contestare la presenza del ministro Cingolani.
In conclusione: alla luce di quanto emerso durante l’assemblea, vorremmo che il percorso appena intrapreso diventi un’occasione di convergenza tra lotte diverse, eppure legate dall’urgenza di costruire una vita ed un mondo più giusti. Non consideriamo l’appuntamento del G20 di Venezia come “evento finale”, ci piacerebbe invece che la nostra marea superasse i confini della Laguna e si riversasse in tutte le altre città che ospiteranno incontri legati al G20 (a partire da Napoli dal 20 al 23 luglio), passando per il summit vero e proprio, in programma a Roma il prossimo autunno, e fino alla Pre Cop del clima di Milano di fine ottobre: l’opposizione all’attuale sistema di governance passa attraverso l’intreccio tra percorsi di lotta, nella capacità di costruire in modo orizzontale e non proprietario momenti di lotta e di conflitto, in grado di comunicare tra loro e di rimbalzarsi suggestioni e parole d’ordine.
Per proseguire il confronto ed organizzare la mobilitazione, l’appuntamento è per una nuova assemblea, il prossimo 20 giugno, in presenza, a Venezia.