Dal 7 all’11 luglio Venezia sarà il teatro del meeting dei ministri della finanza dei venti paesi più industrializzati. “We are Tide, you are only (G)20“, la piattaforma nata per ospitare tutte le persone e le realtà che si mobiliteranno a Venezia contro il G20 della finanza, ha indetto una assemblea online per iniziare a costruire collettivamente le mobilitazioni di quei giorni.
Qui tutte le info. In seguito il comunicato della piattaforma.
APPELLO VERSO LA PRIMA ASSEMBLEA DELLA PIATTAFORMA CONTRO IL G20 DI VENEZIA.
Dal 7 all’11 luglio 2021, Venezia ospiterà il meeting annuale dei ministri dell’economia e della finanza dei paesi più industrializzati e ricchi del mondo, il G20. Discuteranno del nostro presente e del nostro futuro.
Il meeting cade in un periodo storico che sta sconvolgendo la vita di tutte e tutti: l’epidemia da covid-19 ha messo in luce molte delle contraddizioni a livello economico, sociale e climatico del sistema all’interno del quale viviamo, dando vita ad una vera e propria sindemia, ossia un’insieme di problematiche che si alimenta delle diseguaglianze sociali, oltre che degli effetti patologici di un virus.
Le cause che ci hanno condotto in questa situazione sono da ricercare nello sfruttamento sconsiderato della vita e della natura pianificato dagli stessi attori che saranno protagonisti del G20.
Il susseguirsi di crisi economiche e finanziarie a livello internazionale, la crisi pandemica e la stessa crisi climatica, passata in secondo piano durante l’emergenza sanitaria (a cui è però strettamente collegata), continuano a dimostrare i limiti di un sistema che ha fatto ricadere il peso di ogni crisi sulle spalle dei soggetti più deboli e sulla Natura.
Nel 2001 a Genova, un forte movimento di massa e plurale lanciò la sfida dal basso ai potenti della terra.
Ancora oggi, a vent’anni esatti, la sfida contro la globalizzazione della finanza e dei mercati è attuale e oltremodo urgente.
Non è ammissibile che un’élite di super ricchi controlli il 90% della ricchezza globale. Non è ammissibile che le maggiori multinazionali possano fare profitti stratosferici con la pandemia a scapito della qualità della vita di tanti e tante. Non è ammissibile che nelle borse valori si guadagni mentre aumentano la disoccupazione, la povertà e i conflitti.
È tempo che emerga un’altra idea di mondo, fondata sulla giustizia sociale, sulla difesa della natura e della libertà dei popoli.
L’agenda degli interventi questa volta deve riguardare la salvaguardia del Pianeta, la salute delle persone, la giustizia sociale transfemminista e anti-colonialista, il futuro delle nuove generazioni.
Serve invertire completamente la rotta. Viviamo in un sistema capitalistico che si basa sulle discriminazioni tra paesi ricchi e poveri, sull’estrattivismo delle risorse naturali, sulla privatizzazione dei beni comuni, sull’indebitamento pubblico a scapito delle popolazioni e mai dei grandi attori dei mercati internazionali. La gestione della pandemia e della campagna vaccinale, in particolare con la decisione di mantenere i brevetti, ne sono l’ennesimo, drammatico dimostrazione.
La finanza è una delle massime espressioni di quel modello che governa la nostra società che crediamo vada messo radicalmente in discussione. Ricordiamo ai governi del G20 che rappresentano il 66% degli abitanti della Terra, il 75% del commercio internazionale, l’85 % del Pil e l’84% delle emissioni di gas climalteranti. Le loro responsabilità sono enormi!
I Piani europei e nazionali per la Ripresa e la Resilienza dovrebbero servire davvero alle Next Generations.
In Italia il governo di unità nazionale ha messo a tacere qualsiasi possibile voce discordante sulla destinazione delle somme messe a disposizione con il Recovery Plan, con la complicità della quasi totalità del mondo politico e sindacale, mentre è evidente come l’indirizzo che verrà dato alle risorse determinerà la traiettoria della nostra economia nel prossimo decennio.
Crediamo sia necessario mettere in discussione il sistema produttivo e del welfare del nostro Paese: troppi sono i settori che da questa crisi ne usciranno con le ossa rotte, troppe sono le categorie di lavoratori e lavoratrici che stanno pagando a carissimo prezzo la situazione, e sui quali si abbatterà da qui a poco una vera e propria tempesta, rappresentata dalla fine del blocco dei licenziamenti e degli sfratti.
La cosiddetta riconversione ecologica non deve tradursi in un’accelerazione di tutte quelle grandi opere inutili e dannose come la TAV e le trivellazioni, in un aumento dei fondi destinati ai grandi devastatori dell’ambiente come Eni; è evidente che non ci sia la volontà di invertire davvero i rapporti di sfruttamento dell’ambiente. Si dovrebbe poi contestare il fatto di affidarne la gestione ad un ministro che fino a pochi mesi lavorava con Leonardo Spa, azienda leader negli approvvigionamenti alla difesa.
Non possiamo non sottolineare come la sindemia abbia colpito anche con una connotazione di genere: nei 12 mesi da marzo 2020 a febbraio 2021 sono 76mila i posti di lavoro occupati da donne che sono andati persi, senza contare l’aumento dei casi di violenza domestica e la pressoché totale assenza di tutele per donne in difficoltà.
Queste e tante altre sono le motivazioni che ci spingono a voler costruire, insieme a tante e tanti, una piattaforma che si ponga l’obiettivo di dare respiro alle lotte che sono radicate nei nostri territori e che si propongono una modifica sostanziale e radicale dei rapporti di sfruttamento che governano la nostra società, e che riesca, nei giorni del G20 dell’economia e della finanza, a mettere in campo un dispositivo, capace di prendersi le luci del palcoscenico, togliendole alla passerella dei 20 ministri.
Ancora una volta Venezia è usata come vetrina, mentre noi vogliamo rilanciare la sua dimensione di città, una città che va restituita ai cittadini e alle cittadine, e che noi vogliamo riprenderci.
Perché siamo nella Venezia colpita dall’aqua granda 2.0, ancora alle prese con gli alti costi di gestione e le criticità non risolte del MOSE, con le grandi navi, che con il loro passaggio mettono a repentaglio la sopravvivenza stessa della laguna, con la crisi del lavoro legato al crollo della monocultura turistica, con l’innalzamento del livello dei mari che la renderà inabitabile da qui ai prossimi decenni. Siamo cioè nel posto adatto nel quale chiedersi cosa ci insegnano queste lezioni e cosa debba cambiare.
Ma a farlo non saranno i “potenti della terra”, perché sono loro che ci hanno ridotto in questo stato, ma una spinta forte e dal basso che rimetta al centro il bene comune e il Pianeta in cui viviamo.
Per fare questo abbiamo bisogno di confrontarci ed organizzarci: per questo invitiamo tutti e tutte, singoli e collettivi, ad una grande assemblea pubblica, mercoledì 26 maggio alle ore 18:00. Questo primo appuntamento, vista la situazione epidemiologica, abbiamo scelto di farlo in modalità online, con l’obbiettivo però di poterci vedere in presenza prima del meeting per costruire insieme le iniziative che riempiranno Venezia durante quelle giornate.
Per chi come noi vuole essere un sassolino nell’ingranaggio imperfetto di chi ci governa, per chi non si è ancora arreso ad un mondo basato su disuguaglianze, sfruttamento e devastazione ambientale: ci vediamo il 26 maggio!
PIATTAFORMA NO G20 VENEZIA
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