Inizia giovedì 5 settembre il Woods Climate Camp, il primo Climate Camp nei boschi occupati di Vicenza, il quinto organizzato come Venice Climate Camp. Quattro giorni densi di appuntamenti, tra workshop, dibattiti, tavole rotonde, talk e presentazioni, che andranno ad animare quei presidi di salvaguardia del territorio che sono diventati i boschi di Ca’ Alte e Lanerossi negli ultimi mesi. Boschi che sono stati animati da maggio dalla lotta al TAV, e in cui sarà possibile nei prossimi giorni confrontarsi su molti dei temi fondamentali per i movimenti climatici di oggi: la lotta alle grandi opere, la lotta per l’acqua, ma anche l’intersezione tra guerre e cambiamenti climatici, tra clima e transfemminismo, e molto altro. Un’occasione, quindi, di fare il punto sul presente delle lotte ambientali, anche e soprattutto verso i prossimi mesi di movimentazioni.
GIOVEDì 5 SETTEMBRE
Gli appuntamenti culturali cominciano giovedì 5 settembre, alle ore 18.30 al Bosco Ca’ Alte, con il dibattito Guerra in Sudan – testimonianza di un conflitto lontano dai riflettori con Azim Koko. Il conflitto armato in corso in Sudan tra le Fas e le Fsr è iniziato il 15 aprile 2023, dopo mesi di tensione tra i due gruppi a causa della possibile riforma delle forze di sicurezza, proposta tra i punti oggetto di negoziati per un nuovo governo di transizione. Il conflitto ha causato sofferenze di massa nella popolazione civile e distruzioni su vasta scala. Gli scontri sono iniziati nella capitale Khartoum e si sono rapidamente estesi in altre aree del Sudan. Se ne parlerà con Azim KoKo tracciando un quadro generale seguendo temi come la spartizione di risorse tra superpotenze e le conseguenze sulla popolazione costretta a chiedere rifugio in altri paesi.
Sempre giovedì, alle ore 20.30 presso il Bosco Lanerossi, si parlerà invece di PFAS E TAV: un disastro annunciato con Alberto Peruffo, alpinista e attivista vicentino, Massimo Follesa, vicepresidente del CoVePA e Giovanni Lorenzi, antropologo e ricercatore torinese, che ha indagato gli effetti della contaminazione da PFAS sul territorio e la popolazione veneti. Quanto è stretta la correlazione trai cantieri del TAV e la contaminazione da PFAS e dei loro impatti sul territorio e la salute pubblica
Infine alle ore 21.30, all’interno del CS Bocciodromo, la prima giornata si chiuderà con 400, spettacolo teatrale di e con Beppe Casales. 400. 400 ppm, 400 parti per milione di anidride carbonica in atmosfera. Era il limite da non superare per fare in modo che il cambiamento climatico non diventasse quasi irreversibile. Noi il limite lo abbiamo superato nel 2016, e quel numero continua a salire.
“400” è una passeggiata nel bosco con mia figlia Nina, un viaggio per scoprire il nostro rapporto con quella cosa che chiamiamo natura. Una passeggiata con una bimba, per portare in questo viaggio la curiosità e lo stupore che portano i bambini.”400” è uno spettacolo contro il cambiamento climatico. Ma la lotta non può essere solo quella per abbassare quel numero. La sfida è di ripensare completamente il nostro posto nel mondo. “400” vuole essere un tramite tra il teatro e l’attivismo ambientale.
VENERDì 6 SETTEMBRE
Venerdì si apre con i primi workshop pratici: alle ore 10.00, nel Bosco Ca’ Alte: Salire in alto non è giardinaggio (workshop di arrampicata). Stesso orario e stesso luogo, Saremo chiodi per le vostre motoseghe, workshop di nodi e costruzione di casette, mentre alle 10.30 al Bosco Lanerossi si terrà una pratica di scrittura immaginativa per comunità boschive che verranno.
Continuano anche nel primo pomeriggio i workshop e laboratori (ore 14.30 / Bosco Ca’ Alte: Printing Resistance workshop di serigrafia e stencil, ore 14.30 / Bosco Ca’ Alte: ART AGAINST TAVdecoriamo insieme la manifestazione di sabato, ore 15.00 / Bosco Ca’ Alte: Salire in alto non è giardinaggio workshop di arrampicata, ore 15.00 / Bosco Ca’ Alte: Saremo chiodi per le vostre motoseghe workshop di nodi e costruzione di casette).
Alle 16, nel Bosco Lanerossi, gli studenti universitari dei collettivi Spina, Lisc e CUA Bologna si confronteranno in una tavola rotonda, Dissidenza e resistenza all’interno dell’Università della guerra. Una innegabile sensazione di spaesamento ci afferra vigliacca dalle spalle quando ci fermiamo a ricordare come, nel giro di poco più di una manciata di stagioni, il tema che con tanta propaganda era stato dichiarato bandito dal dibattito e dallo stesso presente dell’Occidente, oggi ne ricopra un ruolo esplicitamente sovrano: la guerra. L’università, e più in generale il mondo della formazione, oggi è un limpido esempio di cosa voglia dire curvare interi apparati sociali sul peso dell’escalation. Corsi di laurea, piani didattici, progetti di ricerca, tirocini, fondi pubblici, vincolati a una loro stretta spendibilità militare tramite partnership sempre più incentivate con industrie di armamenti o veri e propri settori dell’esercito. Un campo di battaglia che migliaia di studenti e studentesse nel mondo la scorsa primavera hanno deciso di sfidare, letteralmente occupandolo con degli encampment in supporto alla resistenza palestinese e contro la complicità al genocidio tanto dei propri Paesi quanto degli atenei di cui fanno parte. Da Atlanta fino alle nostre latitudini, la “mobilitazione delle tende” ha avuto proprio la cessione degli accordi tra istituti della formazione e comparto bellico come fulcro della propria lotta, scontrandosi sempre con un muro: o con l’efferatezza dello sgombero o tramite il soffocante silenziamento mediatico, il mondo universitario si è sempre sottratto a qualsivoglia tipo di confronto politico, relegando le proteste a delle mere faccende di ordine pubblico.
In maniera omogenea – con delle innegabili specificità locali – l’università come soggetto culturale si è apertamente schierata nello scacchiere di questo conflitto multipolare, riproducendo in scala l’imposizione della disciplina e la persecuzione del nemico anche tra i suoi corridoi.
In moltissimi atenei d’Italia, come di tutto il modo, al fianco del popolo palestinese non si è schierata solo la componente studentesca: ricercatrici, dottorande, professoresse e lavoratrici delle università hanno dimostrato in più modalità di essere parte integrante della lotta. Una tavola rotonda si dà quindi l’obbiettivo di narrare come queste diverse componenti abbiano vissuto e interagito all’interno delle proteste, riuscendo a porre le basi per una analisi che guardi ai prossimi mesi, negli atenei italiani, ma non solo.
Si prosegue alle ore 18.00 al Cs Bocciodromo con Animali e paesaggi mostruosi: riflessioni antispeciste per un’ecologia radicale con Bianca Notarianni.
L’Animale è un mostro: un mitico vocabolo-recinzione che include tutte quelle soggettività che vanno dalla gatta al gambero al cervo volante, e che rifiutano l’adeguamento al paradigma di razionalità e abilità che rappresenta, invece, l’Uomo. Anche il paesaggio, a ben vedere, è egualmente mostruoso: abituatə a pensarlo come spazio ordinatamente ripartito, del quale possediamo, o quantomeno conosciamo, storia d’origine e futura destinazione – a partire dalla città, luogo che ogni politica spartisce per ripartirne aree d’interesse e d’impiego –, dovremmo forse imparare a riconoscerne le ibridazioni, le ombre, le zone d’indistinzione. Perché gli spazi, come gli animali, non sono invece distinti né decorosi – avversi alle gerarchie e alle catalogazioni, non appena l’Umano allenta la propria sorveglianza tornano a intessere altri rapporti e altri giochi, a dismettere la produttività (dei terreni, dei corpi), a infestare e infestarci. Lasciamo allora che questi mostri ci parlino – e ci raccontino della loro trama.
La riflessione antispecista arricchisce e complica il dibattito e le pratiche di ecologia radicale. Ne discutiamo insieme a Bianca Nogara Notarianni. Bianca è laureata in Filosofia a Milano. È membro di redazione della rivista di critica antispecista Liberazioni e collabora con il programma Considera l’armadillo di Radio Popolare.
In contemporanea, al Bosco Lanerossi: GIUSTIZIA CLIMATICA E RICONVERSIONE PRODUTTIVA: IL CASO GKN con Collettivo di fabbrica GKN.
Dalle macerie della mia generazione si alzerà un pugno chiuso e una cargobike. Il capitalismo può effettuare la transizione climatica? Perché no? E se no, quale via nei rapporti di forza attuali ci può permettere una reale riconversione ecologica? Il caso ex Gkn e il tentativo di produzione di cargobike va discusso, conosciuto, sostenuto. Banalmente perché è un fatto concreto, di fronte ai nostri occhi, in grado di illuminare possibilità ma anche problematicità della transizione climatica.
Mentre al Bosco Ca’ Alte si parlerà di Palestina con Sumud resistere per esistere con Patrizia Cecconi, Paola Manduca.
Sumud: un concetto che non significa solamente essere capaci di sopravvivere o di riprendere forza per gestire e adattarsi allo stress e alle avversità, ma implica anche mantenere un risoluto atteggiamento di sfida alla sopraffazione e all’oppressione. Per i palestinesi è un simbolo nazionale, una strategia politica e un valore culturale. Oggi a Gaza il Sumud si nasconde nella vita di tutti i giorni, fa capolino tra le macerie, i Gazawi custodiscono al suo interno la propria umanità. Ne parliamo con Patrizia Cecconi (sociologa, scrittrice e attivista per i diritti violati del popolo palestinese e Paola Manduca (genetista, biologa e studiosa degli effetti dei bombardamenti sulla popolazione civile di Gaza)
Alle ore 20.30 nel Bosco Lanerossi prenderà spazio il tema dell’acqua nel dibattito Acqua bene comune? Le lotte contro l’estrattivismo idrico e l’inquinamento da Pfas
Negli ultimi anni il movimento francese “Les Soulèvements de la Terre”, che sarà ospite al dibattito, ha riacceso i riflettori sulla battaglia per la gestione dell’acqua, opponendosi con determinazione ai mega-bacini artificiali progettati per l’agricoltura intensiva. Questi enormi serbatoi sottraggono risorse preziose al territorio, causando devastazioni ambientali e accentuando le disuguaglianze nell’accesso all’acqua.
Da “bene comune” per eccellenza l’acqua sta diventando sempre di più il simbolo dell’estrattivismo contemporaneo, ormai anche nel cosiddetto Nord Globale. L’inquinamento da Pfas in Veneto, e in particolare nella provincia di Vicenza soprattutto in seguito al “caso Miteni”, rappresenta l’altra faccia della stessa medaglia. È infatti un esempio concreto concreto di come le logiche industriali di sfruttamento delle risorse naturali creino danni permanente all’ambiente e alle comunità locali.
Chiude la giornata il concerto live R.Y.F., alle ore 22.00 al CS Bocciodromo, seguito da djset di OTISDAY.
Da non perdere anche, alle ore 23.00 sempre al Bosco Lanerossi, la proiezione del docufilm “Don Bosco R-esiste”, sulla lotta portata avanti nel parco Don Bosco di Bologna, una resistenza urbana contro un progetto edile che prevede l’abbattimento del parco per dar spazio a nuove infrastrutture pubbliche e non.
Una resistenza diventata metafora assoluta della lotta contro la cementificazione urbana, la speculazione edilizia e la repressione poliziesca.
Il film è scritto e diretto da Carlo e Pietro Spini e interamente autoprodotto da @same.studionomade assieme alle voci di alcuni di coloro che da mesi presidiano gli alberi reclamandone la sopravvivenza.
SABATO 7 SETTEMBRE
Anche sabato 7 settembre, durante la mattinata, sono molti i workshop e laboratori a cui è possibile partecipare: alle ore 10.00 (Bosco Lanerossi) Confondersi/confondere esercizi di sparizione – laboratorio condotto dal collettivo Jennifer Rosa; alle ore 10.00 (Bosco Ca’ Alte) Salire in alto non è giardinaggio workshop di arrampicata; alle ore 10.00 (Bosco Ca’ Alte) Saremo chiodi per le vostre motoseghe workshop di costruzione casette e difese aeree; alle ore 10.00 (Bosco Ca’ Alte) Printing resistance workshop di serigrafia e stencil; alle ore 10.00 (Bosco Ca’ Alte) Art against tav decoriamo insieme la manifestazione,
Al Bosco Lanerossi, invece, alle ore 10.00 si terrà il talk Irpimedia: come funziona un’inchiesta giornalistica
IrpiMedia è una testata giornalistica italiana specializzata in giornalismo investigativo e inchieste su temi di interesse pubblico, con un forte focus su criminalità organizzata, corruzione e diritti umani. Le inchieste di IrpiMedia si caratterizzano per un’analisi scrupolosa di documenti, dati e testimonianze, combinando un lavoro meticoloso con l’uso di strumenti tecnologici avanzati per la visualizzazione dei dati e il fact-checking. Questo approccio garantisce ai lettori un’esperienza informativa non solo completa, ma anche trasparente e affidabile. In questo talk, attraverso la presentazione di un cold case, scopriremo come nasce e si sviluppa un’inchiesta giornalistica, esplorando il ruolo cruciale delle fonti, l’importanza della verifica dei fatti e l’analisi critica delle dinamiche di potere.
La mattinata continua con la presentazione del libro Art for radical ecology (ore 10, CS Bocciodromo).
“Art for Radical Ecologies” (Bruno, 2024) è una piattaforma promossa dall’Institute of Radical Imagination che riunisce lavoratori dell’arte ed eco-attivisti per discutere il ruolo che l’arte può svolgere nella creazione di nuove ecologie radicali. Il Manifesto di Art for Radical Ecologies è il risultato iniziale di una scrittura collettiva volta a riflettere sul posizionamento e il ruolo dell’arte nelle lotte interconnesse per la giustizia climatica ed ecologica. Gli scritti nel libro ampliano i punti principali presentati nei 16 articoli del Manifesto: la necessità di intrecciare nuovi materialismi e materialismo storico; il tema dei soggetti delle lotte in una prospettiva più che umana; la definizione di possibili strategie contro la censura e l’artwashing e una critica radicale all’estrattivismo e al colonialismo.
Al Bosco Ca’ Alte, invece, sempre alle ore 10 si parla di TAV nel talk TAV ed esito del ricorso al TAR: Facciamo chiarezzacon Roberto Rech, Giulio Todescan e Alessandro Pesavento
Commentiamo insieme al Geologo Roberto Rech, all’avvocato Pesavento (Italia Nostra) e al giornalista Giulio Todescan (Vez News) l’esito del ricorso che ha evidenziato la carenza di studi sull’impatto ambientale del progetto. Dopo la sentenza vari soggetti hanno attaccato chi si è impegnato per far emergere tali carenze e difendere la città creando un cortocircuito pericoloso per la tutela del territorio e delle persone
Anche nel pomeriggio continuano i laboratori (ore 14.30 / Bosco Ca’ Alte: Salire in alto non è giardinaggio workshop di arrampicata; ore 14.30 / Bosco Ca’ Alte: Saremo chiodi per le vostre motoseghe workshop di costruzione di casette e difese aeree; ore 14.30 / Bosco Lanerossi: CONFONDERSI/CONFONDERE esercizi di sparizione – performance con il collettivo Jennifer Rosa)
Alle ore 14.30, al Bosco Lanerossi, in preparazione anche alla manifestazione del pomeriggio è possibile partecipare al talk Manifestare: diritto inalienabile e strumento di cambiamentocon Giuseppe Flavio Pagano.
L’ultimo rapporto di Amnesty International testimonia come il diritto di manifestare pacificamente sia sotto attacco in Europa: difatti, le persone che scendono in piazza si trovano di fronte a istituzioni sempre più repressive, discriminatorie e violente. In Italia, nello specifico, lo dimostrano gli episodi di brutale repressione delle manifestazioni studentesche per Gaza nel febbraio 2024, oppure l’imposizione del divieto di manifestare durante la Giornata della Memoria. Questi sono solo alcuni degli eventi che riflettono una tendenza preoccupante verso un uso sempre più frequente della forza da parte delle autorità, con l’obiettivo di soffocare il dissenso e limitare le libertà civili. Il disegno di legge 1660, attualmente in discussione, rappresenta un ulteriore passo verso la criminalizzazione delle proteste, colpendo in particolare quelle legate alla giustizia ambientale. In questo contesto, interviene il fotografo ed ex giornalista Giuseppe Flavio Pagano per approfondire le conseguenze di questa crescente repressione, analizzando come tali politiche stiano trasformando il diritto di esprimere il dissenso in Italia e delineando le possibili ripercussioni per il futuro delle libertà democratiche nel paese.
Anche il tema della guerra, dopo la tavola rotonda universitaria, viene nuovamente affrontato. Alle ore 14.30, sempre sabato pomeriggio al Cs Bocciodromo c’è il dibattito. Guerra e informazione: tra punti di vista dominanti e narrazioni negate con Anna Toniolo.
Quando i media raccontano un conflitto scelgono sempre un punto di vista. Essere giornalisti, per definizione, è una questione di scelte – scrive Fada Collective – la scelta del soggetto da intervistare, dell’angolo, la scelta di un’inquadratura o di una luce. La scelta della gerarchia delle notizie da pubblicare. La scelta di un titolo. E sono proprio le scelte e i punti di vista adottati da chi fa informazione che permettono – o meno – di cogliere la complessità dei vari contesti: alcune scelte ci permettono di evitare le polarizzazioni, altre le alimentano in nome di una cosiddetta imparzialità che di fatto però è già una scelta “di parte”. Ne parliamo con Anna Toniolo, giornalista di Fada Collective
Alle ore 14.30, presso il Bosco Ca’ Alte: TAV e mobilità militarecon Alessandro Pellegatta delegato CubRail e in collegamento con Niccolò De Carli di NO TAV Torino e cintura
L’assemblea NO TAV Torino e Cintura presenteranno l’opuscolo: “Il TAV nei corridoi di mobilità militare europei” a seguire alcuni delegati CubRail ci parleranno della nascita del Coordinamento ferrovieri contro la guerra.
Nel pomeriggio, alle 17.30, ci sarà uno dei momenti più fondamentali del camp, la manifestazione In direzione opposta al TAV: salute, ambiente, pace e democrazia. Qui il comunicato.
Ultimo appuntamento del sabato, alle ore 20.30 al Bosco Lanerossi: dibattito Guerre oltre la geopolitica: crisi ecologica e capitalismocon Paola Caridi, Gennaro Avallone, Rita Cantalino, Sara Manisera
Il dibattito esplorerà la complessa relazione tra guerra globale e crisi climatica, considerando la guerra come elemento strutturale dell’accumulazione capitalista.
Si discuterà come i recenti conflitti, da quello in Ucraina al genocidio in atto a Gaza, avvengano per la prima volta in una biosfera chiusa, ossia in un contesto socio-ecologico sempre più difficile da rigenerare. Nel corso del dibattito approfondiremo come la guerra non sia solo un’espressione di potere geopolitico, ma anche e soprattutto una modalità di gestione delle risorse e delle crisi ecologiche, soprattutto nell’attuale fase di transizione egemonica. Saranno analizzati i costi climatici e ambientali dei conflitti e dell’industria bellica, dalla devastazione degli ecosistemi al massiccio rilascio di emissioni di gas serra, evidenziando come questi fenomeni amplifichino ulteriormente la crisi climatica.
Infine, per chiudere la serata, alle ore 23.00 proiezione del film STRATA TRIP
Il film è un’esplorazione del territorio italiano; il tema è la natura surreale di questa zona, il lato più onirico e spesso meno conosciuto. É una selezione di una novantina di luoghi, da nord a sud, da est a ovest, incluse le
isole maggiori e talune delle minori; questi luoghi raccontano una verità esotica del Paese, scenario di grandi eventi ctoni e naturalistici, un impero dantesco!
il viaggio procede in senso verticale, dalle zone ombrose del sostrato fino alle vedute aeree delle volte montuose e a una rivelazione d’alta quota.
DOMENICA 8 SETTEMBRE
Anche l’ultimo giorno è ricco di appuntamenti, tra dibattiti, tavole rotonde e talk.
Alle ore 15.00, all’interno del Cs Bocciodromo, si terrà la Tavola rotonda di restituzione della carovana dell’acqua.
“In questo lungo cammino verso un mondo giusto dove la vita sia assicurata per le nostre generazioni future, i cammini che noi, compagne e compagni, abbiamo costruito con dolore e rabbia si uniscono gradualmente, fino a formare un bel tessuto che ricopre tutto il mondo di colore e dignità”.
Le persone in tutto il mondo si stanno sollevando contro il saccheggio e l’avvelenamento dei beni comuni. In Occidente il degrado delle acque, accentuato dall’intensificarsi delle inondazioni e della siccità degli ultimi anni, comincia a colpire i corpi e le menti, e a mettere in moto le folle.
Come estensione delle mobilitazioni internazionali contro i bacini del Poitou, una delegazione composta da rappresentanti di Bassines Non Merci e Soulevements de la Terre partirà il 2 settembre dalla Venezia Verde di Marais Poitevin per unirsi alla mobilitazione in Veneto, con il desiderio di mostrare solidarietà reciproca tra le lotte per la difesa e la condivisione dell’acqua.
Da Marais Poitevin alla laguna veneziana sono in corso lotte contro i casi paradigmatici di monopolizzazione capitalistica e di inquinamento, come i megabacini, l’innevamento artificiale, le linee ad alta velocità, gli inquinanti o le navi da crociera. Ad ogni convergenza internazionale, come quelle del Poitou per opporsi ai mega-bacini, centinaia di persone accorrono per prendere parte a una battaglia che appare ormai vitale e comune ben oltre i confini imposti dagli Stati.
La carovana delle lotte per l’acqua sarà un’occasione per continuare a creare legami, mettere in comune le nostre storie collettive e contribuire così alla creazione di un legame e di una cultura della resistenza transfrontaliera.
Sempre nel primo pomeriggio, alle ore 15.00 al Bosco Lanerossi, sarà possibile assistere alla presentazionedi Profondo nero: storia e storie del petrolio con Francesca Gabbriellini e Silvia Pizzirani.
Il petrolio si estrae, si coltiva, si raffina, si trasforma negli oggetti della quotidianità dei più, lo introduciamo nelle nostre case e nei nostri organismi, con tutto ciò che ne consegue. È il trattino di congiunzione tra lo “sviluppo” e il “progresso” di pasoliniana accezione; in definitiva, è potere. Nel numero 64 della rivista «Zapruder» ricostruiamo e discutiamo la storia sociale del petrolio come storia del potere che esso incorpora, innescando conflitto sociale ai livelli più diversi della sua catena del valore, dell’industria culturale, degli equilibri interni e internazionali, dei movimenti per la giustizia climatica. «Profondo nero. Storia e storie del petrolio» non si limita a osservare l’affermazione del petrolio come risorsa primaria, materiale e simbolica, delle culture da esso modellate. Infatti, nel volume si è cercato di mobilitare sguardi interdisciplinari ed eterogenei – della ricerca etnografica e antropologica, della sociologia dei movimenti, della storia della letteratura e dell’ecologia politica – capaci di interrogare soprattutto i punti di rottura e la resilienza del petrolio nella contemporaneità.
Altri due appuntamenti alle ore 15.00: a Bosco Ca’ Alte Imboscate – Passeggiata nei boschi e nel quartiere alla ricerca di erbe spontanee; sempre a Bosco Ca’ Alte si terrà il talk Parliamo di abilismocon Marina Cuollo.
“Ma che brava che sei”, “Che coraggio”, “Io non vedo la tua carrozzina”: queste sono solo alcune delle frasi (da brivido) che le persone con disabilità si sentono rivolgere a mo’ di complimento. Tutte e tre hanno un massimo comune denominatore, ovvero: l’abilismo. Che cos’è? Come si arriva a una società meno abilista? Perché l’inspiration porn è profondamente sbagliato? Per rispondere a queste e altre domande non potevamo che chiedere aiuto a Marina Cuollo: serie TV addicted, umorista di professione, scrittrice e contributor per Vanity Fair. In questo talk, Marina ci parlerà di abilismo, analizzando sia le sue manifestazioni più comuni che quelle meno evidenti, e le conseguenze che ne derivano.
Nell’ultimo appuntamento del Woods Climate Camp, alle ore 17.00 (Bosco Lanerossi), si parlerà di donne e cambiamento climatico, nel dibattito Donne e madri ribelli in cammino, in lotta, in connessione per la salute, l’ambiente e i diritti con Alice dal Gobbo, Linda Maggiori, Donata Albiero, Giovanna Dal Lago e Giulia Casel
Lotte tangibili e concrete che si connettono da nord a sud che partono dalle case, dalle assemblee, che attraversano le scuole, le piazze e le strade, che parlano di bisogni, necessità e desideri che parlano di giustizia, salute, ambiente e diritti.
Vogliamo da qui dare prospettive di donne e madri che ogni giorno lottano per la difesa dei territori e della salute di tutte e tutti. Dare prospettive femministe alla lotta ambientale è quanto mai un’urgenza, non solo in chiave teorica ma anche pragmatica investigando, indagando, decostruendo e criticando, il sistema che quotidianamente devasta, depreda, invade e ammala i territori, i corpi e la vita di tutte e tutti noi. Una prospettiva che mette in discussione le forme di dominio, di gerarchia e appropriazione tipiche della modernità capitalista, patriarcale e antropocentrica.
“Sono mamme arrabbiate, mamme deluse, mamme spaventate, ma sono anche mamme tenaci, coraggiose e ribelli, che lottano indomite per la vita e per la terra, contro la devastazione dell’ambiente e l’omertà istituzionale, forti di una profonda solidarietà intergenerazionale. E quando si muovono loro, si muovono anche le montagne.” da Mamme ribelli