Dal 2014 in Yemen domina il regno delle tenebre. In seguito al colpo di Stato del gruppo di ribelli sciiti ziadisti Huthi, l’Arabia Saudita, spalleggiata dalle armi di Obama e Israele, ha bombardato il paese ininterottamente, tanto che quella dello Yemen è diventata la più grande crisi umanitaria del mondo: centinaia di migliaia di morti, 25 milioni di yemeniti bisognosi di aiuti umanitari, 5 milioni a rischio di morire per fame, una epidemia di colera che è arrivata a colpire un milione di persone.
Domenica 9 aprile finalmente le delegazioni dell’Arabia Saudita e dell’Oman hanno incontrato il governo temporaneo del gruppo Huthi presso la capitale Sanaa per concludere un importantissimo cessate il fuoco. Il giorno prima sempre i sauditi hanno rilasciato 13 prigionieri yemeniti in cambio di uno saudita. Festeggia anche il responsabile ONU per lo Yemen Hans Grundberg, che descrive l’evento come “la cosa più vicina alla pace che sia mai accaduta dall’inizio della guerra”. Molte testate parlano di riconoscimento ufficiale del governo di resistenza Huthi da parte di Bin Salman, il quale si sarebbe ormai allontanato dal favorito degli americani in esilio Mansour Hadi. Tuttavia è ancora presto per dichiarare l’effettivo riconoscimento internazionale ufficiale, sebbene di fatto la trattativa pare dirigersi verso questa strada. Ci sono ancora elementi spinosi da trattare, come annunciato dallo stesso minitro degli esteri yemenita Ahmed Awad Bin Mubarak. Inoltre esperti temono che le truppe Huthi, sebbene interessati ad una tregua sul confine, non sarebbero dello stesso parere riguardo al conflitto con le truppe governative interne del ROYG (Republic of Yemen Government).
L’accordo arriva non a caso a meno di un mese dal riavvicinamento tra Arabia Saudita e l’acerrimo nemico Iran. Il grande successo diplomatico cinese si conferma ancora una mossa geniale, tanto da essere riuscito a riavvicinare nemici storici che si sono bomardati fino a ieri. L’Iran infatti è stato anche il principale alleato del movimento yemenita Huthi in quanto riferimento per i musulmani sciiti e per il mondo non allineato anti-imperialista.
Con la Guerra in Ucraina che imperversa e l’agenda 2030 per l’Arabia, si capisce che la mossa diplomatica del principe Mohammed Bin Salman gli permetterà di togliere questa ingente diversione al confine per dedicare risorse alle questioni interne e inserirsi nell’ormai imminente mondo asiatico multipolare divorziando dallo storico alleato statunitense, la cui influenza in Medio Oriente è sempre meno sopportata, nonché utile. Nel frattempo la Cina si conferma il principale interlocutore di pace nel mondo. In Italia invece viene osannato l’atlantista Erdogan che pochi giorni fa ha permesso l’ingresso della Finlandia nella Nato…
Fonti
https://southfront.org/yemen-saudi-arabia-releases-houthi-prisoners-as-peace-talks-began-in-sanaa/
https://news.un.org/en/story/2023/04/1135477
Accordo Iran-Arabia Saudita, grande successo della diplomazia cinese
Ph. BBC News